Suonabanda compie quarant’anni di attività dalla parte del folk, pubblicando “Le ali del suono” per Radici Music, un’etichetta che continua a distinguersi per la qualità dei supporti fisici: curati, eleganti artwork in carta artistica italiana (ma per chi non usa più lettori cd, un comodo codice consente il download digitale (in formato WAV e MP3). Le immagini interne ci accompagnano in un viaggio lungo l’Appennino, territorio d’elezione della formazione.
Il sottotitolo del disco, “Musiche ispirate alla tradizione popolare”, introduce un repertorio di composizioni originali pensate per la danza, firmate da Maurizio Berselli (organetti diatonici) e Claudio Vezzali (violino, mandolino, bouzouki irlandese, violoncello). Completano il quartetto Maurizio Loschi (chitarra, mandolino) e Giulio Costantini (chitarra), interpreti di una proposta musicale orientata alla riproposta creativa delle danze staccate della tradizione popolare emiliana, in particolare dell’Appennino modenese, bolognese e reggiano, oltre che della Pianura Reggiana. Il disco è introdotto da un testo dell’etnografo Gian Paolo Borghi del Centro Etnografico Ferrarese, che sottolinea come “con questo suggestivo progetto i nostri amici offrano un contributo rilevante alla diffusione di questa realtà popolare, decretandone una sicura continuità ideale”. L’album è dedicato a Franco Ghigini, figura eminente di etnomusicologo e musicista, scomparso lo scorso anno.
Con autorevolezza, credibilità nelle comunità e padronanza strumentale, derivate dalle passate frequentazioni e rilevazioni sul campo come da ricerche e studi di archivi1, il quartetto conduce le danze attraversando luoghi e tempi, raccontando nei titoli e nelle note che accompagnano i brani i contesti ideativi, le ispirazioni e il gusto per il suonare insieme. Ce n’è per tutti nelle diciannove tracce del programma, che offrono un ventaglio di balli: scottish, giga, valzer, manfrina, tresca, contradanza, polca, mazurca, galoppa, chapelloise e circolo circasso, non certo privi di sfumature timbriche, di sviluppi armonici, di sequenze più incalzanti e di passaggi più vellutati. Apertura e chiusura dell’album con due valzer (“Valzer dei frutti dimenticati” di Berselli e “Valzer di ieri” di Vezzali) eseguiti con assetto di organetto diatonico, mandolino, violino e chitarra. Nella tracklist fanno centro le vivaci manfrine (“Le Morane 1” e “Le Morane 2”), punto fermo per chi come i Suonabanda ha iniziato suonando musica dell’area modenese, la mazurca “I Taburri” per organetto, violino e due chitarre, il cui titolo fa riferimento a una località nell’alto Appennino modenese dalla quale partono i sentieri per il crinale con la Toscana e le alte cime, tra le quali spicca Il Libro Aperto. “La Lingardina-Tresca del mercoledì” è un gustoso medley di giga e tresca, mentre “Bardel Suite” (organetto, violino, mandolino e chitarra), attraversa tre ritmi diversi: parte lenta a ritmo di mazurca, cambia velocità con il valzer per chiudersi a tempo di scottish. Invece, “La grandinata” è una frizzante polca per violini e chitarra. Altri momenti salienti sono “Terranova”, una scottish (organetto diatonico, violino e chitarra) composta “pensando a terre lontane, ma vicine”, e “Lago Santo”, suonata con la stessa strumentazione, dalla figurazione ritmica di una mazurca, eseguita per la prima volta in un rifugio a 1500 metri, affacciato sull’omonimo lago dell’Appennino modenese. Invitantissima è pure la successiva “La signora Galoppa-Tresca della Galoppa”.
Da segnalare infine il fascicolo curato da Claudio Vezzali, che raccoglie le trascrizioni delle melodie principali, con armonizzazioni e sigle degli accordi.
In definitiva, “Le ali del suono” offre all’ascoltatore (ballerino e non) un coinvolgente itinerario sonoro. In un’epoca in cui anche nel folk si affermano elettronica e strumenti aumentati — che pure hanno il loro fascino — Suonabanda propone un approccio “old-fashioned” ma tutt’altro che anacronistico, in cui i moduli della danza popolare primeggiano, ma non si esauriscono nella riproposta, essendo filtrati dalle ineludibili convergenze di chi si muove con sensibilità musicali aperte.
Musiche per il nostro tempo, suonate da chi intende valorizzarle ma si prefigge anche di trasmetterle alle nuove generazioni: la musica continua. Disco di tradizione, nel senso più alto e vitale del termine.
Ciro De Rosa
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1 Claudio Vezzali, insieme a Giuliano Biolchini, ha curato “Musiche per balli popolari del XVII sec.”, una pubblicazione in cui sinteticamente si approfondiscono tematiche etnoantropologiche e storiche sul ballo popolare a partire dall’analisi del corpus di musiche contenute in un manoscritto seicentesco (“Musiche per balli popolari caratteristici delle varie regioni”), depositato alla Biblioteca Estense di Modena. Il volumetto è accompagnato da un bel cd in cui il duo esegue le musiche da ballo provenienti dalla raccolta.
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