Artisti Vari – Canzoni di fuga e di speranza. Yo Yo Mundi (Nota, 2025)

Correva l'anno 1994 quando una band di Acqui Terme pubblicava il suo primo album, dal titolo alquanto forte: “La diserzione degli animali da circo”. Stiamo ovviamente parlando degli Yo Yo Mundi che, per festeggiare gli oltre trent’anni di carriera, vengono omaggiati da importanti nomi della scena musicale italiana. La direzione artistica del progetto è di Eugenio Merico, con Gianluca Spirito, Maurizio Camardi e la collaborazione tecnica di Dario Mecca Aleina. Il doppio disco, la cui grafica è curata da Ivano Anaclerio Antonazzo, contiene un corposo libretto di trentadue pagine, con un racconto inedito del compianto Giorgio Olmoti dal titolo “Lande Rumorose”. Il primo CD si apre con una versione super folk di “Freccia Vallona”, rivisitata dai sempre bravi Tupamaros. La successiva “La storia e la memoria” ha robuste dosi di chitarra elettrica nell'interpretazione di Michele Anelli. “Chi ha portato quei fiori per Mara Cagol” trova in Alessio Lega (aiutato dai fidi Rocco Marchi e Guido Baldoni) la giusta linea politico-musicale. “Il silenzio che si sente” diventa ancora più pop e orecchiabile grazie all’intreccio delle voci di Roberto Grossi e dell’ottima Helle. Passione ed energia per “In novembre”, con C.F.F. e il Nomade Venerabile; sporca e tagliente “Domenica pomeriggio di pioggia”, con la valida Cristina Nico e il collettivo Colbhi. “Invece, “Al Golgota” è molto evocativa grazie a Marco Rovelli e all’inseparabile Paolo Monti. “Chiedilo alle nuvole” rappresenta sicuramente il momento più alto e intenso di questo lavoro, con il grande Ricky Gianco, la voce profonda di Lalli, Sergio Cossu e Maurizio Camardi. I mitici Gang ripropongono “Tredici” (la versione è quella contenuta ne “La rossa primavera” del 2011), una delle più belle canzoni che raccontano la Resistenza. Efficace anche Stefano Giaccone nel rivisitare “Il silenzio del mare”. Massimo Ghiacci (Modena City Ramblers) rilegge “Ho visto cose che in solitaria” con tinte Irish, mentre “Alla bellezza dei margini”, con la voce recitante di Massimo Carlotto e le finezze musicali di Maurizio Camardi ed Enrico Pesce, chiude la prima parte. Le inconfondibili sonorità dei The Vad Vuc aprono il secondo disco con “Andeira”. “VCR” è un brano combat dal sapore andino, proposto dai validissimi Ned Ludd All Stars (che, oltre a Gianluca Spirito, vede Daniela Coccia – dal Muro del Canto – alla voce). Trascinanti i Flexus in “Carovane”; sempre raffinata Simona Colonna ne “Il respiro dell'universo”. Molto energica è “L’impazienza”, proposta da Giorgio Ravera (La Rosa Tatuata), accompagnato dalla scoppiettante chitarra elettrica di Paolo Bonfanti. “Fosbury” trova la giusta delicatezza nella versione di Daniele Gennaro. In “Evidenti tracce di felicità”, Lastanzadigreta coniuga felicemente la canzone d’autore con l’elettronica, mentre Cri e Sara Fou conferiscono a “Lettera di morte apparente” una dimensione acustica molto avvolgente. Roberto Billi riveste di solarità “Ovunque si nasconda”; “L’ultimo testimone” ha echi dance grazie alla Banda POPolare dell’Emilia Rossa. “Léngua ed ssu” è ricamata sulla fisarmonica di Fabio Martino e sul prestigioso violino di Steve Wickham (Waterboys, Sinéad O'Connor, U2). “Tè chi t'éi” viene proposta in una versione live di forte impatto, con Maurizio Camardi in compagnia de La Banda di Via Anelli. Un lavoro che è un vero gesto d’amore, dove ogni singolo artista è riuscito a personalizzare queste canzoni, che hanno preso il volo e sono diventate veramente di tutti. Operazioni come queste ci confortano e ci fanno capire che niente unisce come la musica. Lunga vita agli Yo Yo Mundi e alla loro strada fatta di storie, incontri, coraggio, memoria, impegno civile e, soprattutto, coerenza. 


Marco Sonaglia

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