Trio Da Kali – Bagola (One World Records, 2025)

“Da Kali” – “fare una promessa, dare un impegno” in lingua bamana – è il nome che si è dato il trio acustico, promosso dall’Aga Khan Music Programme a partire dal 2013, composto da musicisti maliani di straordinaria levatura, appartenenti a prestigiosi lignaggi jeli di cultura mande. In queste pagine abbiamo avuto modo di conoscerli grazie all’acclamato album “Ladilikan” (2017),   frutto della collaborazione con il Kronos Quartet. Con “Bagola”, pubblicato da One World Records e registrato a Parigi nel gennaio 2023 (eccezion fatta per “Deme”, bonus track incisa a Bamako nel 2015), Trio Da Kali firma il primo album di lunga durata interamente a proprio nome. La voce principale è di Hawa “Kassé Mady” Diabaté, figlia del celebre, compianto cantante Kassé Mady Diabaté. Al balafon troviamo Lassana Diabaté, di famiglia guineana, direttore musicale del gruppo e già collaboratore di Toumani Diabaté (Symmetric Orchestra), del progetto AfroCubism e di Taj Mahal. Egli suona un balafon cromatico a due tastiere, strumento che espande notevolmente le possibilità espressive dell’idiofono subsahariano. Infine Mamadou Kouyaté, figlio del maestro supremo Bassekou Kouyaté, pizzica lo ngoniba (è la versione con registro basso del ngoni, il piccolo liuto west-africano) e contribuisce ai cori. La produzione artistica è affidata all’etnomusicologa Lucy Durán, tra i massimi esperti della musica dell’Africa occidentale (che compare anche come corista), mentre la produzione esecutiva è a cura di Saul Presa. A completare l’organico, nel brano finale, ci sono Harouna Samaké (kamale ngoni) e Javier Monteverde (battito delle mani), quest’ultimo coinvolto anche, insieme al fonico Timothée Gumy, nella definizione di un suono cristallino che valorizza le sfumature acustiche del progetto. Negli undici brani della tracklist legni e corde offrono la tavolozza timbrica ritmica, armonica e melodica che interagisce con il meraviglioso profilo timbrico di Hawa, cantante dalla grana vocale che sembra provenire da tempi lontani. Apre il lavoro la title track (il titolo si traduce come “La donna persuasiva”), composta da Madou Kouyaté su una struttura pentatonica bambara di vivace ambientazione ritmica. La canzone si rivolge in modo scherzoso agli uomini anziani che hanno un debole per le donne giovani, ma al contempo mette in evidenza il potere persuasivo delle donne (“Mentre quegli uomini pensano di essere potenti, la realtà è che sono governati dalle donne. Le donne hanno il potere di calmare
gli uomini e persuaderli a comportarsi da esseri umani decenti”). La voce soul di Hawa – paragonata a quella di Mahalia Jackson da David Harrington, primo violino e leader del Kronos Quartet – e le sequenze magistrali di balafon segnano “Dadunkan”, parola bambara che indica il concetto di “destino” (“Allah misericordioso è l’unico custode del potere. Ognuno ha il proprio destino nella vita. Il destino non si può cambiare”). Lo xilofono west-African conduce anche alla grande “Celia Sigui” (Il matrimonio nella casa del marito), riflessione sulle implicazioni sociali dei matrimoni combinati. Lo ngoni sale in cattedra in “Tulunke” (Giochiamo), composta da Lucy Durán, che assume sfumature cubane e che attinge alla tradizione giocosa dei canti scanditi dal battito delle mani che le ragazze delle campagne del sud del Mali componevano con la luna piena: una tradizione ormai quasi del tutto desueta, ma che è stata fonte d’ispirazione per tanti grandi cantanti. In “Orpaillage” (Estrazione dell’oro), un’introduzione affidata al balafon si apre poi ai robusti e incisivi ricami dello ngoni e alla voce luminosa di Hawa. La canzone denuncia i gravi danni ambientali provocati dall’estrazione incontrollata dell’oro in Mali, Guinea e Senegal. L’impiego massiccio di mercurio e l’utilizzo di manodopera infantile pongono questioni etiche ed ecologiche urgenti, che la musica riesce a esprimere con toccante forza comunicativa. “Dissa” (Il velo bianco del matrimonio) riprende ancora la tematica matrimoniale, mentre “Wara” (Il leone) è un omaggio alla danza femminile. “Nana Triban”, inizialmente composta da Lassana Diabaté per il progetto “Fifty For The Future” del Kronos e successivamente completata con melodia e testo da Hawa, celebra una delle poche figure femminili della storia epica maliana, sorella e alleata del fondatore dell’impero del Mali, Sunjata Keita. Di carattere storico anche “Fakoly”, che narra la vicenda del guerriero Fakoly Doumbia, fondamentale per la nascita dell’impero nel XIII secolo. In “Latege” il messaggio si fa più intimo e riflessivo, con un invito alla pazienza e al rispetto dell’altro. Chiude il tracciato discografico “Deme”, registrata nel 2015 nello studio di Tiken Jah Fakoly a Bamako ma finora inedita. Il brano si ispira alle celebrazioni urbane per matrimoni e battesimi organizzate dalle donne, durante le quali una figura femminile – la Denba (“madre del bambino”) – assume la responsabilità economica e organizzativa dell’evento. Prevale il felice intreccio di canto e strumenti con cui i tre musicisti dosano la loro azione. “Bagola” offre una musica che simboleggia una “promessa” mantenuta tra eredità culturale e rinnovamento: il suono organico di una tradizione che muta, dialoga e cresce. Un album di gran livello, non a caso ai vertici nel mese di marzo sia della Transglobal World Music Chart che della World Music Charts Europe. https://open.spotify.com/intl-it/album/4UB3AmBCjToL4yxHl1vk07 


Ciro De Rosa

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