Babel Music XP, La Friche la Belle de Mai e Dock des Suds, Marsiglia (Fr), 20 - 22 marzo 2025

“Non vogliamo più usare il termine ‘musica del mondo’ perché per noi è troppo egocentrico. È stato utile in passato, ma ora non funziona più, dobbiamo essere più ampi. Vogliamo collocarci tra la musica tradizionale, la musica contemporanea e il jazz. Dico sempre che siamo in un'area che gravita tra questi tre pilastri. Ogni volta che parliamo di musica con dimensioni linguistiche, territoriali o patrimoniali, quella è per noi. Hip-hop dal Sud Africa? Per noi va bene. Elettronica dal Marocco? Per noi va bene. Musica tradizionale dal Kazakistan? È per noi, perché racconta molto dei territori, della diaspora, della comunità e del mondo in movimento. Pop mainstream anglo-americano? Non è per noi”
. Parla così Olivier Rey, direttore artistico della fiera-festival Babel Music XP, nato come Babel Med nel 2005, nome che ha conservato fino al 2017, prima della pausa e del rilancio nel 2023. Siamo a Marsiglia, luogo ideale per celebrare la diversità musicale globale! Con 30 artisti provenienti da 21 Paesi, questa edizione non è stata meno ricca del passato. Perché la logica di Babel non è quella del mercato. La parola ancora a Rey: “Per me, tutto è politica. Non politica per i politici, ma politica nel senso di visione del
lavoro. C’è molta concentrazione multinazionale, si vuole solo fare intrattenimento, vendere biglietti e 
cose del genere. Le piattaforme di streaming creano una tendenza all’omogeneizzazione. Siamo un piccolo posto di resistenza, non contro il sistema, ma per proporre un altro modo di pensare la musica. E non siamo soli. Sappiamo che molti artisti possono fare carriera suonando in piccoli spazi; è molto importante per la diversità, per l’espressione di alcuni territori, per l’espressione delle comunità e per lavorare con il pubblico, in particolare con il pubblico più giovane. Ecco perché all’interno del festival ci sono dibattiti come, ad esempio, “Le nuove narrazioni della musica tradizionale”. Qual era l’obiettivo? Pensiamo che tutta l’estrema destra, quando è al potere, guardi alla cultura e a questa sorta di fantasia che è la tradizione pura. Vogliamo dire che ci sono molti giovani che suonano musica tradizionale in modo contemporaneo e, a volte, anche futuristico, e la tradizione è in movimento. Non vogliamo lasciare alla destra questo tema della tradizione. Babel è il posto dove vogliamo connettere le persone, tra
acquirenti e venditori. Qui cerchiamo di connettere persone con lo stesso modo di pensare, anche se ci sono differenze tra ogni Paese e ogni continente nel modo di vedere le cose, ma alla fine pensiamo allo stesso modo: una sorta di versione etica”. L’edizione 2025 ha avuto una forte componente internazionale di professionisti, più che francese, accentuando così l’obiettivo prefissato dagli organizzatori: l’internazionalizzazione. I motivi? Chiosa ancora Rey: “A dicembre c’è stato un enorme e brutale taglio dei fondi pubblici in Francia nel campo della cultura, dello sport, della gioventù e del sociale. In Francia abbiamo una grande tradizione di associazioni, festival e organizzazioni che lavorano con fondi pubblici, per via delle storiche politiche culturali del Paese. Ma in due mesi hanno distrutto tutto. Significa che molti festival hanno già annullato la loro edizione 2025. Molti locali, che di solito aprivano a settembre, ora apriranno a novembre”. Mentre la parte fieristica da tre anni è ospitata a La Friche la Belle de Mai, ex Manifattura Tabacchi di Marsiglia, oggi spazio pubblico polivalente dove si produce cultura, la vita notturna di Babel Music si è sviluppata ancora una volta per due giorni all’interno
dei Dock des Suds, luogo di diversità, transito e accoglienza. Dice Rey: “Quando cammini nella grande hall, guarda bene il pavimento rosso: troverai piccole rotaie. Era una rotaia per i carri con lo zucchero, e da lì veniva il famoso Sucre Saint-Louis dell’Oceano Indiano, che si diffondeva in tutta Europa. Era un simbolo, un materiale che veniva da tutto il mare, dall’Africa, dall’Asia, dal Sud America, fino a Marsiglia e in Europa. E alla fine, quando tutto è crollato, abbiamo creato, trent’anni anni fa, la stessa cosa con la cultura e la musica. Ogni persona che cammina in questa stanza può sentire l’anima del mondo. Questo posto è unico: alcuni operatori stranieri dicono che è sporco, che il suono non è perfetto, ma simboleggia secoli di vita e attività. Per chi è di Marsiglia è così, come per la città: ‘Possiamo amarla e odiarla nella stessa frase’”. Effettivamente, per il futuro Babel Music dovrà fare i conti con il cambio di destinazione d’uso degli ex magazzini portuali, ancora nebuloso. L’unica certezza pare essere la chiusura dei Dock des Suds. Quindi già da quest’anno gli organizzatori hanno deciso di creare una sorta di percorso, una sorta di “odissea nella città”, tra in palcoscenici di La Cité de la Musique, l’Espace Julien, Cabaret Aléatoire, l’Alcazar e Le Makeda. Sono questi i luoghi che hanno ospitato gli showcase di giovedì 22, aperti nel pomeriggio dal set del senegalese Ablaye Cissoko (voce e kora) e del francese Cyrille Brotto (organetto diatonico), conversazione intima tra umori timbrici occitani e poetica dell’arpa liuto e della vocalità subsahariane. Il loro nuovo album “Djiyo” è una delle novità da ascoltare assolutamente. Il duo galiziano Sabela Caamaño & Antia Ameixeiras incrocia violino, voce e fisarmonica cromatica.

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