The Baltic Sisters – Värav / Vārti / Vartai (CPL-Music, 2025)

“Rappresentiamo tre nazioni affacciate sul Mar Baltico, che si sono sostenute a vicenda nei momenti più turbolenti e in quelli più gloriosi della storia. Pur essendo diverse, abbiamo molto in comune: un passato condiviso, una libertà conquistata con fatica e una casa sul mare. Le nostre culture sono ricche e le nostre lingue antiche. Lettone e lituano sono le ultime lingue baltiche rimaste, straordinarie per gli elementi arcaici che riecheggiano il sanscrito. L’estone, appartenente alla famiglia ugro-finnica, è differente ma profondamente connesso. Esplorando i canti popolari antichi, scopriamo ancora più somiglianze e ridefiniamo cosa significhi condividere un’eredità baltica.”
Si presenta così il quartetto di canterine nordiche, protagoniste di questo progetto transfrontaliero nato in riva ad altre acque, quelle atlantiche di Lisbona, durante l’Expo musicale WOMEX del 2022, dove si sono incontrate la cantante estone Marion Selgall, la lituana Laurita Peleniūtė (shruti box e percussioni) e le lettoni Vineta Romāne e Liene Skrebinska (che suona anche la cetra a corde pizzicate kokle). A monte di tutto c’è stata la passione per il canto polifonico lituano denominato sutartinės (inserito nella lista Unesco dei patrimoni immateriali, e il cui nome deriva dal lituano sutarti, che significa “essere in accordo” o “essere in armonia”), espressione dallo stile contrappuntistico con tre, quattro o anche più voci che si sovrappongono a creare un effetto affascinante quanto straniante. Ci dice di più Laurita Peleniūtė: “Sono canti rituali eseguiti in varie occasioni, durante il lavoro o le celebrazioni, durante il raccolto o la semina, la tessitura e la mietitura. Si credeva che alcuni sutartinės, cantati in momenti specifici, potessero aiutare la crescita del lino o della segale, favorire un raccolto abbondante e, se cantati ai matrimoni, garantire una vita lunga e felice. L’unicità dei sutartinės sta nella presenza di parole particolari come siudijo, tūto, rūto, sodauto, linago, čiūto, lioj, lylia, laduto: sono parole ritmiche, il cui significato spesso è sconosciuto perché provengono da tempi antichissimi. Ogni sutartinė racconta una storia, ma questa storia è sempre avvolta nel suono e nel ritmo delle parole cantate. I sutartinės risalgono ai tempi in cui le persone vivevano in simbiosi con la natura e rappresentano l’eredità dell’antica religione naturale. I testi contengono sempre una doppia narrazione: una dedicata alla natura e l’altra all’uomo. Se si parla di una quercia, essa rappresenterà il padre; se si parla di un tiglio, esso simboleggerà la madre. In queste canzoni c’è più simbolismo che testo esplicito”. (1) Questo album di debutto, dal titolo trilingue che si traduce come “Il portale” o “La soglia”, presenta un programma di quattordici canti popolari lettoni, lituani ed estoni: “Il nostro primo album è come un portale nel mondo della musica tradizionale baltica, plasmato dalle nostre interpretazioni personali. Questi canti ci hanno unite. Abbiamo esplorato le radici musicali l’una dell’altra e le abbiamo fatte nostre”, racconta Liene Skrebinska. Infatti, oltre ai canti a più parti lituani, le quattro musiciste attingono al leelo, dalla struttura call & response (riconosciuto dall’Unesco tra i patrimoni immateriali dell’umanità), praticato dai Seto, una minoranza etnica dell’Estonia sud-orientale e della Russia nord-occidentale, e ad espressioni canore lettoni. Coglie nel segno il mesmerico intreccio di voci dell’iniziale “Sesė Sodų” (Il giardino della sorella), un sutartinė interpretato durante il raccolto, in cui le quattro voci si appoggiano a un bordone e a un leggero elemento percussivo. Pure, si stagliano le complesse formulazioni canore di “Soka Saule Ritiedama” (Il sole che tramonta dice), proveniente dal repertorio della cantante latgaliana (Lettonia) Domicella Līpeņa. Di forte impatto è anche “Sormemähkimise Mäng” (Gioco del legare il dito tagliato), un canto Seto proveniente dall’angolo sud-orientale dell’Estonia, in cui si alternano due complessi armonici costituiti dal torrõ, voce principale, e dal killõ, voce di registro più acuto di accompagnamento. La canzone racconta la storia di un giovane seminatore e di una fanciulla che raccoglieva la paglia. Tagliando uno stelo dopo l’altro, lei si ferì il dito mignolo. Chi corse ad aiutarla? Il giovane corse in suo aiuto e le fasciò il dito. E così lei diventò sua sposa. “Cuckoo Song” è la fusione di canti dei tre Paesi baltici, che raccontano la storia del cuculo e la sua profonda connessione mitologica con il mondo umano. Ascoltiamo Marion: “La versione Seto della canzone narra di una rinascita magica, dando valore ai legami familiari”, mentre Vineta aggiunge: “La canzone lettone racconta la storia di una giovane ragazza che lascia la sua casa per sposarsi, e del cuculo, che simboleggia il passaggio a una nuova vita e a un nuovo mondo”; infine, la parte lituana della canzone racconta una storia lituana sul cuculo. L’incedere asimmetrico, gli intervalli dissonanti, i passaggi iterativi portano con sé un potere affascinante in “Ėjau Rytelia Čiūta” (Me ne andavo al mattino), un altro sutartinė in cui alle voci delle quattro fanciulle si aggiungono quelle di uccelli. “Aja Kari Siia!” (Porta il gregge qui) è una canzone originaria del sud dell’Estonia legata alla pastorizia, quando i ragazzini si occupavano delle greggi non facendosi mancare occasioni di gioco. Delle relazioni con il suocero si parla in “Dai Kas Padunda” (Chi viene lungo la strada), mentre “Svirtis Svira” (Il peso oscilla) è una canzone che riecheggia tra le colline e le foreste, raccontando la storia del matrimonio di una giovane. Ancora un trittico di sutartinė, di cui il primo, “Saulala Sadina” (Il tramonto), ha un testo a carattere mitologico: qui il canto polifonico incontra il canto armonico e la drone-music, creando un suono unico. Il kokle accompagna con sobrietà “Nuslaida Saulala” (Il sole scende), mentre il canto matrimoniale lituano “Sviro Lingo” (La panchina delle ragazze) e la canzone lettone “Tumsīnā, Vakarā” (Nel buio, di sera) sono altri episodi significativi delle figurazioni delle voci. La seconda è una canzone “solitamente cantata dalle ragazze durante le tranquille serate di primavera e estate, per comunicare con i ragazzi e esprimere la gioia del canto e della bellezza della natura”, raccontano ancora le Sorelle Baltiche. Un canto sul lavoro (“Treputė Martela”, ossia la “danza della nuora”) e uno matrimoniale (“Turėjo Liepa”, che si traduce con “i rami del tiglio”), aprendo la via a possibili nuovi sviluppi compositivi, ci portano in fondo a questo schietto ottimo avvio di quattro vocalist che primeggiano per i loro intricati impasti vocali: questo baltico è un passaggio obbligato.   


Ciro De Rosa 

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(1) Sui sutartinės lituani, si veda l’intervento di Paolo Mercurio su Blogfoolk

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