Il settimo appuntamento della rassegna "Noi Donne, l'Essere Speciale” è stata la giornata di studi (e canzoni) dedicata ai “canti di donne”, organizzata dalla professoressa Paola Barzan e dal Conservatorio “A. Steffani” di Castelfranco Veneto dove dal 2024 è docente di Etnomusicologia. Focus dell’incontro è stata la regione veneta, terra che ha vissuto un forte fenomeno migratorio fra la fine del XIX e i primi decenni del XX secolo e venne poi stravolta da processi di industrializzazione, finanziarizzazione e avvelenamento del territorio, cominciati con gli insediamenti a Marghera, negli anni Venti del ‘900, degli stabilimenti nei settori metallurgico, chimico, meccanico, cantieristico, petrolifero, elettrico. Negli anni Cinquanta del ‘900 emigrava un veneto su dieci, sintomo di un’area economicamente depressa, con una popolazione ancora largamente impiegata nell’agricoltura e un livello di istruzione basso e di analfabetismo alto quando paragonato ad altre regioni italiane. Poi, negli anni Sessanta e Settanta del ‘900, si innescò uno specifico “sviluppo” industriale specializzato nella manifattura leggera (abbigliamento, calzature, gioielli, meccanica, mobili, occhiali e pelli) a medio-bassa intensità di capitale, con una forte diffusione nella gran parte del territorio d impianti di piccole e medie dimensioni: un pettine di cemento e
plastica che insieme alla televisione ha lisciato la memoria e reso residuale e di scarso interesse ogni aspetto culturale legato all’ambito rurale, gettando via o seppellendo l’anima collettiva delle comunità rurali, montane, marinare (e anche urbane) del Veneto. Poi venne il folk revival. Nella sua introduzione alla giornata, Paola Barzan ha ricordato come, nella la varietà dei tessuti sociali veneti, le donne hanno rappresentato una componente determinante come infaticabile forza lavoro, ma soprattutto per il loro ruolo sociale, educativo e culturale: “Attraverso il canto esse hanno attraversato il ciclo della vita, comunicando valori e sentimenti, amore e devozione, frustrazioni e rivendicazioni. Dalla schiera delle esecutrici spontanee, documentate dalle ricerche sul territorio fino agli anni Novanta, emergono eccezionali figure di cantastorie, improvvisatrici, narratrici. Oggi, caduti i contesti a cui quella pratica era funzionale e necessaria, il testimone della tradizione è passato nelle mani di studiose e musiciste che delle donne di un tempo e delle loro voci conservano la memoria, non solo divulgando, reinterpretando e riproponendone i canti, ma anche traendone ispirazione per nuove composizioni”.
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