Amadeu Magalhaes – Cavaquinho à Portuguesa (Amadeu Magalhaes, 2024)

Il cavaquino, come il bandoneon, è uno strumento che rappresenta un trait d’union tra l’Europa e l’America del Sud, lo troviamo infatti presente in Brasile così come in Portogallo. Proprio da questo Paese, che alle Americhe si affaccia dall’Oceano Atlantico, arriva “Cavaquinho à Portuguesa”, la nuova proposta discografica del polistrumentista Amadeu Magalhaus, un progetto supportato dalla Società portoghese degli autori (SPA) e dal Consiglio comunale di Boticas. Al suo interno troviamo undici tracce in cui compaiono brani tradizionali, dello stesso Amadeu e adattamenti da autori portoghesi come Carlos Seixas, Pedro Caldeira Cabral e António Pinho Vargas. Si tratta di un album che esplora le grandi potenzialità musicali di questo minuscolo strumento dal timbro brillante e penetrante, qui in compagnia con altri cordofoni come il machinho, il bandolim, la viola braguesa, la chitarra acustica, la chitarra classica, le percussioni e strumenti virtuali. Il musicista dimostra in questo lavoro una approfondita conoscenza, sia del repertorio tradizionale (chulas e contradanças), sia barocco, sia moderno, facendoli convivere in un perfetto e felice equilibrio. Le prime tre tracce sono brani tradizionali rivisitati dall’artista. Si parte con “Chula de Paus”, una danza un po’ stilizzata con un florilegio di temi musicali popolari. Seguono “Alecrim”, il cui titolo ci lascia sinesteticamente assaporare il fragrante odore del rosmarino e poi l’allegra “Contradanças Beirãs”. I successivi tre brani sono stati composti dallo stesso artista: “Ponto Final”, che, ciclico e poliritmico, procede per addensamento sonoro, “Mel”, che trasferisce alle nostre orecchie il sapore dolce del miele, e la festosa “Levada”. Invece “4Cordas” è un omaggio agli strumenti a corda usati che presenta un groove fitto e scandito, quasi a parodiare la disco music. Le ultime quattro tracce sono invece sue elaborazioni da altri compositori. “Bailados do Minho” è una delicata danza di Anthero da Vega che si sviluppa in tempo binario con frequenti cambi di tactus, con stoppate e riprese, come per far visualizzare lo svolgimento della coreografia. “Minuets” è la rivisitazione di una composizione del musicista barocco Carlos Seixas (1704-1742), un brano in tempo ternario che riflette la forma del minuetto del primo Settecento di cui manifesta la simmetria, le ripetizioni e il largo uso degli schemi galanti di Gjerdingen (prinner, fonte, ponte, monte). La prima parte è in tonalità maggiore, la seconda minore. “Balada da Oliveira” è l’interpretazione di un brano di Pedro Caldeira Cabral, compositore dalla solida formazione tradizionale e barocca. Un brano emotivamente toccante e armonicamente interessante dove prossimo ritrovare stilemi classici della chitarra latina, come il movimento semitonato discendente del basso in tonalità minore che poi sfocia nel modo maggiore e procede per quarte: tra l’altro una tecnica tipica anche della musica barocca. “Dança dos Pássaros” di António Pinho Vargas ha un inizio solenne dell’organo e poi si sviluppa in modo ripetitivo come una romanesca. Lontano dalle atmosfere urbane ed esistenziali del fado, qui la musica portoghese restituisce la freschezza e l’ottimismo dei luoghi naturali da cui proviene, il suo ascolto fa rivivere la sua fisicità invitandoci ad un’ideale (ma non troppo) danza collettiva. 
 

Francesco Stumpo

Posta un commento

Nuova Vecchia