Xanthoula Dakovanou – Rizituals (MOUSA, 2024)

Xanthoula Dakovanou, cantante e compositrice di origine greca, ha intitolato il suo nuovo album “Rizituals”, sintesi tra l’inglese “rituals” e il repertorio del Rizitika, antica tradizione vocale dell’isola di Creta – dove l’artista ateniese ha vissuto per diversi anni –, con particolare riferimento al lato occidentale dell’isola. In precedenza la Dakovanou aveva registrato tra Atene e Parigi tre album a suo nome: “Trio Tzane-Gaïtani” (Naïve, 2010), “La Dame et la Barque” insieme all’ensemble Anassa (UVM, 2015) e “Lamenta”, dalle tradizioni dell’Epiro al world jazz (UVM, 2021). Nei suoi lavori, presentati in importanti festival internazionali, la Dakovanou attinge alle tradizioni vocali della Grecia, dei Balcani e del Mediterraneo orientale ed anche la musica di sua composizione si ispira a queste tradizioni. È psicanalista e musicoterapeuta e, naturalmente, il suo lavoro musicale è fortemente connesso a queste attività, mettendo in luce i lati nascosti della persona attraverso l’espressione musicale. Il Rizitika è una tradizione poco nota che data all’epoca bizantina. Si tratta per lo più di canti a cappella interpretati all’unisono da voci maschili. L’artista ha selezionato da questo antico, austero repertorio versi aventi ad oggetto la donna nei suoi ruoli tradizionali: madre, figlia, sorella, moglie volendo così contribuire anche ad una ricerca attiva sulla moderna identità femminile. Dal punto di vista musicale nell’album si combinano le melodie del Rizitika con orchestrazioni moderne, innestando elementi medievali e bizantini ed anche improvvisazioni. Gli arrangiamenti, molto essenziali ma di grande impatto, mettono la voce al centro. La suggestione di questo lavoro viene arricchita dal contributo di importanti musicisti greci, iniziando con la cantante cretese Eugenia Toli Damavoliti la cui voce si affianca a quella di Xanthoula che è anche direttrice artistica. Si ascoltano, inoltre, Dimitris Sideris al liuto cretese, che ha partecipato anche agli arrangiamenti, Sophia Efkleidou al violoncello, Giorgos Zacharioudakis ai flauti e cornamusa cretese, Solis Barki alle percussioni, Argiro Reppa alla voce, Christina Kouki al santour e l’Anemi vocal ensemble. Tutti i nove brani che costituiscono l’album per quasi un’ora di ascolto, si riferiscono al Rizitika, tranne “Syrtos at dawn”, scritto nel 1939 dal cretese Konstantinos Papadakis, e l’ultima traccia, “Rizituals Sousta”, i cui versi sono tratti dalla tradizionale mandinada (recitativo in forma di narrazione) mentre la melodia si ispira alla sousta, danza cretese in coppia in cui sono presenti elementi erotici e di corteggiamento. La prima traccia “Ilie mou” ha un incedere lento e triste, la voce si libra su una struggente melodia accompagnata dal violoncello e dal flauto bansuri, mentre nella seconda “Pervoli” viene proposto un interessante intreccio vocale di due voci femminili accompagnate da percussioni profonde. “Avgerinos” ha un impatto drammatico, tra ambientazione medievale e ritmi e intensità rock anche grazie a una bella linea di basso, mentre in “Mana lougie me” si sposano la musica del tradizionale Rizitiko e la melodia della canzone “Kaneloriza”. In “Kori lygeri” sul tradizionale Rizitiko si innestano musiche di composizione. La ritmata “Syrtos at dawn” riprende una melodia importante nell’ambito del Syrta e del Rizitiko e nel testo alcuni termini utilizzati dal compositore Papadakis, in stile urbano, sono sostituiti dal corrispondente termine popolare. Il brano più lungo (quasi undici minuti) “Mia kori roda” narra la storia agghiacciante di una giovane donna crudelmente torturata dai fratelli fino alla morte per aver donato quattro rose a un cacciatore ed è attraversato da un vibrante strumentale per santur e percussioni. Nel brano a cappella “Aitos perdiki” si ascoltano i cori dell’Anemi ensemble. Infine nel travolgente, quasi ossessivo “Rizituals sousta” accanto alle voci volteggiano il thiampoli e la cornamusa cretese. Un lavoro suggestivo, quasi mistico, con radici nell’antichità che vuole creare un nuovo cerimoniale al femminile, solenne dall’impronta contemporanea.  


Carla Visca

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