La sezione "Nordic Notes" dell’etichetta tedesca CPL-Music, dedicata alle musiche dell’area scandinava e baltica, offre questa volta un florilegio sonoro dedicato a una terra i cui artisti raramente trovano spazio nel panorama musicale internazionale. Esplorare sonorità poco conosciute è uno degli obiettivi di “Blogfoolk”, così sotto il nostro radar passa “Folk and Great Tunes from Belarus”, un album che va ad arricchire la serie “Folk and Great Tunes”, che ha già aperto la finestra su aree musicalmente poco note, dal mondo boreale alla Siberia.
Daryana Antipova, musicista, docente, ricercatrice e giornalista russa residente negli Stati Uniti, ha contattato Elvira Baranovskaya, cantante della band bielorussa Aratseya, per creare una scaletta per il suo programma radiofonico dedicato alla world music su WFHB, nell’Indiana, dove vive da qualche anno. Da questa collaborazione è nata un’antologia in due CD che raccoglie artisti e gruppi provenienti da diverse regioni della Bielorussia, non solo dalla capitale Minsk, ma anche dalle aree di Brest, Gomel e Grodno.
Antipova, nelle note che accompagnano il progetto, spiega così il suo intento: “Cosa sappiamo della musica popolare bielorussa? Quanti gruppi hanno lasciato il Paese dopo la rivoluzione fallita del 2020-2021? Quanti musicisti sono stati arrestati per aver suonato durante le proteste di massa? Chi ha abbandonato la Bielorussia dopo l’inizio della guerra nel 2022 nei Paesi vicini? Quali leggende della musica popolare hanno smesso di esibirsi? Quante band si sono sciolte? E chi è rimasto, cercando di lavorare benché sotto pressione e restrizioni? Come possiamo ricordare la cultura e il folklore bielorusso, con i suoi canti dedicati all’amore, alle stagioni e alla natura, senza entrare in conflitto con la politica?”
La selezione musicale ha dovuto fare i conti con la situazione politica del Paese, dove Aleksandr Lukašenko è stato rieletto per un settimo mandato in elezioni considerate illegittime da numerose organizzazioni per i diritti umani. Secondo le Nazioni Unite, oltre 300mila bielorussi, su una popolazione di nove milioni, sono emigrati per motivi politici, principalmente in Polonia. “La compilation include solo gruppi che vivono attualmente in Bielorussia”, chiosa Antipova. “Con l’attuale regime è rischioso, se non illegale, per le band rimaste nel Paese collaborare con musicisti espatriati. Molti gruppi si sono sciolti o hanno smesso di esibirsi, soprattutto quelli storici, a causa di normative sempre più rigide che impongono restrizioni su cosa cantare e chi non menzionare.”
L’antologia comprende due CD (rispettivamente di undici e dieci tracce), sono rappresentati undici artisti con brani che coprono un arco temporale dal 2012 al 2024. Entrambi i dischi si aprono con gli Aratseya, band di folk elettrificato che propone la vibrante “Galki” e la più acustica “Na granoj niadzieli”. I Nevrida, definiti dalla stampa bielorussa come fautori di un fantasy folk, propongono il brano tradizionale “Matylek” (Farfalle), con testi di Pavel Taipov, dove la sezione ritmica rock si fonde con la duda (cornamusa), mentre “Vyasna” ha una fisionomia electro-folk. Il coté pop emerge nelle rivisitazioni dei tradizionali “Letau Golub” e “Da Zhyto Zhala” da parte dei Roskvit. Notevole la confluenza di polifonie e bordoni in “Valytai” dei Paparats, che prediligono strumenti acustici come corde, flauto, scacciapensieri e percussioni, come si nota in “Vucica”. L’elettronica ammanta il canto degli Yagorava Gara con “Na Tom Baku” e “Vi Paveice-Tka Vetri”, rendendoli una delle formazioni più interessanti del lotto. Di tutt’altro tenore è la proposta vocale e strumentale di Ales Chumakou & Tacciana Jacnaja con “Kalady Cvyrkuna” e “Ja Na Vosliku Vusastym Jedu-Jedu u Viflejem”. I Palac, guidati dalla voce ruvida di Oleg Khomenko, ci riportano indietro di oltre un decennio con “Vjarba” e la potente “Dobra Pesnja”. Un tappeto di tastiere con aerofoni e sostegno percussivo accompagnano la coralità vocale dei Pawa in “Chodzic Pawa Pa Wulicy”, mentre “Zaihrai Za Mnie Dudarocku” si avvicina ancor di più al pop. Impennata folk metal con gli Adarvirog (“Karol” e “Nia Varty”), mentre l’hard’n’folk dei Rokash rievoca le atmosfere di undici anni fa con “Nocz Listapada” e “Stary Zamak”. A chiudere il primo CD è la band folk-rock Voka Charota, con l’accattivante “Verasovy Bog”.
Una raccolta che offre uno spaccato, se non esaustivo, comunque di ampio spettro del movimento artistico ispirato a forme musicali tradizionali della Bielorussia.
Ciro De Rosa
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