Nesrine – Kan Ya Makan. Once Upon a Time (ACT, 2024)

Un paio di brani, al centro dell’album, sembrano restituire il nucleo creativo in cui convergono le forze costruttive che attraversano le undici canzoni dall’album. “Kan Yan Makan” e, ancor più, “Flou” restituiscono l’intimità e la cornice ludica che permettono l’incontro e il mescolarsi dell’arte di Nesrine Belmokh al violoncello (un Enrico Marchetti del 1910) e al canto. I più attenti la ricorderanno in trio (NES) Matthieu Saglio al violoncello e David Gadea /alle percussioni nell’ottimo “Ahlam” registrato per la ACT negli studi La Buissonne, in Francia, a metà 2017. Un paio d’anni dopo, sempre per la ACT, arriva “Nasrine”, il suo primo lavoro solista: Gadea è ancora con lei e la formazione diviene un quartetto con le chitarre di Vincent Huma e il basso e moog di Swaéli Mbappe (oltre ai cori di Manel & Imène Belmokh e Leïla Guinoun). Nelle parole di Nasrine, un album “necessario per poter esprimere tutto ciò che volevo e trovare la mia strada nel mondo della musica. Ho iniziato la mia carriera come violoncellista, poi mi sono unito ai miei colleghi musicisti per il NES e ne sono diventata la cantante. Per un po' ha funzionato bene, poi ho capito che anch'io volevo suonare di più il violoncello. Ora sono contemporaneamente una violoncellista e una cantante”. Nel frattempo, da violoncellista classica è migrata da Ginevra a Valencia a New York a Parigi, partecipando anche all’Orchestra West-Eastern Divan Orchestra: “Un momento molto intenso e potente, grazie a Daniel Barenboim che l’ha fondata insieme a Edward Said. L'idea originale era quella di riunire
solo musicisti palestinesi e israeliani, ma poi l'hanno allargata a tutto il mondo arabo. Per questo motivo ho potuto partecipare pur essendo di origine algerina. E’ stato bellissimo, suonavamo in sale da concerto 
meravigliose e la gente era davvero commossa dal messaggio implicito nel nostro far musica insieme”. Nel secondo album a suo nome, Nesrine sa amalgamare uno sguardo plurilingue attento ad interlocutori diversi, passando dal francese all'inglese all'arabo, in quest’ultimo caso mettendo a punto i testi insieme alla madre, aiutata dalle lingue a esprimere le diverse sonorità di ricordi e incontri interpersonali, letterari o musicali: “Quando mi siedo per scrivere una canzone, non penso prima a come sarà, a un obiettivo, viene e basta. Non penso nemmeno troppo ai generi, che si tratti di jazz, world music, musica classica o pop. La mia musica viene da tutto ciò che so della musica: il luogo da cui provengo, il contesto arabo algerino, la musica classica europea che ho imparato, il rock e il soul che mi piace ascoltare”. Registrato in tre studi diversi fra aprile 2023 e aprile 2024, “Kan Yan Makan” significa “c’era una volta”, un indizio di come l’album sia anche una narrazione
autobiografica, in primo luogo con “Dunia” che percorre la vita della musicista, dall'infanzia ad oggi, sintesi generativa di fonti mysicali e letterarie: dal preludio alla Suite Nr.1 per violoncello di Johann Sebastian Bach che cita in “Bonnie & Clyde”, insieme ai versi di Gainsbourg, alla poesia di Khalil Gibran cui da voce in “Fear” passando per Beethoven, Erykah Badu, Nietzsche, la musica chaâbi. Insieme al canto, il violoncello rimane il filo conduttore, nelle parti di basso, come solista (in primo piano in “Dalala”), nei richiami sinfonici di “Sortilèges”. La formazione base è completata dal chitarrista Vincent Huma (con cui aveva già lavorato) e dal basso e dalle tastiere di Grégoire Musso (entrambi co-produttori) insieme alle percussioni di Rhani Krija e Anissa Nehari e agli interventi di Paco Soler al trombone. 


Alessio Surian

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