Tumbarinos de Gavoi – Trinchiddade. Balli e suoni di Gavoi (Tumbarinos de Gavoi, 2024)

Tempo di Carnevale, tempo di Sos Tumbarinos, orchestra delle manifestazioni festive e cuore pulsante dei rituali carnevaleschi di Gavoi, piccola cittadina del Nuorese. L’ensemble è formato dal tumbarinu, un tamburo a percussione con cassa cilindrica bipelle suonato con sos matzucos (bacchette di legno duro), dal triàngolu, il triangolo di ferro battuto, e dal pipiolu, un flauto a fessura ricavato dalla canna lacustre. A questi si aggiungono spesso il tumborro (la serraggia), un arco musicale con una cassa di risonanza realizzata da una vescica di maiale essiccata, sa boche, la voce solista che intona quartine di poeti anonimi, e su sonete, l’organetto diatonico. Il Carnevale di Gavoi non manca di travestimenti, di libagioni e del rituale sacrificio del “Re di Carnevale”, ma è la musica – su sonu – a rappresentare in modo più profondo il senso di appartenenza e unicità della comunità. Anche la costruzione dei tamburi è parte di un sapere locale tramandato nel tempo. Lo racconta nelle note di accompagnamento al libretto del cd Pier Gavino Sedda, suonatore di tumbarinu, tumborro, triangolo e cantante, la cui conoscenza di storia locale e la competenza musicale sono imprescindibili per la diffusione del fare musica e dei repertori di Gavoi. Uno dei momenti più attesi è Sa Sortilla ‘e sos Tumbarinos, che nel Giovedì Grasso (Jovia Lardajola) segna l’uscita dei suonatori per le strade del paese. Qui si formano diversi cuntzertos, veri e propri complessi musicali itineranti. In passato, la processione includeva anche “su mortu de carrasecare”, un fantoccio – o, talvolta, un uomo di bassa condizione sociale – che veniva legato e condotto da un cavallo o un asino, mentre si intonavano muttos satirici e si raccoglievano cibi con una questua. Questi ensemble musicali accompagnano anche i festeggiamenti della domenica e del martedì grasso, culminando con la figura di Zizzarrone, il fantoccio che personifica il Carnevale. Negli ultimi quarant’anni, il numero di suonatori di Gavoi è cresciuto notevolmente. È proprio con l’intento di documentare questa vivace realtà musicale che è nato il CD, registrato il 6 febbraio e il 19 giugno 2023. A promuoverlo è l’Associazione Tumbarinos di Gavoi, fondata nel 2002 per studiare e diffondere la cultura musicale locale. Dieci suonatori (più giovani i fisarmonicisti, decani suonatori di tamburo, flauto e voce), guidati da Pier Gavino Sedda, hanno partecipato alla realizzazione dell’album, affidando la direzione artistica a Francesco Medda, noto producer e compositore. Medda, che ha collaborato più volte con i Tumbarinos – come nell’album “Suite” – ha voluto curare la produzione per affinità artistica e per il forte legame con il mondo musicale gavoese. Il risultato è un disco che, come lui stesso afferma, “suona allo stesso tempo tradizionale e contemporaneo, crudo e innovativo, rozzo e profondo, punk e poetico, così come sono loro: l’unica orchestra tradizionale della Sardegna che si può ascoltare a Gavoi nei giorni di festa”. Il fonico del disco è Marcellino Carau, mentre le fotografie del libretto sono opera di Ziga Koritnik. Le registrazioni sono state realizzate con un apparato tecnico di alta qualità. Il titolo del disco, Trinchiddade (Saltellate), richiama le due fasi del ballo: quella più tranquilla e quella più vivace, chiamata su istripuzu. Ma è anche il nome di una quartina da ballo che inizia con i versi “Trinchiddade lu su ballu…”. I diciannove brani del CD ci immergono in un continuum sonoro senza soluzione di continuità, esplorando la varietà timbrica e la ricchezza ritmica di Gavoi. Vengono presentate formazioni allargate e assoli, oltre alla versione classica del contzertu anticu, il trio formato da tamburo, zufolo e triangolo. Si parte con una versione cantata del Ballu ‘e Gavoi, dove il tamburo scandisce la pulsazione principale, il triangolo segna il tempo ternario e l’organetto di Massimo Pira si muove con libertà tonale. Il flauto fraseggia con micro-variazioni, mentre la voce ravviva il ballo con quartine ironiche nella fase più energica. Di solito si tratta di versi endecasillabi tradizionali, ma non mancano componimenti di poesia locale. Nel brano iniziale Pier Gavino Sedda canta alcune quartine, tra le più significative, alcune di Giovanni Zurru (1875-1955) da “Sas Carmelitanas” del 1913, e altre di autore incerto. Segue il “Passo Torrau”, eseguito per solo organetto da Francesco Antonio Costeri, e “Dillaru”, che vede il coinvolgimento dell’intero ensemble. Due versioni del “Ballu ‘e Gavoi” per solo organetto, suonate da Antonio Maisto e Mauro Medde, mettono in risalto sia la funzionalità dello strumento per la danza sia la creatività dei musicisti. Il sesto brano offre un’ulteriore versione cantata del ballo, mentre “Su Nugoresu” rappresenta un’importante operazione di recupero portata avanti dall’Associazione Tumbarinos. Questo antico ballo nuziale, in uso fino agli anni ‘70 e ripreso negli anni ‘90, è più veloce del ballo tundu e presenta analogie con le danze di Dorgali e Ovodda. Qui viene proposto per fisarmonica solista da Giuseppe Costeri. Tra un assolo di tumbarinu e uno di pipiolu di Pier Gavino Sedda, troviamo un’altra danza della tradizione locale, il “Curre Curre”, eseguito all’organetto da Antonio Maisto. Si prosegue con nuove interpretazioni del “Ballu ‘e Gavoi”, del “Curre Curre” e dell’accoppiata tumbarinu e voce (Sedda) in cui si ascoltano versi di Cantoni Buttu (poeta gavoese vissuto nella seconda parte del diciottesimo secolo), fabbro analfabeta che cantava su commissione), e di altro autore non noto, fino a culminare nel timbro unico del tumborro, lo strumento autoctono sardo che meriterebbe maggiore notorietà. L’album si chiude con una suggestiva composizione per tumbarinu, tumborro e boche. Entrate anche voi nel vortice sonoro di Trinchiddade! 


Ciro De Rosa

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