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Ben Gran”. Qui il dialogo avviene tra Pere Martínez e Antonio Lizana, all’interno del quale si ascoltano in eco frammenti della nota “Nana del Caballo Grande” di lorchiana memoria, cantata da Camarón de la Isla. “Malagueña de Barxeta” è un classico valenciano in cui protagonista è appunto il famoso compas originario di Malaga. Qui si può ascoltare sul tappeto della sezione ritmica il duetto Pere Martínez-Carles Dénia, e successivamente ancora un assolo di sassofono di Aina López che dialoga con la voce. Verso la fine compare uno dei riff più iconici del flamenco. Con “Granaïna de Montaverner”, introdotta dal contrabbasso suonato con l’arco invece, grazie alla partecipazione di Carlos Dénia si scivola dal compas libero della granadina valenciana ad una libera buleria. In risposta, appare una versione molto bella e originale di una granadina flamenca, intitolata “Lo que lloró”, eseguita da voce, pianoforte, percussioni e contrabbasso. Segue un classico come “La Tarara”, che mescola le liriche di Lorca e Camarón con i testi valenciani del canto pasquale che ha lo stesso titolo. La forza della ripetitività del “tarara” mista alla poetica di Lorca e Camarón in un ambiente popolare valenciano. “Lo que lloró” è una granadina classica dove l'idiomatica chitarra è sostituita da un delicato accompagnamento del pianoforte suonato direttamente sulla cordiera che introduce la suadente voce. Segue un efficace tema originale di due note congiunte discendenti, trasportata a diverse altezze e su cui si incastra l’onomatopeico “tarara” ripetuto e poi la sorprendente citazione dello standard jazz “All things you are”, ripreso
dall’improvvisazione del contrabbasso. In “Cants de Batre” troviamo ancora una volta il duo Pere Martínez-Carles Dénia, mentre il resto della band improvvisa. Arriviamo a Valencia dove compare un classico come “Malagueña de Barxeta”, e dove possiamo godere di nuovo dell’accoppiata Pere Martínez-Carles Dénia, e anche un assolo di sassofono di Aina López che dialoga con la voce. Torniamo in Catalogna, a San Joan de las Abadesses (Girona), e troviamo questa versione di “Comte Arnau” dove, dopo un’introduzione libera appare il canto su un ritmo dispari 3+2 seguito da un eccellente assolo di sassofono Antonio Lizana. Invece “A Dibujar Esta Rosa” è un’alegrias che presenta il tradizionale “tiriti tran tran tran”, seguito da una parte libera e fantasmagorica che, dopo la chiusura cadenzale alla fine di ogni strofa cantata, introduce delle improvvisazioni strumentali solistiche e alla fine collettive. Ritorna poi l’alegrias tradizionale. Segue la famosa “Cançó del Lladre” la cui melodia i chitarristi classici conoscono molto bene nell’elaborazione di Miguel Llobet nelle sue ‘Canzoni catalane’. Ancora, ecco “El Garrotín”, un palos binario dell’Asturia ma originario dal tango catalano, che qui è trattato con il compás di dodici della Seguryia andalusa in un clima di jazz new Orleans. Non ci poteva essere modo migliore per sintetizzare il messaggio di questo gruppo e concludere questo lavoro.
Un disco di grande fascino e spessore artistico, molto suggestivo e particolare per le “corde” a me vicine che mi risvegliano tante situazioni musicali vissute. Ci auguriamo di sentire sperimentazioni di così alto livello nel nostro Paese, che ha un patrimonio folklorico inestimabile, da Nord a Sud.
Francesco Stumpo
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Europa