Con una chitarra acustica in mano, uno zaino sulle spalle e un invisibile ma ingombrante bagaglio di stili musicali in testa, fatto da fingerpicking, musica classica, jazz e world music, Florian De Schepper, alias “Flo”, versatile, noto e riconosciuto chitarrista belga di Ghent, attivo nella scena folk da lungo tempo, che ha già pubblicato sette album, nel 2022 parte dalle sue Fiandre alla volta di dieci isole. Si lascia suggestionare nella composizione di un brano per ognuna delle terre visitate, a volte ascoltando una melodia del posto ma più spesso ispirato dal paesaggio sonoro della natura. Il suo viaggio è fisico dunque, ma soprattutto interiore, un viaggio che rifugge da un mondo, e quindi da una musica, ormai troppo antropocentrica, alla ricerca di luoghi dell’anima dove le geofonie e le biofonie sono più forti delle antropofonie.
Le composizioni di Flo parlano direttamente al cuore dei suoi ascoltatori, trascendendo lingue e culture. Ci aspetteremmo un viaggio epico che omaggi la cultura e la musica delle isole visitate, invece ci racconta il senso del suo essere in quei posti dopo averne ascoltate e assaporato il paesaggio sonoro, raccontando piuttosto storie che arrivino direttamente al cuore dei suoi ascoltatori. In altre parole l’esotico non è quello che vede, semmai quello che vede lo racconta al suo cuore che ce lo restituisce in modo esotico. Brani che raccontano storie soprattutto d’amore, ma anche di natura e di una bellezza implicita e semplice. Attraverso il suo modo di suonare delicato ma ritmico, cattura le emozioni e le esperienze che definiscono ogni isola. “Islas” è un diario di viaggio musicale di un uomo esplorare nuovi posti ed espandere i suoi orizzonti musicali si, ma assimilandolo in quello che è il suo vissuto di cittadino del mondo e il suo modo di suonare la chitarra che comunque ammicca sempre al fingerstyle americano. Il discorso diventa così davvero universale. La prima traccia “Hydra” ci presenta, come uno sfondo iniziale, una ricerca di atmosfere suoni decisamente d’acqua, grazie a effetti percussivi e a un largo uso del taping e degli armonici. Arriva poi un cambio d’armonia con una continua spola, fino al crescendo per semitoni e aumentando la dinamica. “Tenerife” inizia con un’introduzione libera, imitazione di fronde di terra, versi di animali e onde marine, incalza poi un ritmo sottolineato dal fingerstyle della chitarra. “Guadeloupe” è invece un brano tranquillo e di grande ispirazione, costruito su arpeggio un invariante e con la sorpresa finale dello strappato della chitarra. Segue “Büyükada”, basato su un’accordatura aperta, la cui prima parte è tutta giocata su armonici e suoni percossivi sulla cassa, su questa si introduce un bellissimo tema in cui confluiscono diverse sonorità della chitarra acustica andando sempre in crescendo e ripresentando infine gli armonici iniziali. Con “Gran Canaria” ritorniamo nelle Canarie con una danza tipica che evoca in qualche modo la chitarra barocca di Gaspar Sanz nelle omonime danze. Ancora effetti naturalistici in “Kreta”, introducendo un tema dal sapore arcaico che si lancia in un funambolico gioco di accordi ribattuti utilizzati come sfondo per un secondo tema che ricorda vagamente la nota canzone conosciuta in quell’angolo di mondo come “Jovano Jovanke”. Un brano solare è “Ilha da Culatra”, costruito su accordi aperti sottolineati dallo staccato della chitarra. Il primo omaggio all’Italia è “Procida” sicuramente vista con gli occhi di un euopeo, mentre “Cyprus” è introdotta da un canto tradizionale locale seguendo un andamento che rispetta lo stile musicale dell’Isola imperniato su scale tipiche e con un andamento ritmico di tipo additivo. “Sicilia” è ancora un omaggio all’Italia, un brano che presenta un motivo molto cantabile ma sempre visto da chi ci guarda da fuori, ovvero da dentro con l’intimità dello sguardo.
A chi voglia ripercorrere questo viaggio, uscendo per un momento dalle pazze folle, non resta che aprire le orecchie e lasciarsi andare. Veramente consigliato.
Francesco Stumpo