Cantautrice raffinata, dalla vocalità inconfondibile, Giua vanta un percorso artistico di alto profilo costellato da collaborazioni prestigiose e ottimi album. Riccardo Tesi, dal canto suo, non ha bisogno di presentazioni, perché per lui a parlare è una carriera di profilo internazionale nel corso della quale ha messo in fila venticinque album, tra cui non possiamo non citare “Thapsos”, “Maggio” e “Madreperla” con Banditaliana o il pregevole “Cameristico” e il più recente “La Giusta Distanza”, il riallestimento di “Bella Ciao” e una serie di collaborazioni di alto profilo da Fabrizio De André a Ivano Fossati. Il loro incontro risale ad oltre vent’anni fa e più volte i loro percorsi artistici si sono incrociati in studio; tuttavia, non avevano mai avuto modo di suonare insieme dal vivo. L’occasione è arrivata per un concerto dell’organettista toscano al Gran Teatro Nacional di Lima per il Festival Internacional de Música de Alturas e, da quel momento, ha preso vita l’idea di dar vita ad un progetto in duo. È nato, così, “Retablos” album che fotografa questa fortunata collaborazione, il cui titolo rimanda alle piccole scatole di legno, tipiche dell’arte peruviana, raffiguranti figure di santi e scene di vita quotidiana, rimanda a dove tutto è cominciato, ed evoca in modo perfetto il susseguirsi di canzoni, storie e racconti che, come scatole magiche, si aprono facendoci viaggiare tra mondi lontani. Ne abbiamo parlato con l’organettista toscano e la cantautrice genovese, a margine del bel concerto, tenuto a Roma presso Officina Pasolini, lo scorso 25 febbraio.
Riccardo Tesi – Nasce un po’ per caso perché avevo un concerto a Lima in Perù per il Festival Internacional de Música de Alturas e l’Istituto Italiano di Cultura. Avevamo concordato tutto per un concerto in solo e una settimana prima, invece, mi hanno chiesto di andare con qualcuno che cantasse. In così pochi giorni è difficile trovare qualcuno disposto a partire per il Perù e l’unica che poteva avere questo coraggio era Giua con la quale non avevo mai suonato dal vivo, anche se aveva già collaborato con me in “Giusta Distanza”, nel suo “TrE” con il compianto Armando Corsi ed anche in “Madreperla” di Banditaliana. Insomma, i nostri percorsi si erano incrociati più volte, ma mai dal vivo. Così, l’ho invitata, lei ha raccolto la sfida e abbiamo suonato al Gran Teatro Nacional di Lima che è uno dei teatri più belli dove abbia mai suonato. Il teatro era pieno e abbiamo avuto un successo tale che, subito dopo, ci siamo guardati e ci siamo detti: perché non continuare? Così abbiamo cominciato a suonare dal vivo anche dopo.
Il repertorio ha cominciato a prendere forma già sul palco di Lima?
Riccardo Tesi – Abbiamo suonato un po’ di cose che abbiamo scritto insieme, alcune canzoni di Giua che a me piacevano molto e alcuni strumentali miei che, invece, piacevano a lei. Poi, un giorno, Giua ha avuto l'idea di fare un disco live, nonostante le mie resistenze.
Giua – Molte resistenze (ride)…
Giua – Perché è un perfezionista giustamente…
Riccardo Tesi – Però, mi sono detto: proviamo questa esperienza. Devo dire che sono contento perché alla fine abbiamo fatto un disco che respira, che è vivo, nel quale si sente l’imperfezione, ma anche l’emozione.
Alcuni brani come “Valzer d’aprile” e “Mex Moon” suonano più carnali, più intense…
Riccardo Tesi – È vero. Il rapporto col pubblico ti porta a suonare in maniera diversa. Per l’occasione, però, ci siamo detti che avremmo dovuto scrivere qualcosa insieme e, miracolosamente, in tre giorni abbiamo scritto da zero quattro brani inediti. Se penso a quanto mi ci vuole a scrivere una canzone normalmente… Giua scrive molto velocemente, ma certo avevo qualche dubbio che nasceva dal fatto di venire da due mondi artisticamente così lontani. Non è facile trovare un modo di lavorare in comune e lo dimostra il fatto che, in tanti anni, collaborando con diversi artisti non abbia mai scritto brani a quattro mani. Per esempio, con Patrick Vaillant ognuno scriveva i suoi brani e poi li arrangiavamo insieme. Questo feeling con Giua c’è ed è molto forte. Ci siamo trovati d’accordo e, anche quando non lo eravamo, abbiamo trovato una terza via, una soluzione che soddisfaceva entrambi. C’è stato, quindi, un disaccordo molto creativo.
Giua, tu come hai vissuto questo incontro?
Giua – Benissimo, perché con Riccardo ci conosciamo da vent’anni. C'è una bellissima amicizia molto allegra, molto fresca, che ci lega da sempre. Mi diverto molto anche a punzecchiarlo, nelle in quelle cose che lo mettono in difficoltà, ma anche al contrario. A Genova si dice che c'è un “menaggio” continuo a vicenda, no? La cosa bella è proprio questa tra di noi, secondo me, che quando ci troviamo in disaccordo, non cerchiamo una cosa che scontenta tutti e due, la famosa via di mezzo, ma diamo vita proprio ad una cosa nuova. È questa la figata! Da due mondi diversi per tante ragioni, si arriva a qualche cosa che dà vita ad una forma diversa sia nella canzone, sia nel mondo in cui scriviamo e suoniamo insieme. Il mio desiderio di insistere sulla pubblicazione di questo disco dal vivo è che, secondo me, l’energia che noi abbiamo sul palco, nel fatto di suonare insieme e nel fatto di avere un contatto col pubblico, trasforma le cose.
Come avete indirizzato il vostro lavoro sugli arrangiamenti?
Riccardo Tesi – Ognuno cerca di mettere la propria parte. Io ho cercato di mettere il mio modo di suonare sulle canzoni di Giua che già esistevano e lei ha fatto la stessa cosa nei miei brani strumentali.
Giua – Ascoltandoci e facendo nostre le cose che già ci piacevano, magari in certi arrangiamenti già fatti, ma anche quei la cosa bella è che siamo tutti e due al servizio di quello che facciamo. Non c'è il desiderio
Quali sono gli elementi che vi hanno unito dal punto di vista artistico?
Riccardo Tesi – Giua la conosco e la stimo da più di vent'anni perché canta benissimo e suona molto bene la chitarra, ma soprattutto ha una scrittura, per me, molto interessante. Devo dire, in verità, che il suo modo di scrivere è un po’ lontano dal mio modo di pensare, l'armonia, le canzoni eccetera… Però la cosa bella è che proprio questa lontananza ci ha permesso di incontrarci e dare un colore diverso ad alcune mie idee e, forse, io alle sue. Diversamente si finisce a scrivere sempre la stessa canzone e la stessa musica. Quando, invece, avere qualcuno che ti fa deragliare dai tuoi percorsi normali, ti porta a scoprire nuove strade. Questo è quello che è successo con lei. Mi piace molto anche il rigore che ha e la velocità di scrittura, perché questa è una cosa che mi ha impressionato, è capace di scrivere un testo bellissimo in mezz'ora.
Giua – Dipende, però, da dove si parte, nel senso che questa alchimia è stata anche un po' magica. Io so scrivere canzoni che poi venga fuori una cosa bella è un’altra faccenda, no? Secondo me, quindi, è stato anche un po' una fortuna il prendere atto che questa cosa è successa. Non è che con qualunque buon musicista o bravo artista avviene la stessa cosa. Secondo me è stata proprio una fortuna l’essersi incontrati, punto. E poi c'è...
Giua – Avevamo una scadenza, per cui dovevamo quagliare in qualche modo. Questa è stata una cosa fondamentale.... Il piacere di suonare con Riccardo nasce dal senso e dal gusto armonico e melodico che ha per la frase. All’interno di una canzone, è presentissimo essendo molto riconoscibile nello stile, ti aggiunge qualcosa…
Come avete scelto i brani da interpretare?
Giua – Quello che ci piaceva…
Riccardo Tesi – Delle canzoni di Giua la mia preferita è “Più lontano di così”. Questa canzone l'ho avuta in testa per mesi e ho detto che dovevamo suonarla. Quando una melodia ti piace, ti prende. Sono contento che l'abbiamo registrata nella nostra versione.
Giua – A me piace ancora di più, per dirti, questa versione che ho fatto con Riccardo rispetto a quella del mio disco, a cui ero legatissima.
Riccardo Tesi – Del suo repertorio ho scelto i brani che sentivo a me più vicini e sui quali potevo fare delle cose nel mio stile.
Com'è stata la risposta del pubblico?
Giua – Pazzesca! Siamo veramente sorpresi.
Giua – È stato quel concerto che ci ha illuminato. Come ha detto Riccardo, pur conoscendoci da molto, non avevamo mai fatto un concerto insieme. In duo poi… Insomma, è stato emozionante, sorprendente…
In “Retablos. Live” suonate “Alberi” da “TrE”, il disco che hai pubblicato con il compianto Armando Corsi…
Giua – Non so da che parte iniziare. Armando è stata una delle persone più importanti della mia vita, oltre ad essere stato il mio maestro e un mio stretto collaboratore musicale. Sono cresciuta insieme a lui. La sua mancanza urla vendetta per quanto mi riguarda. Ce l’ho proprio dentro, da tutte le parti.
Riccardo Tesi – E poi è sempre presente nei nostri discorsi perché lui aveva proprio un modo di parlare delle frasi, un vocabolario tutto suo che era esilarante.
“Ti chiamo io domani” è dedicata a lui…
Giua – Esatto. È nata proprio in quei giorni in cui lui era un po' alla fine del suo percorso. Io avevo dentro un grande dolore, ma anche una bellezza straordinaria. Quello che posso dire è che Armando me lo sono vissuto veramente a pieno in tutto, nel bene e nel male fino all'ultimo. Una frase che lui mi diceva tutti i giorni - lui balbettava anche un po' - quando ci sentivamo era: “Belin, ti chiamo io domani”. Questa cosa del ti chiamo io domani, per me è come dire che sono io a chiamarlo tutti i giorni. Questa canzone per me è averlo lì e dal vivo è tosta portarla a casa.
Riccardo Tesi – Nel disco, poi, si sente ancor di più perché Armando Corsi era venuto a mancare da poco. Dopo averlo suonato abbiamo dovuto tirare il fiato per non commuoverci…
Tra i brani del disco c’è uno a cui siete particolarmente legati?
Riccardo Tesi – “Ti chiamo io domani” è sicuramente uno dei brani che mi emozionano di più perché è potentissimo e poi ha una frase musicale molto semplice, ma che è di quelle cose che. Dei brani nuovi, comunque, mi piacciono tanto più o meno tutti…
Giua – Io faccio fatica…. ma “Ti chiamo io domani” è indubbiamente è un pezzo di cuore. La cosa è che però mi piace tanto è che sono felice di cantare tutte le canzoni. Non c’è un brano che mi secca di fare e questa è una cosa straordinaria. Delle composizioni di Riccardo me ne piacciono tantissime e ne ho scelte tre perché dovevo sceglierli. “Citrustango” è, però, quello che mi fa divertire di più nel suonarlo con lui.
Riccardo Tesi – Chitarristicamente è impegnativo...
Giua – Però è divertente!
Riccardo Tesi – In quel caso, si vede veramente come lei suoni molto bene la chitarra.
Ci sarà un seguito in studio della vostra collaborazione?
Riccardo Tesi – Abbiamo appena iniziato…
Giua – Facciamo una trilogia (ride)…
Riccardo Tesi – Intanto faremo girare un po’ questo poi, per il futuro, vedremo…
Giua – Nel prossimo disco canterà Riccardo e io suonerò l’organetto (ride)…
Riccardo Tesi – Al momento, non ci sono progetti…
Giua – Io sono del segno della vergine e quando sono in studio è l’unico momento della mia vita in cui mi parte un perfezionismo fotonico di quelli alla Beppe Quirici…
Riccardo Tesi – Io ti batto…
Giua – Non so se ci convenga farlo un disco in studio (Ride)… Sennò non ne usciamo vivi…
Riccardo Tesi – Magari lo faremo davvero…
Giua & Riccardo Tesi – Retablos Live (OrangeHome Records, 2025)
L’incontro tra Giua e Riccardo Tesi ha radici lontane nel tempo, essendosi trovati a collaborare diverse volte nei rispettivi dischi. Del tutto inedita e allo stesso tempo sorprendente è, invece, il loro duo, nato quasi per caso in occasione di un concerto in Perù, e sulla scia dell’entusiasmo evolutosi in breve tempo in un progetto strutturato che li ha visti non solo incrociare i rispettivi repertori, dando una nuova veste ai rispettivi brani, ma anche dar vita a nuove composizioni. A cristallizzare questa affascinante alchimia sonora è “Retablos Live” che sugella l’incontro tra l’organetto e il repertorio legato alla musica tradizionale di Riccardo Tesi e la canzone d’autore di Giua, autrice e chitarrista tra le più raffinate della scena cantautorale al femminile in Italia. Registrato nel novembre 2024 al Tiqu - Teatro internazionale di quartiere di Genova, l’album mette in fila tredici brani, più una bonus track, che aprendosi come scatole magiche, ci regalano un ideale viaggio sonoro nel corso del quale, si incrociano storie, paesaggi, stati d’animo e riflessioni sull’importanza della memoria e delle radici, ma con lo sguardo dritto verso il futuro. Durante l’ascolto, a spiccare sono gli arrangiamenti semplici ed essenziali, ma allo stesso tempo ricchi con l’organetto diatonico di Tesi che dialoga con la chitarra di Giua, impreziosendone le trame melodiche. Ad aprire il disco è “Martini On The Rocks”, primo brano inedito composto a quattro mani, che colpisce per la particolare struttura melodica quasi rock e per il serrato interplay tra chitarra e mantici. Si prosegue con “Nel cielo nuotano pesci” che nel testo evoca la scrittura fantastica di Gianni Rodari, e una superba versione di “Citrustango” di Riccardo Tesi nel quale spicca la bella trama chitarristica. Se la toccante “Ti chiamo io domani” è dedicata all’indimenticato Armando Corsi, la successiva “L’albero dei manghi” arriva dal repertorio di Giua regalandoci una dose di belle vibrazioni, e introducendoci ad una elegantissima versione di “Valzer d’aprile” dal recente “La giusta distanza” dell’organettista toscano. Altra perla del disco è “Lù”, una canzone d’amore alla quale Giua ha affidato il racconto dei piccoli miracoli della vita quotidiana, mentre “Alberi” è in una versione densa di poesia. I virtuosismi di “Moresca/Moresca nuziale” aprono la strada al lirismo di “Più lontano di così” e alle atmosfere da border song di “Mex Moon”, ma c’è ancora tempo per le sorprese con la bella rilettura di “La musica che gira intorno” di Ivano Fossato e la trascinante resa de “La leggera”, a cui segue la bonus track conclusiva “Franziska” dal songbook di Fabrizio De Andrè, nella quale spicca la voce del giovanissimo Agostino Giovannone, figlio di Giua. Insomma “Retablos Live” è una splendida fotografia di un magnifico sodalizio artistico per il quale auspichiamo un futuro radioso e pieno di grande musica.
Salvatore Esposito