Chitarrista di fama internazionale, Filippo Dall’Asta rivela subito dal titolo del nuovo album, “The Hot Club of Tenerife”, la sua collocazione musicale e geografica. Residente nell’isola delle Canarie dal 2022, infatti, il musicista parmense ha incontrato compagni di viaggio con cui perseguire la sua idea di fusione che mette al centro il jazz manouche (richiamato nel titolo reinhardiano) su cui innesta elementi classici, jazz e perfino pop. Così si racconta: “Nel 2022 ho preso la decisione spontanea di trasferirmi a Tenerife con la mia famiglia, spinta da una forte intuizione. Questo salto di fede non solo ci ha portato su un'isola bellissima, ma anche in un nuovo regno di esplorazione musicale. ‘The Hot Club of Tenerife’ è una testimonianza di come si possa seguire il proprio istinto e abbracciare le avventure della vita senza conoscerne gli esiti. Durante una magica jam session jazz in una capanna isolata sulla spiaggia, ho incontrato musicisti incredibili che in seguito si sono uniti a me per dare vita a questo album”.
Il disco è stato registrato con Kepa Martinez (clarinetto e voce in “Lonely”), Yeray Herrera (chitarra ritmica), Augustin Buenafuente (contrabbasso) e Fernando Angulo (batteria). Nel brano “Not Yet, Sofia!”, inoltre, si aggiunge un quartetto d’archi: Ada Kwaśniewicz (primo violino), Krzysztof Katana (secondo violino), Aldona Trybulec (viola) e Monika Würsten (violoncello).
Ottima partenza con “After You’ve Gone”, composta da Turner Layton nel 1918, di cui la band coglie con eleganza le sfumature melodiche, arricchendole con decisa impronta ritmica, brillantezza nel tocco chitarristico e nel fraseggio del clarinetto. Si passa poi a un altro classico di vent’anni più tardi: “Cherokee” di Ray Noble, Il brano inizia insolitamente con un coro, per poi evolversi in un serrato andamento swing e in un bridge a tempo di valzer. Successivamente, lascia la scena allo slancio virtuosistico del clarinetto, culminando in una sorprendente e gustosa impennata corale senza parole che chiude il cerchio. Il primo brano composto da Dall’Asta, “Not Yet, Sofia!”, è un delizioso valzer che scorre con nitida scioltezza e vede la partecipazione del quartetto d’archi. Dal songbook americano avanza “Blue Skies” di Irving Berlin, pezzo che permette alla band di mettere in luce la propria tecnica e l’abilità nell’interazione. A seguire, un trittico di composizioni firmate dallo stesso Dall’Asta. Si inizia con “Mona Lee”, un numero davvero riuscito, che si apre a un’ambientazione bebop; si prosegue con il tempo sospeso della gentile e calorosa “Nico’s Dream”; infine c’è “Elena”
che, come il precedente, è un brano ispirato ai figli di Filippo i cui nomi sono nei titoli: un vivacissimo e luminoso tema in stile bossa, dove Dall’Asta dimostra pienamente la sua maestria chitarristica. Il programma continua con “The Man I Love” proveniente dal repertorio gershwiniano, in cui clarinetto e chitarra dialogano, mentre la sezione ritmica fornisce un solido fondamento. Anche “Softly, As in a Morning Sunrise” di Sigmund Romberg è uno standard jazz, dal registro profondo e lirico ma che non manca di energia. Finale festivo, con l’inattesa rivisitazione di “Mr. Lonely”, la pop song di Bobby Vinton, cantata in spagnolo da Martinez.
Non può mancare un plauso alla resa fonica, che esalta in misura ottimale le sonorità dell’ensemble. In definitiva, virtuosismo, eleganza, dinamismo e spirito libero con cui superare le linee di demarcazione tra generi sono i punti di forza di “The Hot Club of Tenerife”: un album che non ci si stanca di ascoltare dall’inizio alla fine. È pura gioia.
Ciro De Rosa
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