Per Shabaka, “i flauti sono gli strumenti su cui mi sono esercitato e concentrato negli ultimi anni. Quel che è cambiato è che ora porto il risultato della mia pratica privata nelle mie performance pubbliche e nella mia produzione discografica”. Nel solco dei flauti, quest’anno l’Impulse! aveva offerto ad aprile il bell’album di Shabaka, “Perceive its Beauty, Acknowledge its Grace”. Ora aggiunge un EP con cinque tracce e un convincente ventaglio di collaborazioni, in continuità a precedenti esperienze condivise (per esempio con André 3000 e Esperanza Spalding), o ad aprire nuove vie, come accade nei due brani che aprono l’album e che vedono protagonisti gli Armand Hammer, ossia i due rapper Billy Woods e Elucid, protagonisti l’anno scorso di “We Buy Diabetic Test Strips”. A proposito della sua voce, in una recente conversazione con Laura Misch, Shabaka aveva raccontato: “Non credo di essere un cantante, ma spesso canto; è il caso di ‘Afrikan Culture’, molto tempo fa, e poi di ‘Breathing’ in ‘Perceive its Beauty, Acknowledge its Grace’. Penso che ci sia qualcosa di più profondo nel non considerarmi cantante; ha a che fare con le mie riserve riguardo al mettere in primo piano la mia voce reale piuttosto che lavorare con gli altri suoni che porto con me. Per ora, la mia voce è solo un altro suono che posso inserire nel mix. Ma ci sto lavorando. Ho solo bisogno di un periodo in cui io possa sentirmi libero di utilizzare il mio metodo. Ho un metodo che uso per imparare le cose in generale, e penso che se lo usassi con la voce potrei diventare un cantante. Al momento, devo dedicare tutto il mio tempo a imparare il flauto, quindi non ho ancora avuto tempo studiare canto”.
Entrambi di New York, Billy Woods e Elucid avevano condiviso i versi di "Baby Steps" e "As the Crow Flies" nell’album di Woods e Kenny Segal “Maps”. In “Possession” danno corpo alle inquietudini timbriche e poetiche che attraversano “Timepieces” - con Woods che gioca in modo incalzante e abile con serie di numeri e contesti diversi in cui un vecchio amore torna ad interrogarlo - e “I’ve Been Listening” in cui il titolo viene ripreso nell’arco del brano da Elucid quasi fosse un ostinato che fornisce l’intelaiatura cui fanno riferimento gli altri suoni: il piano di Jason Moran, l'arpa di Brandee Younger, i colori percussivi di Carlos Niño.
Pezzo forte ed esteso del repertorio è “To the Moon”, quasi otto minuti punteggiati da sinuosi richiami per uccelli attorno a cui dialogano Shabaka e André 3000, mettendo da parte ogni velleità melodica per far spazio a strati di tessuti sonori avvolgenti ed ipnotici, quelli che meglio restituiscono il senso del titolo dell’album.
La voce di Esperanza Spalding guida le forme concentriche di “Cycles of Growth”, con il flauto di Shabaka a danzare intorno al canto con un timbro arioso che pare costantemente produrre nuovi spazi sonori da attraversare. In chiusura, il piano acustico di Nduzo Makhathini si incarica di dissodare il terreno in cui germoglia “Reaching Back Towards Eternity”, paesaggio notturno che fa da cornice ai registri più gravi dei fiati di Shabaka.
Possessione potrebbe rimandare al verbo avere, ma la ricerca di Shabaka spinge il termine verso la sua dimensione spirituale e trascendente: “Stratificare vari flauti è stata un'idea di cui ho parlato con Betamax (il batterista Max Hallett) durante i tour con il gruppo The Comet Is Coming. Lui mi ha suggerito di sperimentare ‘cori di flauti’. Così ho iniziato a registrare una decina di flauti su una linea melodica e poi li ho impilati molto indietro nel mix in modo da farli suonare come un unico flauto in fase”.
Alessio Surian
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