“Musica altra” al Circolo Culturale Arci Aurora di Arezzo grazie a Silvio Trotta e al suo inossidabile festival “Pifferi, muse e zampogne”, ormai giunto alla sua 28esima edizione. Nei giorni 5/6/8 dicembre l’evento ha inondato la città riuscendo a soddisfare un pubblico numeroso, attento e coinvolto.
La prima serata, come sempre, è stata dedicata alla selezione di gruppi o singoli artisti per la partecipazione alla prossima edizione di Folkest premio Alberto Cesa 2025, in Friuli Venezia Giulia. Si sono esibiti davanti alla giuria composta da Andrea Del Favero, direttore artistico di Folkest, Gianni Martin, direttore organizzativo di Folkest, Lisetta Luchini, cantante, ricercatrice, cantastorie di musica popolare toscana, Alessandro Bruni chitarrista classico innamorato di musica tradizionale e Silvio Trotta direttore artistico del festival aretino, gli Zerofolk Duo, Paolo Rasile e Brigata Frà Diavolo. I concorrenti, al di là dell’ambito premio, hanno avuto la possibilità di misurare la loro proposta nel reciproco confronto. Hanno vinto la partecipazione a Folkest 2025 gli Zerofolk Duo che si esibiranno sul palco principale di Spilimbergo la prossima estate.
Le due serate successive sono state aperte da un ospite graditissimo, già
presente al Circolo Aurora nel lontano 2011 che aveva lasciato negli appassionati spettatori un ricordo indelebile: Giuseppe "Spedino" Moffa. L’artista è un poliedrico musicista molisano, compositore, cantautore, chitarrista e soprattutto zampognaro. Impegnato, da anni, a dimostrare come questo antico strumento possa rappresentare non solo la memoria e la storia ma il presente e come sia possibile creare nuovi repertori che “tradendo” la tradizione dinamicamente la rinnovano. Spedino, abbracciato alla sua zampogna, sul piccolo palco del Circolo, ha giocato, sperimentato, regalato al pubblico echi originari ed esuberanti sonorità contemporanee in una sintesi estetica di tutto rispetto, entusiasmando gli spettatori. Ha presentato inoltre il suo lavoro didattico “Metodo per zampogna” (Squilibri editore), realizzato all'interno di un progetto promosso d'intesa con il Conservatorio "Lorenzo Perosi" di Campobasso. Il volume formalizza un patrimonio musicale tramandato oralmente nell’intento che possa affermarsi anche come riferimento per una nuova didattica della zampogna, in considerazione del fatto che, di recente, anche in altre istituzioni dell’Alta Formazione Musicale, da
Catanzaro all’Aquila, sono stati aperti corsi sugli strumenti della tradizione. Il testo si sviluppa su diversi livelli, si rivolge al neofita, a chi già suona da autodidatta o “a orecchio”, ai musicisti che vogliono ampliare le proprie competenze professionali. A Giuseppe Spedino Moffa: “... un metro e novantaquattro di musica alla grande, ricca di memoria, di storia e di presente” come lo ha definito Ivan Della Mea in un suo articolo, diciamo grazie!
Il gruppo di Officine Meridionali, capitanate da Giuliano Gabriele organettista e cantautore tra i più interessanti della scena “world music” italiana, si è affermato nella seconda serata. L’Orchestra Officine Meridionali è un collettivo di musica popolare attuale, composto da giovani musicisti provenienti da l'Italia centrale e meridionale che rappresentano il patrimonio immateriale conservato nella lingua, nelle voci e nei suoni della musica popolare contemporanea. Giuliano Gabriele (organetto e voce), Eduardo Vessella (tamburi a cornice), Laurence Cocchiara (violino), Giorgia Parmeni (voce) si sono esibiti in un concerto variegato che ha alternato brani della tradizione popolare del sud di Italia rivisitati a “modo nostro”, come dichiara lo stesso Gabriele, e nuove composizioni che segnano l’interessante evoluzione artistica verso il
cantautorato del musicista laziale. La rilettura contemporanea della tradizione, frutto di ricerca e contaminazione, si è mossa sui ritmi della grande famiglia delle tarantelle, attraversando canti d’amore, di lavoro, di festa e di protesta, in un percorso in divenire, tanto singolare quanto emozionante. È un ritratto del Sud amaro quello che emerge dal loro repertorio, racconta la bellezza fragile di una terra intrisa di contraddizioni, un luogo però abitato da una musica potente a cui le Officine Meridionali hanno reso omaggio con passione e competenza. Non sono mancati, durante il concerto momenti divertenti di coinvolgimento del pubblico invitato a cantare e a partecipare sulle note dell’organetto e sui ritmi delle percussioni.
La manifestazione aretina si è conclusa con Riccardo Tesi, organettista e compositore di fama internazionale, che ha presentato il suo ultimo album “La Giusta Distanza” (VisageMusic). La sua indole di sperimentatore, alla continua ricerca di rinnovamento, lo ha portato a circondarsi di nuovi e giovani collaboratori per formare L’Elastic Trio. Alle percussioni abbiamo ammirato il funambolico Francesco Savoretti, che coniuga il groove irresistibile ereditato dal suo passato di batterista, con i colori dei tamburi a cornice e delle percussioni etniche, di cui è un autentico maestro. Alla chitarra e alla voce, il sorprendente Vieri Sturlini, che vanta una formazione eclettica dal classico al jazz, dal folk alla canzone d’autore e che con passione ed energia vitale ha interpretato brani originali di grande impatto emotivo. Il trio, compatto e in armonia, è guidato con modestia e generosità dal grande Tesi che abbraccia i suoi ragazzi in uno “sguardo di simpatia totale” ed emoziona la capacità del Maestro di saper valorizzare i giovani talenti in uno scambio generativo di energia e di bellezza. Insieme a questi bravi musicisti il maestro Tesi ha, con la solita eleganza, trascinato il pubblico nella sua musica solare e speziata che sa di Mediterraneo, ricca di melodie poetiche ed evocative per una festa di suoni, voci e ritmi capace di testimoniare il fascino della musica del mondo.
Gloria Sereni
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