In quegli stessi mesi arriva sul mercato anche “Encián” (2019), album Makám di stampo religioso per un ensemble che denota un’ennesima rivoluzione al proprio interno: unicamente il leader Zoltán e Attila Boros al basso elettrico, rimangono. Cambia la voce femminile solista che ora risulta Sári Bede, è Árpád Szabó a imbracciare il violino e rientra Péter Bálint al didgeridoo. Ma le novità più rilevanti sono i ritorni di alcuni membri precedenti: Csaba Gyulai, il percussionista giunto all'inizio dell'era vocale del gruppo (Skanzen - 9 Colinda - Szindbád) e soprattutto, il duduk (al posto del sassofono) suonato da Endre Juhász, membro iniziale di Makám És Kolinda e rimasto stabilmente in formazione fino a A Part (1998). A questo punto si poteva anche cullare il sogno di riascoltare all’interno di Makám Egyuttes il timbro del loro caratteristico oboe! Il disco contempla le musiche di Krulik che incorniciano svariate poesie mistiche di Sándor Sík (1889-1963), sacerdote-scrittore, professore universitario di letteratura e rappresentante di alta poesia neocattolica magiara. Zoltán lo canta in appropriato tono cantautorale come merita “Notte, soffocante, nera, le stelle hanno paura di brillare, la luna pallida trema e si nasconde dietro muraglie di nubi alte e cupe, la notte è nera e senza luce, la strada è nera e buia...la terra, i fiori, i volti umani, la polvere che ora deposita oscurità, la polvere che ora calpestiamo in silenzio, da destra e da sinistra, dietro e davanti, la notte ci crolla intorno...ascoltiamo e ascoltiamo, andiamo e ascoltiamo e basta, un filo d'erba ronzante, una foglia tremante, un pipistrello notturno che aleggia freddo sulle nostre teste: tutti chiedono, chiedono e chiamano..” (Porban Es Ejszakában). Studioso erudito, esteta, traduttore, Sík era anche critico di poesia, scrittore teatrale di drammi storici e opere misteriose, dal 1948 divenne massimo rappresentante ungherese dell’Ordine degli Scolopi, i chierici dediti ai voti di povertà, obbedienza e fautori della “perfezione della carità”. La sua
assoluta padronanza della versificazione conferì un notevole impulso alla lirica religiosa ungherese “Desiderio, desiderio, desiderio pesante e silenzioso, mortale, infinito mi colpì freddamente, senza essere invitato. Mare! disse la mia anima… acque lontane, nascondete il vecchio sogno della mia anima? ...grandi acque, senza fondo, ruggenti, nascondete l'antico sigillo dei segreti? ...sono nato dalla polvere, nella polvere, mare, segreto, oscuro torrente, eterno mulinello silenzioso, cosa mi darai se spezzerò i lucchetti del mio destino? ...cosa mi darai, elemento oscuro? ...” (Tenger). Evidentemente l’esperienza dell’omaggio live rivolto ad Ady Endre ha lasciato un segno profondo in Krulik che si prende un’altra pausa da Makám, per realizzare “Eladó A Hajó” (2020) ancora una volta consacrato a tredici liriche dello stesso. A queste aggiunge un pugno di proprie e un paio dalla penna di Zoltán Somlyó (1882 - 1937) giornalista, traduttore e altro notevole poeta ungherese di solitudine, erotismo e anarchismo bohémien. Il disco presenta una formazione in trio inusuale sia per l’approccio strumentale che per i musicisti stessi, Pál Vincze (sintetizzatore) e István Bata (basso elettrico), entrambi estranei all’ensemble di Krulik (uniche concessioni: occasionali interventi di violino, fiati e voce targati Mákam). “La barca è in vendita, le corde rotte, l'albero rotto...una piccola riparazione e tornerebbe a funzionare...era gloriosa ai suoi tempi, non sarebbe una vergogna portarla in mare oggi...la sua vela ha visto mille tempeste ma ha anche visitato mille mondi. La barca è in vendita e chi è degno di una bella, santa dannazione, ci salti sopra, incantato...costa parecchio, venga chi la vuole, sarà un viaggio dannato ma ne vale la pena” (Eladó A Hajó). L’atmosfera risulta prossima a Robinzon Kruzo (2012), spoglia di riferimenti world music, anche se nelle occasioni in cui la voce di Krulik è raddoppiata da quella di Sári Bede (Ugyanaz A Kerités, su tutte), ne guadagna in intensità e magia evocativa. Nello spettacolo dal vivo Zoltán cantava solamente un brano ma in questa occasione interpreta la totalità delle canzoni. “È un fosso grande, sonnolento, strano, abitato da acqua
fangosa e scarichi, Kraszna, Szamos, Tisza, Danubio portano la loro schiuma verso l'Oceano. Anche se l'altezza mi cade addosso, se cento maledizioni si impossessano del mio sangue, se mille talpe scavano una diga, raggiungerò comunque l'Oceano. Lo voglio perché è un'audacia, lo voglio perché è una meraviglia del mondo: partire da una vena e correre nel santo, grande Oceano” (Az Értől Az Oceánig). Il viaggio rappresenta il simbolo centrale del mondo narrato da questo poeta, anche quello visionario, gran parte della sua vita è stata passata in movimento. Questo ha influito concretamente sulla personalità dei versi di ricerca, inseguimento, insoddisfazione; non è difficile immaginare i motivi di stimolo e il forte ascendente che questo può aver esercitato su un musicista dalla mente aperta quale Zoltán Krulik. Il quale nel 2021 pubblica un terzo libro di prosa a proprio nome, dal titolo “Anyakönyv”, dove intreccia ricordi e avvenimenti storici, li tesse quasi si trattasse di un tappeto di stracci presi in vari tempi e luoghi e poiché non si sfugge al presente, in alcuni punti viene citato anche il coronavirus. Anche le immagini che compongono le copertine dei dischi appaiono significative nell’opera di scrittura musicale di Makám, visto che fin dall’esordio di Közelítések = Approaches, la loro grafica è ad esclusiva opera della moglie, l’artista tessile Erzsébet Katalin Komarómi, incontrata nell’autunno del 1977 e sposata soli otto mesi dopo. Anche la loro figlia, violinista e corista, Eszter Krulik è presente nella formazione del gruppo lungo cinque anni e quattro dischi (Skanzen, Szindbád, Anzix, Almanach) fino all’arrivo di Olga Horváth. Attraverso la pentatonia, comune a tutte le culture della musica popolare, la dualità tra tradizione e modernità ha condotto Makám a ricevere il 18 giugno 2022, l'Hungarian Heritage Award presso
l’Accademia delle scienze di Budapest, alta onorificenza assegnata a chi ha contribuito all’elevazione spirituale della società. Sono entrati a far parte del patrimonio nazionale ungherese, dopo una quarantina di anni, più di duemila concerti in Europa e India, una trentina di dischi dove hanno celebrato le creatività musicale e i poeti magiari. Sempre più ringiovaniti nei membri, rappresentano oggi il più longevo organico folk del loro Paese e uno dei più longevi dell’intero panorama europeo. Comprendono al loro interno, perennemente a conduzione dell’inossidabile Krulik, tutti musicisti che ai tempi dell’esordio, non erano neppure nati. In epoca di pandemia hanno registrato, senza pubblico “Álomvigyázó” (2023), concerto prevalentemente infantile, in settetto (Zoltán Krulik, Sári Bede, Gabriella Rácz, Dávid Eredics, István Bata, Lászlo Keönch, Zoltán Varró). Sempre nello stesso anno ha visto la luce anche l’antologico “Instrumental 1. Kerengo” comprendente registrazioni tratte da dischi divenuti storici: Közelítések = Approaches, Divert Time Into e Café Babel. Makám possiede una discografia* di oltre quarant’anni e può permettersi oramai una serie di celebrazioni in musica con formazioni variabili. Come alla Casa della Musica Ungherese, dove lo scorso 22 febbraio, dodici vecchi e nuovi membri si sono avvicendati sul palco: Gerg T Borlai (batteria), Mihály Borbély (sax), Magyar Bori (voce), Attila Boros-basso, Dávid Eredics (clarinetto, kaval, sax), Endre Juhász (oboe), László Keönch (cajon, udu, darbuka, batteria), Zoltán Krulik (chitarra acustica), Zoltán Lantos (violino), Zoltán Mizsei (sintetizzatore), Gabriella Rácz (violino), Szabolcs Szoke (gadulka). “Vita brevis, ars longa”.
Flavio Poltronieri
Traduzioni a cura di Flavio Poltronieri
NB: Per comodità di lettura è stata utilizzata la modalità occidentale scrivendo prima il nome e poi il cognome dei musicisti, diversamente da quanto accade in lingua ungherese in cui la scrittura corretta risulta al contrario.
DISCOGRAFIA
Makám És Kolinda, 1982
Úton, 1984
Közelítések = Approaches, 1988
Divert Time Into, 1994
Café Babel, 1997
A Part, 1998
Skanzen, 1999
9 Colinda, 2001
Szindbád, 2002
Anzix, 2003
Almanach, 2005
Ákom Bákom, 2006
Orient-Occident, 2007 (comp.)
Zarándokének, 2008
Yanna Yova, 2008
Csillagváró, 2010
Makám & Kolinda 30, 2011
Robinzon Kruzo, 2012
Petri-Dalok, 2014
Napének, 2014 (comp.)
Holdfényt Vetettem, 2015
Szerelem, 2016
Ezeregyéjszaka, 2017
Budapest Éjszakája Szól, 2019
Encián, 2019
Eladó A Hajó, 2020
Álomvigyázó, 2023
Instrumental 1. Kerengo, 2023 (comp.)
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