I decenni trascorrono, i gusti musicali e gli scenari mutano. In Europa una musica “celtica” oramai sedimentata, può instillare la sensazione che l’uscita di un disco di Stivell più che per i suoni, faccia notizia per i prossimi 81 anni del suo canuto titolare, il bretone più famoso al mondo dopo Asterix. Alan sottolinea come nella Regione si sia passati “da un diffuso complesso di inferiorità a quello che è quasi quasi un complesso di superiorità.” In effetti oggigiorno in Terra d’Armorica il mondo reale contempla fantasie senza precedenti da quel suo inizio carriera diventato passato quasi mitico. I tempi sono cambiati in un presente allora forse nemmeno osato immaginare, dove la musica ha esorcizzato gli spazi, catturato le anime più che toccarle. Sappiamo tutti che quando i pianeti si allineano, accadono grandi cose, o almeno dovremmo crederci, negli anni ‘70 si parlava di “nouvelle vague bretonne” e questa nomenclatura non era affatto artificiale e instabile come tante altre lo sono o lo sono state in giro. In una Bretagna pervasa di fioritura artistica, non sono più fiaba le narrazioni mitiche che avvolgono figure del passato anche sacro ma nell’aria, della fiaba è rimasto l’incantesimo e l’incantatore che in questo caso si chiama Alan Stivell. Chissà che tutto non derivi dal verbo frequentativo di “canere”, ovvero “cantare”, il canto, in fondo, implica sempre un’intenzione seduttrice e di fascino la sua voce ne ha emanato davvero parecchio anche dalle nostre parti, almeno durante quell’epoca irripetibile. Oggi con rinnovato orgoglio lui ribadisce per l’ennesima volta, come il suo resti il percorso non di un artista tradizionale ma che utilizzando i temi della tradizione abbia cercato di creare una musica appartenente alla propria epoca. Anche in questa registrazione si passa dal canto quasi a cappella a elementi world-music tenendo ben saldo“un piede in Bretagna e un piede nel resto del mondo”. Con una particolarità inedita però: la presenza di una formazione sinfonica. Si tratta della produzione in lussuoso digibook (2 cd + dvd + libretto di 48 pagine con testi, foto d’archivio, due editoriali e note firmate di suo pugno) riguardante un evento proposto alla sala “Le Liberté” di Rennes, capoluogo di Bretagna, la sera del 7 aprile 2022 e, il giorno dopo, presso la storica “Salle Pleyel” di Parigi che in passato ospitò perfino Chopin e Liszt. Esibizione di potenza e grazia da parte di una settantina di musicisti complessivi, tra orchestra sinfonica celtica con coro, bagad di solisti, un suonatore di cornamusa irlandese, la cantante Juliette Chevalier e membri rock abituali del suo gruppo. Un concerto (quello di Rennes, per la precisione) che inizialmente non era previsto per la pubblicazione e questa volta non si trattava più come un tempo, di aggirare odiosi ostracismi francesi, quanto degli enormi costi di realizzazione che hanno fatto virare verso un’edizione limitata da parte dell’indie-label, Verycords Records. Un disco che ingloba, eccezionalmente, anche parti della celebre “Sinfonia Celtica” che, molto tempo dopo la sua realizzazione, torna quindi a risuonare su un palco. Due eventi straordinari a ben quarantadue anni dalla prima grandiosa rappresentazione live di domenica 3 agosto 1980 (sempre all’interno dello stesso Festival Interceltico) presso lo stadio Moustoir di Lorient con la partecipazione di ben quattrocento musicisti e davanti a dodicimila spettatori.
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