Puntuali e accoglienti, con il loro calore ancora afoso di estate, sono arrivati i giorni di Bianca. Si viene da mesi di lavoro in cui, chiuso il bando che sempre richiama decine e decine di cantautrici a partecipare al solo Premio dedicato esclusivamente a loro (grazie a un’intuizione poetica e visionaria dell’indimenticato Fausto Mesolella), si è passati all’ascolto attento di ciascuna composizione da parte dei comitati di garanzia e all’ideazione della nuova edizione da parte di organizzatori e direzione artistica, quest’anno particolarmente significativa per il numero che si andava a chiudere: venti. Venti anni di Premio Bianca d’Aponte, organizzato dall’Associazione Bianca d’Aponte, con la collaborazione di ReteDoc, ed è sostenuto da SIAE – Società Italiana degli Autori ed Editori e NuovoImaie.
Una ritualità, ormai, che comincia dal pranzo del venerdì, in cui arrivano alla spicciolata le concorrenti con i loro musicisti e i primi addetti ai lavori che fanno il punto sulla loro attività dei mesi precedenti, ma pure gli artisti ospiti delle serate, se sono già in zona e hanno voglia – e sempre ne hanno – di unirsi alla bella compagnia. Ci si siede tutti agli stessi tavoli, dove capita, ci si ritrova, ci si presenta o si viene presentati da Giovanna, mamma di Bianca, e dal papà Gaetano che, la dolcissima cagnetta Lulù al seguito, fa gli onori di casa passando tra i suoi ospiti, mentre l’instancabile Gennaro Gatto si assicura che tutti si trovino a proprio agio e che ogni necessità sia stata presa in carico. È un momento importante, questo, che fa già comunità di pari, che spegne il fuoco tossico della competizione e rende tutti fortunati vincitori: questa è la premessa di un premio unico, perché animato dal medesimo spirito di accoglienza e di attenzione al prossimo che era proprio di Bianca.
Le dieci protagoniste del Premio si sono esibite, come
di consueto, in entrambe le serate, anche quest’anno presentate dall’ormai affiatatissima coppia Carlotta Scarlatto e Ottavio Nieddu: nella prima con una canzone di loro scelta, non in gara; nella seconda con la canzone finalista sottoposta alla valutazione delle due giurie presenti in sala: la giuria “tecnica” che dispone i premi di interpretazione, arrangiamento, testo e il brano vincitore assoluto, mentre il Premio della critica Fausto Mesolella viene assegnato dalla giuria di giornalisti e critici musicali autorevolmente presieduta da Enrico de Angelis.
Poiché è intenzione dichiarata dagli organizzatori che vengano considerate vincitrici tutte le finaliste, rimandiamo alla fine di questo articolo la cronaca dettagliata sui diversi riconoscimenti assegnati alle cantautrici per dare spazio al racconto delle serate, e limitandoci ora a dare conto dei principali premi man mano che citiamo le artiste in ordine di apparizione nella serata finale.
Apre la serie il trio napoletano Kalika (ovvero Vania Di Matteo, Anna Rita di Pace e Giulia Olivieri): tre cantanti (ma Anna Rita è anche al violino) che intonano “Bent el Rhia” con voci belle e dense che giocano ad armonizzare in sonorità arabe su un testo ricco di metafore prese a prestito dalla natura. Giulia Leone, che con “La domanda giusta” risulterà vincitrice della Targa per la Miglior composizione, merita per chi scrive anche una menzione per l’ottimo testo la piena presenza sul palco. Irene Di Brino, tanto spiritosa quanto acuta e brillante, tiene benissimo la scena e con la sua Twist 2046 si fa notare dalla giuria della stampa specializzata che le assegnerà il Premio della critica “Fausto Mesolella”, ex aequo con la vincitrice assoluta.
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