Sväng – Svängo Nuevo (Galileo Music Communication, 2024)

Googlando “Sväng” e “Blogfoolk” troverete un ampio ventaglio di recensioni dedicate ai quattro acrobati finlandesi dell’armonica a bocca, ormai protagonisti della scena folk contemporanea da due decenni. Non posso negare di essere stato affascinato fin da subito da questa originale proposta musicale, che combina creatività, ironia e una straordinaria tecnica strumentale. Infatti, ho seguito gli Sväng dal loro debutto, recensendoli su altre storiche riviste musicali. Recentemente Simon Broughton li ha definiti “il Kronos Quartet dell’armonica”. I quattro musicisti sono Eero Turkka (armonica cromatica e diatonica), Eero Grundström (armonica cromatica e diatonica), Jouko Kyhälä (harmonetta e armonica diatonica) e Tapani Varis (armonica basso); quest’ultimo, anche rinomato contrabbassista e suonatore di scacciapensieri, è subentrato a Pasi Leino. Il decimo album, “Svängo Nuevo”, viene pubblicato proprio in occasione del ventennale della band e contiene esclusivamente materiale originale composto dai quattro membri della band, a differenza delle incisioni tematiche che, dal 2015 al 2020, hanno celebrato il compositore nazionale (“Sväng Plays Sibelius”, 2015), fissato il meglio dei loro trascorsi artistici (“Hauptbanhof” 2017), ripreso repertori di tango finlandese (“Sväng Plays Tango”, 2018) e riproposto tradizionali finnici (“In Trad We Trust”, 2020). Autore della title track che apre il lavoro è Grundström. Affascinato dallo stile vocale teatrale del cantante argentino Melingo, Eero ha composto una sorta di danza eseguita nella prima parte con l’armonica cromatica in mi, dove si rintracciano influenze dello stile di Hugo Diaz, armonicista jazz e tango anch’egli argentino. L’accentuazione ritmica spinge Eero Turkka a passare all’armonica blues in sol, che diventa strumento guida del motivo che contiene anche una citazione di una nota canzone finlandese. Si prosegue con “Dai Pet” di Turkka, una composizione in 5/8 ispirata a un ‘Paidusko’ bulgaro. L’armonica blues è protagonista pure della successiva “Vaaran takana” (Dietro la collina), firmata da Tapani Varis, che intende onorare i pastori che suonavano strumenti a fiato di corno o legno, per tenere insieme il bestiame, spaventare animali selvatici o divertirsi. Varis dedica questo brano alla musica e alle antiche foreste della Finlandia, in particolare a quelle della Carelia settentrionale. “Nälkämaan lokari” (Boscaioli del paese della fame) ci trasporta nel periodo tra il 1870 e il 1930, durante la cosiddetta Grande Migrazione dei finlandesi in Nord America. Quasi mezzo milione di persone partirono in cerca di una vita migliore oltreoceano, sfuggendo alla fame, alla repressione e alle cattive condizioni di vita. L’autore del tema, Grundström, scrive: “Spero che i finlandesi di oggi possano identificarsi e relazionarsi maggiormente con gli attuali immigrati dalle terre della fame”. Il boscaiolo era una professione comune tra i finlandesi americani, che avevano anche una loro lingua, il “finglish”, e una musica finlandese-americana, evocata attraverso le canzoni “Nälkämaan laulu” e “Lännen lokari”. In definitiva, una combinazione di old-time americana che flirta con elementi careliani e canto dell’Ostrobotnia. “Markku-ukolle” (Il Vecchio uomo Markku), nello stile delle marce funebri tradizionali, è stata composta da Jouko Kyhälä in memoria del suocero. Volendo sottolineare la gioia di vivere e i successi delle persone piuttosto che il dolore che lascia la perdita, le parti malinconiche del brano avvolgono la vivace sezione centrale in cui viene utilizzata una nuova armonica cromatica basso, definita dai quattro musicisti “arpa violoncello” per il suo registro intermedio tra l’armonica basso e le armoniche normali: “È come un violoncello in un quartetto d’archi. Mi sono particolarmente divertito ad arrangiare le parti insieme alle armoniche per basso e per violoncello”, dice Kyhälä, che firma anche “Liukas Luikku” (“Pendenza sottile e scivolosa”), una vivace melodia in forma di danza popolare finlandese chiamata enkeliska. Di nuovo un passaggio “zoppo” bulgaro con il 7/8 di “Shirtolainen”, mentre “Svänging the Blues” porta già nel titolo l’umore sonoro scelto dall’autore Turkka che, piuttosto che riprendere il classicismo blues, ha aggiunto un tocco balcanico in 7/8 (tempo rachénitsa), conferendo un bel groove al brano, tanto da renderlo meno triste e più speranzoso. Con “Kanteleen kisavirsi”, Grundström intende non solo omaggiare il suo paesello che porta il nome del kantele, strumento nazionale finlandese, ma anche una modalità di suonare ballando, insegnatagli dalla violinista Emilia Lajunen, a cui il brano è dedicato. Qui Turkka suona un’armonica blues in sol, Grundström una in re basso ma con accordatura diversa (misolodia), finendo per produrre una interessante eterofonia. Questo stile è stato definito dai quattro musicisti “old-time music careliana”, poiché combina la tradizione musicale careliana con le tecniche americane dell’armonica old-time. Tutto si conclude con “Marrasvalssi”, un valzer dall’umore riflessivo che evoca l’atmosfera novembrina (marraskuu è il mese novembre in finlandese). Brillanti strumentisti, imprevedibili, sperimentatori e affabulatori delle note: applaudiamo gli Sväng. 


Ciro De Rosa

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