Ci sono gruppi che durano qualche stagione, altri che continuano negli anni e poi ci sono i Gang che partiti dall’imbrecciata hanno tracciato un percorso fatto di musica e coerenza con il loro rock/folk di matrice combat.
Sono passati ben quarant'anni da “Tribe’s Union”, il loro primo capitolo discografico, dove cantavano in inglese come figli adottivi dei Clash.
In tutti questi anni sono riusciti ad aprire nuove strade e un disco come “Le radici e le ali” del 1991 rimane un punto di riferimento per tante band diventate famose, ma soprattutto sono riusciti a creare una vera comunità, quella che popola i loro concerti, perché i Gang non fanno parte dello star system, non sono in vendita, sono persone alla mano con le quali puoi tranquillamente scambiare più di quattro chiacchiere.
Domenica 15 settembre in piazza Cavour, nella loro Filottrano, c’è stato un ritorno al passato, dove tutto è iniziato, con una vera e grande festa per questo importante traguardo. Già dalle 17 il palco è stato animato dalla meglio gioventù con i gruppi The Future, The Space Rollers, The Rootworkers, Border Radio e Little Piece of Marmelade. Poi
intorno alle 21:15 la band guidata dai fratelli Marino e Sandro Severini è salita sul palco (con la consueta musica di Ennio Morricone dal film “Per qualche dollaro in più”), accompagnata da Jacopo Ciani (violino, mandolino), Gianni Bonanni (tastiera e fisarmonica), Andrea Giaconi (basso) e Diego Garbuglia (batteria).
Il viaggio inizia con la mitica “Kowalsky”, a ruota seguono “Fino alla fine”, “Alle barricate” e il manifesto “Bandito senza tempo”. Cisco Bellotti voce storica dei Modena City Ramblers è il primo graditissimo ospite che insieme ad Adelmo Cervi condivide “La pianura dei sette fratelli”, una delle canzoni più toccanti sulla resistenza. Cisco poi accompagnandosi con il bodhrán ci regala un frammento di “Terra rossa” e “I cento passi”. È il turno dell'amico fraterno Gianluca Spirito (Ned Ludd, Modena City Ramblers) con due capolavori come “Sesto San Giovanni” e “Le radici e le ali”. Si riascolta con piacere la poco frequentata “Ombre rosse”. Non poteva mancare Gastone Pietrucci e la Macina che da venticinque anni collaborano con la Gang. Ed ecco l’energica “Caridà caridà ssignora” e la struggente “Sotto la croce
Maria”. I tempi che viviamo sono quelli che sono e
“La corte dei miracoli” è quanto mai attuale; brillano sempre di bellezza “Giorni”, “Paz” e “Mare nostro”. “Socialdemocrazia” è la consueta botta di adrenalina, se ci aggiungiamo la chitarra slide di Fabio ‘Scopa’ Santarelli direttamente dalla Banda Bassotti, il gioco è fatto. “Non è di maggio” ci porta alla vibrante “Oltre” e al dolce ricordo di Paolo Mozzicafreddo con “Il re bambino”, impreziosite dall’amico Romualdo Cappelletti alla chitarra e al tin whistle. Dopo la zapatista “Comandante”, c’è un momento storico, perché sul palco salgono Giuseppe ‘Bum Bum’ Serrani e Saverio ‘El Kid’ Molitierno, rispettivamente batteria e basso della primissima formazione e come per magia la vibrante “Libre el Salvador” infiamma la piazza. Il cerchio si chiude con “Kowalsky” e il punk collettivo di “I fought the law”. Ma non possiamo salutarci senza il grido al cielo de “La lotta continua” e di “Bella ciao”.
Che festa a Filottrano, per una sera ha trionfato la grande bellezza fatta di sorrisi, abbracci, condivisione. Lunga vita ai fratelloni Gang e grazie per aver creato questa magia, che non è solo un sogno, ma qualcosa in più.
Marco Sonaglia
Foto di Gianni Coccia
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