Ed ascoltare “Jamin-a”, “Creuza de ma”, “La domenica delle salme”, “Sinan Capudan Pascià”, “Don Raffaè” (per citare solo alcuni titoli) senza la inconfondibile e particolare voce di De Andrè, se nulla toglie alla forza dirompente dei testi, ne esalta la componente musicale, che è ed è stata fondamentale nel renderli unici nel panorama musicale italiano e nella stessa discografia di De Andrè. Il saluto finale al pubblico è un’emozionante versione di “Forever Young”. Il 10 luglio si è invece esibito Edoardo Bennato, in quello che possiamo definire il concerto dell’Energia. Sì, perché Edoardo Bennato di energia ne ha tanta, e la trasmette al pubblico, che con lui ha un rapporto tanto facile quanto solido, come testimoniato dalla presenza di molti che, come noi, all’epoca di “I buoni e i cattivi” erano adolescenti o poco più. Due ore e trentacinque minuti di spettacolo, con un inizio più classico grazie alla base sonora fornita dal Quartetto Flegreo (ensemble di due violini, viola e violoncello), e un seguito mano a mano sempre più rock. La scaletta dello spettacolo, che faceva parte del Rock Summer Tour 2024, si è aperta con “Dotti, medici e sapienti”, a cui sono seguite ben 30 altre canzoni, tra cui vogliamo ricordare, per la particolarmente calorosa accoglienza da parte del pubblico, “In fila per tre”, “Sono solo canzonette”, “Cantautore”, “La fata”, “Rinnegato”, “Il rock di Capitan Uncino” e, tra i bis, “Venderò”, la splendida “Un giorno credi” e la conclusiva “Nisida”, proposta insieme a “Meglio Topolino” come ulteriore fuori programma. E al di là dell’emozione che il pubblico ha provato nel riascoltare alcuni dei pezzi più celebri del Nostro, chiunque ha potuto ancora una volta apprezzare come lo
scrivere di Bennato sia caratterizzato da una lucidità e un’inventiva che mantengono le sue canzoni sempre attuali, e che le storie e i personaggi di cui si parla (magari prestati dalla letteratura o dalla storia come Pinocchio, Peter Pan, Nerone) gli hanno permesso e gli permettono di descrivere perfettamente il passato prossimo e il presente di tutti noi. In più Bennato sa raccontare e raccontarsi, con le presentazioni e gli intermezzi con cui lega un pezzo all’altro, che sono componenti ormai essenziali dei suoi concerti, in cui esprime il proprio pensiero, mai banale, trasmesso in maniera semplice ed immediata, come si confà ad un rocker. Oltre al Quartetto Flegreo, che è vivacemente intervenuto anche in molte delle canzoni più elettriche, ad accompagnare Bennato nel suo viaggio è la collaudatissima e molto rock Be Band, e cioè Gennaro Porcelli, chitarra e voce; Giuseppe Scarpato, chitarra e voce; Arduino Lopez, basso; Raffaele Lopez, piano; Roberto Perrone, batteria. Il giorno dopo, alla vigilia della chiusura del Festival, sul palco di Villa Arconati è arrivata Teresa Salgueiro, in quello che è stato il concerto dell’Eleganza. Sono passati 29 anni dall’uscita di “Lisbon story”, il film di Wim Wenders che consacrò i Madredeus e la loro cantante nel panorama musicale internazionale. Non esattamente fado era lo stile del gruppo (tanto che non era ricordato nelle sale del Museo del Fado, nel quartiere di Alfama, a Lisbona) ma piuttosto un’unione di
elementi tradizionali lusitani con sonorità mediterranee e più genericamente world. Ed è da qui che Teresa Salgueiro è partita nel costruire la propria carriera solista, ampliando a poco a poco il repertorio, da una parte esplorando la canzone portoghese del passato (diversi i brani con testi di Camões) e dall’altra inserendo canzoni della tradizione o di autori dell’America Latina (come “Gracias a la vida” di Violeta Parra, restituita in una splendida versione). Con il tempo poi la ragazza che con la sua presenza e la sua voce riempiva lo schermo di “Lisbon story” è diventata una signora, che mantenendo immutato il proprio fascino ha in più acquistato in eleganza, in profondità interpretativa e in capacità di empatizzare con il pubblico. Ed è con questo materiale e questo atteggiamento che Teresa Salgueiro si è presentata al pubblico di Villa Arconati, catturandone l’attenzione e l’affetto. Attenzione ed affetto che non sono mancati neanche quando la pioggia ha costretto i presenti a rifugiarsi negli spazi coperti e sotto la gronda del palazzo principale, mentre il concerto proseguiva. Ad accompagnare Teresa Salgueiro in questo concerto, che ricorderemo a lungo per la sua intima bellezza, un ottimo trio acustico, costituito da Rui Lobato alla batteria, percussioni e chitarra portoghese, Ana Gonçalves Albino alla chitarra e Joana Correia al violoncello.
Marco G. La Viola
Foto di Marco G. La Viola
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