Fernand Baudrel cerca nei segni del presente il senso della storia, così Ulisse potrebbe essere il vecchio pescatore armato di canna e barchetta da pesca che possiamo incontrare ancora oggi sulle nostre rive marine. Si sa che il nostro Mediterraneo non è un mare particolarmente pescoso, ma i suoi pescatori sanno che attraversando lo Stretto di Gibilterra si trovano a contatto con un tipo di copiosa pesca che fino a quel momento non gli era dato di sperimentare.
Un progetto come quello presentato forse non potrebbe essere realizzato in nessun luogo del Mare Nostrum; infatti, è stato portato a termine in quel lembo di terra che, voltando le spalle alla terra ferma, dorme al fianco della distesa acquatica del pescoso Oceano Atlantico: il Portogallo. Qui i pescatori hanno da secoli un nome e una identità precisa e riconoscibile, sono amici delle maree e se le augurano perché grazie ad esse la loro storia va avanti, qui la gente sogna, spera, rischia, si rinnova continuamente sotto l’abbraccio perenne delle onde oceaniche. Questo progetto porta a galla tutti i sentimenti contrastanti degli abitanti che hanno in comune la loro vita in relazione al mare, alla fauna acquatica, alla pesca. Ognuno di loro prende dal mare quello che può, così i musicisti che hanno realizzato il disco si accostano al mare con umiltà, generosità, senso di ringraziamento, non contemplandolo da lontano ma immergendovisi profondamente, mettendoci le mani, in modo che l’ascoltatore ne possa assaporare la ricchezza sinestesica e con un gesto deciso è come si ci levassimo il sale rimasto appiccicato agli occhi dove. Per la gente di quelle parti la pesca è qualcosa di collettivo, rituale, magico e il loro profondo rispetto viene simbolizzato dagli oggetti, in primis dai remi e dalla barca, che, come un prolungamento del proprio corpo, assumono una dimensione drammaturgica e diventano la loro seconda, se non la prima, casa. Il pesce è la loro ricompensa ma anche la loro realizzazione umana. Il vecchio pescatore che, come Enea, interroga l’oceano ogni sera con dubbio metastasiano: ‘Resto sul lido o sciolgo le vele?’ Le donne che dalle spiagge non sanno se il mare restituirà i loro uomini al momento della cena.
Si è parlato di progetto ma non lo è in senso vago; infatti, esso è stato realizzato con tutti i canoni grazie a João Delgado, Presidente del Consiglio di Amministrazione della Cooperativa Mútua dos Pescadores 2021 – 2024, tanto per avere un’idea della sua portata. Grazie anche alla videografia e alla letteratura portoghese, Maré è un criação da Sons Vadios, struttura artistica sotto assedio a Nazaré, con interpretazione di Abílio Caseiro (cavaquinho, bandolim, chitarra portoghese, chitarra elettrica), Celina da Piedade (voce, organetto), Quiné Teles (percussioni, voce), Sara Vidal (voce, arpa celtica), Zé Francisco (chitarra, voce), Sónia Pereira (letteratura portoghese), nonché collegamenti a video di raccolte di musica tradizionale e illustrazioni visive, realizzato da João Espada.
Il progetto è nato nel contesto dell’80° anniversario di Mutual Pescatori, nel novembre 2022, con la collaborazione del Coro Mútua, costituita da persone legate al settore della Pesca, e in questa edizione ha anche a partecipazione speciale a due canzoni, come nel caso del singolo “Toma lá, dá cá”. La direzione musicale e il lavoro in studio, mixaggio e mastering, sono affidati a Quiné Teles, in Ílhavo, con la collaborazione di José Moz Carrapa nella registrazione del Coro Mútua, a Lisbona, le illustrazioni e la pagina sono di Marcos Porto.
Scorrendo le tracce troviamo “Toma lá, dá cá”, una melodia che si è diffusa in diverse parti del Paese, ma con diverse variazioni, sia musicalmente che nei testi stessi. Caratteristiche sono le emiolie risultanti dalla sovrapposizione di metri in due, in tre e in sei ottavi e la struttura corale strofa ritornello, con accelerazione finale tipica del canto di lavoro marinaro. In “Bóia de sentença”, tre registri linguistici diversi (prosodia, barre metriche e canto) convivono in un contesto poli-testuale che rende l’idea dell’ammutinamento negli anni ’60 a bordo di una barca al largo della Costa d’Avorio, descritto in una poesia del maestro Hermínio, pescatore di Santa Luzia (Tavira), Si chiedevano condizioni migliori per andare a pescare più a sud, nella costa della Sierra Leone. La prima versione di ‘Canção do Mar’ fu censurata. “Il tema evocato nell’ambientazione un po’ semplicistica del casinò di Figueira da Foz vive di una valorizzazione puramente sonora datagli dall’accompagnamento e dalla ripetizione cadenzata della parola mare. La difficoltà consisteva nel farlo passare al piano astratto come onnipresente elemento nella mente del cantante al di fuori dell'ambiente convenzionale per il quale è stato creato,”, Scrive José “Zeca” Afonso, in “Cantares”. Il canto inoltre ricorda come la musica d’oltreoceano, quella country in particolare, sia tributaria di queste formule melodiche antiche. In “Tenho barcos, tenho remos”, Afonso ha dato nuova vita musicale a queste popolari quartine dell’Alentejo, con occasionali variazioni nei testi.
“Tau tau tau” è un canto di pesca molto popolare a Beira Litoral, da Ílhavo ad Águeda, cantato collettivamente dalle donne che lavoravano nelle antiche fabbriche di essiccazione del merluzzo, in particolare mentre giravano il merluzzo durante il processo di essiccazione. La ripetizione delle parole è un procedimento tipico dei canti di pesca che si ritrova anche nei canti del Volga o nel calabro “leva leva” della costa viola, canto di tonnara registrato da Lomax e Carpitella nel famoso viaggio del 1954. “Quem disser que o meu barco que tomba” è una canzone che ci parla della tenacia e della durezza del lavoro. Originario delle Azzorre, è un canto in falsetto a metà strada tra canto di lavoro e di devozione. Il riferimento terminologico fa pensare all’origine all’antica forma popolare della Follia, nata proprio in Portogallo e poi consacrata nei secoli da grandi compositori come Corelli e Vivaldi. “Cantiga do Mar” è stato raccolto dal collettivo nel 1996 e trascritto nell’edizione "Música Tradicional Madeirense - Recolhas Xarabanda Volume I - Cantigas de Trabalho”. “Romance de Armação’ è tratto da “Romanceiro Português” (1958), dell’etnografo José Leite de Vasconcellos, deriva questo popolare resoconto di un naufragio al largo della spiaggia di Armação de Pêra (Algarve), dove scomparve tutto l'equipaggio. “Toada” riunisce due canzoni diverse provenienti da luoghi e tempi diversi. La parte strumentale è un arrangiamento della canzone popolare inglese del XVI secolo “Bonny Sweet Robin”, di cui il testo è andato perduto, lasciando solo la melodia che qui possiamo ascoltare. “Rema” è un canto tradizionale dalla struttura anaforica dell’isola azzorriana di Faial, reso molto popolare dalla Brigada Victor Jara, in particolare la versione registrata sull’LP “Tamborileiro” (1979). Nell’ultima traccia, “Vira de Oito”, il riferimento viene dal Gruppo Folcloristico Poveiro, creato nel 1936 dall'etnografo António dos Santos Graça. Il titolo è dovuto alla figura coreografica tra uomini e donne che formano appunto un “otto” nella seconda parte della danza. Nella prima parte invece le coppie ballano abbracciate, formando due file, una di fronte all'altra, eseguendo il “serrar”.
Un bellissimo disco che ascoltare in questo periodo estivo ha un valore aggiunto, magari con le cuffie davanti a qualsiasi paesaggio marino: effetto benefico assicurato. L’edizione fisica può essere acquistata direttamente tramite l’editore Sons Vadios. www.sonsvadios.pt
Francesco Stumpo
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