Sono più di venti anni che in questa piccola cittadina incastrata tra i più bei fiordi norvegesi (il più noto Sognefjord è solo a una cinquantina di chilometri di distanza), la prima settimana di luglio diventa una straordinaria cassa di risonanza di musiche del mondo per i 12.000 abitanti di Førde (!), per gli altri appassionati della contea di Vestland, nella Norvegia occidentale, e per un manipolo di travellers musicali che arrivano qui per seguire ogni singolo concerto in programma.
Nelle ultimissime edizioni forse si sono un po’ ridotte le dimensioni dei gruppi ospiti (adesso capita facilmente un trio o un quintetto) ma resta altissima la qualità del programma artistico che anche in questo 2024 ha visto una grande varietà di proposte con alcuni nomi importanti della scena world e alcune novità o conferme di progetti di grande spessore. Tutto in un contesto molto semplice, in mezzo alla natura, con una grande disponibilità di spazi per concerti e ovviamente sempre ben organizzato. Insomma un evento di un’altra latitudine, in tutti i sensi.
Capita così di ascoltare nella sala teatro dell’albergo cittadino lo straordinario Boubacar Traorè, leggenda della musica Mandingo del Mali, che se ne sta seduto in scena a pochi metri dal pubblico mentre arpeggia sulla chitarra un efficace African blues che dal lontano 1960 racconta la sua Bamako e il suo quotidiano di contadino e allevatore. E subito dopo imbattersi sullo stesso
palco con lo storico ma sempre stupefacente duo estone dei Puuluup. Mi raccomando, se vi capita di vederli in programma da qualche parte in giro per l’Europa, non perdetevi questo spettacolo surrealista di “zombie folk”, come ama definirsi questo originalissimo ensemble. Ma aldilà dei termini si resta stupiti dalla loro capacità di partire da un semplice e basico strumento della tradizione musicale estone – il juhikko a tre corde, una lira ad arco abbastanza rudimentale, che entrambi impugnano in scena – per mettere su una performance di energia pura dove si canta in coro, si balla e si ride dall’inizio alla fine (anche se magari si intende non completamente lo slang anglo-estone sfoderato nelle presentazioni).
In sale teatro più classiche invece il programma ha visto lo spettacolo di Fado Camões della giovane portoghese Lina, tutto basato sulla sua voce potente e punteggiato dalle soluzioni pianistiche e violinistiche della sua musicista centrorientale di tutto rispetto (adatto per gli amanti del genere), o dei britannici Imar che tra reel e gighe, e una energia unica nel proporli in scena, hanno letteralmente scombussolato la platea della Førdehuset. E ancora il duo ucraino Kurbasy o il nuovo sound sahrawi di Aziza Brahim.
Ma non c’è tempo di rilassarsi perché da ogni palco può spuntare una sorpresa e così è stato per il magnifico trio di percussioni sudcoreano delle tre ragazze di Groove&, già passate al Womex,
ma qui a confermare le loro felici intuizioni di un progetto che mette insieme tradizione e improvvisazione con un gusto e una efficacia davvero unica.
Un trio e un repertorio in grado di far saltare tutti i pregiudizi verso una musica considerata spesso di difficile ascolto ma che con loro tre diventa imperdibile! Speriamo di vederle da qualche parte in Italia così come aspettiamo dalle nostre parti la straordinaria voce del musicista turco-alevita Ali Doğan Gönültaş (il suo ultimo disco è recensito e consigliato all’ascolto nel numero 652 di Blogfoolk). Dal vivo si rimane incantati a seguire quel timbro vocale potente, e non si resiste ad accompagnarlo con qualche sinuoso passo di danza quando la percussione o il clarinetto cominciano a dare forza al ritmo anche poi puoi scoprire che ti ritrovi a ballare su un testo di grande tragicità e commozione. Così è capitato a quanti hanno applaudito con gioia uno dei più efficaci brani del repertorio di Ali Doğan Gönültaş per poi scoprire dalla sua voce, a fine concerto, che il testo parla di una madre disperata che di certo non voleva certo ballare. Ma tutto il repertorio di Gönültaş va ascoltato lasciandosi trasportare dall’emozione, senza tante parole e spiegazioni.
E in altre sale cittadine, nel parco del lungofiume, nella chiesa protestante e in altri spazi che punteggiano la mappa di Førde, ancora concerti soprattutto di quella scena nordica, e norvegese in particolare, che vanta virtuosi
musicisti e vocalist e progetti sempre molto coinvolgenti. Tra questi senza dubbio il Gjermund Larsen Trio, il trio del giovane lappone Lavre, la fisarmonica e l’ensemble di Gabriel Fliflet e la voce di Synnove Brandpo Plassen.
E di nomi se ne potrebbero scrivere qui in elenco ancora molti perché tanti sono i musicisti nordici che punteggiano i giorni del Festival con la loro musica e tante anche le occasioni per seminari, workshop, parade musicali e uno straordinario programma di i piccoli concerti in acustico nel villaggio tradizionale di Vassenden, allo Jolstramuseet
Ma tra i tanti nomi vorrei citare l’infaticabile Torill, che coordina tutto il programma degli ospiti internazionali e in particolare Hilde, storica presidente del Festival che ora, dopo il cambio al vertice, ritroviamo con una casacca catarifrangente impegnata a far entrare diligentemente il pubblico o a sistemare una stanza. E se mostri la faccia stupita di chi vorrebbe chiederle questa rapida parabola da presidente a volontario del Festival, la risposta non può che essere quella che lei canticchiando ci ha fornito: “this is Norway, my dear”. www.fordefestival.no
Erasmo Treglia
Foto di Lieve Boussauw
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