Trümpi Festival, II edizione, Corcelles (Svizzera), 7 – 9 giugno 2024

Il Colle del Gran San Bernardo e dalla Valle d'Aosta si scende in Svizzera, attraversando luoghi significativi come lo splendido lago di Lemano, o lago di Ginevra, di origine glaciale e il più grande della Svizzera e la musicale e leggendaria Montreux, fino ad arrivare al Lago di Neuchâtel, a Corcelles, al festival Trümpi. Ci accoglie lo sguardo di un dio barbuto e cornuto di origine sciamanica, impegnato a suonare uno scacciapensieri, impresso sulla locandina colorata del festival. Si tratta di Cernunnos, l'antico dio degli animali, della caccia, dell'oltretomba, della virilità, abbondanza e fecondità. Non è un caso che sia lì perché a pochi chilometri di distanza da Corcelles si trova La Tène, una delle più importanti località archeologiche celtiche, sede di un grande deposito votivo dell'età del Ferro. Il festival non è grande, anzi, ha quasi una dimensione intima, come gli scacciapensieri. E' un festival dalla dimensione umana, un festival degli incontri, dove si sta insieme e con una ricca e varia programmazione. Tre giorni, tredici concerti con artisti di provenienza internazionale, esposizione e mercato di strumenti musicali, per lo più scacciapensieri e un laboratorio di forgiatura per costruire il proprio strumento. Il workshop di forgiatura di scacciapensieri è tenuto dal fabbro piemontese Luca Boggio, giovane costruttore di scacciapensieri che contribuisce alla rivitalizzazione dello
scacciapensieri valsesiano, la ribeba, grazie anche alla collaborazione di Alessandro Zolt, grande studioso dello strumento. Lo stesso Zolt, insieme a Alberto Lovatto, ha scritto un libro sullo scacciapensieri valsesiano: “La ribeba in Valsesia. Nella storia europea dello scacciapensieri”, LIM, 2019, per la collana fondata da Roberto Leydi. Il sabato, il giorno in cui eravamo presenti, si sono esibiti artisti di alto livello. La bravissima Aldana Duoraan, dalla Yakutia in Siberia, con una performance dai tratti magici e dalla tradizione sciamanica che ha suonato nella bella chiesa protestante dall'impianto romanico, sede di molti concerti tra cui il nostro. Dall'Estonia Cätlin Mägi, che ha incantato il numeroso pubblico all'interno del “caveau” con un gioco di looper, scacciapensieri, canti, registrazioni storiche tratte da archivi sonori estoni, ironia e simpatia e a piedi nudi. A piedi nudi e sempre nel “caveau” chiudono i concerti del sabato sera i travolgenti e famosi Zoord dall'Ungheria, cioè Áron Szilágyi, scacciapensieri (doromb), Béla Drabant, violino, cetra e voce, Krisztián Almási, percussioni. Il gruppo è stato fondato nel 2014 da Áron Szilágyi che è considerato uno dei più famosi suonatori di scacciapensieri al mondo. Il trio suona una sorta
di ethno-trance con una musica ispirata alle melodie tradizionali della Transilvania. Il violinista Béla Drabant veicola la tradizione musicale della minoranza ungherese di Moldavia (Romania), Csángó, cui appartiene. Una musica già oggetto degli studi di Béla Bartok. Ricco comunque tutto il cartellone: il poetico e divertente slow punk di Cimi Schulz Show; l'insolito balfolk dei francesi Plume con Aymerick Tron-Alvarez alla fisarmonica cromatica, Li’ang Zhao all'erhu, il violino cinese, Yves Perrin alla chitarra e lo svizzero David Studer, invitato speciale, allo scacciapensieri; l'estone  Meisterjaan, con la sua musica ipnotica, elettronica e sperimentale; gli elettroacustici e altrettanto sperimentali svizzeri Ondanaconda; il dada-folk dei Danibal dai Paesi Bassi; il francese Ataya tra techno e trance; e altri ancora. Ma il festival, dicevo, è soprattutto fatto di incontri, anche sorprendenti. Oltre a conoscere di persona alcuni dei musicisti e delle musiciste invitati, tutti straordinariamente interessanti, molti dei quali già amici di Zolt che fa parte dell'International Jew's Harp Society come Philippe Dallais,
direttore del KVO, gli incontri regalano, sempre, sorprese. È così che conosciamo una persona incredibile e veniamo a scoprire la storia dell'assenzio, la famosa bevanda alcolica, con coloriti aneddoti e racconti dai tempi dei bohémien e di artisti come Van Gogh. Conosciamo infatti una signora del posto che ci racconta delle sue due figlie, entrambe musiciste, e che dopo essere stato un uomo ha deciso di diventare donna. Ma ciò che ha dello straordinario sono i racconti sull'assenzio, che viene inventato nel XVIII secolo a pochi chilometri di distanza dal Festival, che la sua famiglia era produttrice, come molte altre del posto, che la bevanda, per quanto si creda solo di colore verde, tanto da prendere storicamente l'appellativo di “fata verde”, in realtà, è di colore trasparente, almeno nelle produzioni artigianali e che quando fu bandito e reso illegale, poi sostituito dal pastis, in realtà dalla Svizzera partivano quotidianamente botti di assenzio in giro per il mondo. Gentilmente ci ha fatto assaggiare il vero assenzio, di produzione artigianale locale,
all'interno del suo vecchio ma funzionale e confortevole camper. Un'esperienza! Oppure l'incontro con Didier, un altro personaggio fuori dal comune, già incontrato lo scorso anno al festival ungherese “Dorombuli”, da lui stesso promosso e organizzato dove eravamo stati invitati a suonare e ci siamo trovati nel bel mezzo di un viaggio multisensoriale in una vasta campagna a metà strada tra Budapest e Bratislava. Doppia cittadinanza svizzera-ungherese, Didier è un grande appassionato di scacciapensieri del mondo, promotore di festival e rassegne dedicate a questo strumento, collezionista, suonatore di scacciapensieri che di mestiere fa il giocatore professionista di poker. Con questi incontri ci sarebbe materiale sufficiente per scrivere un romanzo. Ai Trümpi Festival abbiamo partecipato come gruppo musicale Arbeboost, un progetto ideato per rivitalizzare lo scacciapensieri in forme musicali libere e creative. Arbeboost è un gioco di parole basato su “arbebo”, nome dello scacciapensieri in lingua occitana, e “boost”, verbo inglese il cui significato, in questo caso, indica "potenziare, esaltare". È molto interessante la comunità (e in alcuni casi la tribù) che si è formata nella fascinazione di questo strumento musicale. Un piccolo festival che promuove un piccolo strumento musicale, un microcosmo inserito bene in una realtà contemporanea vivace, creativa e connessa, dal respiro internazionale che restituisce una visione globale del macrocosmo.
Qualcosa di poetico, sicuramente trasversale, un po' folle, molto simpatico.


Flavio Giacchero

Posta un commento

Nuova Vecchia