Giuseppe Muraca, musicista calabrese e costruttore di zampogne “coscienzioso”

Meno che trentenne, il catanzarese Giuseppe Muraca proviene da una dinastia di suonatori di zampogna. A contatto con l’universo della musica tradizionale calabrese: suonatori più anziani, musicisti e ricercatori si è avvicinato anche ad altri strumenti della tradizione (organetto, lira, fischiotti, tamburello e chitarra battente) e ai repertori coreutici dell’area del Reventino – Savuto e del catanzarese. Numerose sono le sue esperienze, tra le quali ricordiamo quella con una delle incarnazioni dello storico gruppo Re Niliu. Più recentemente, sempre da polistrumentista e musicista assai versatile, è entrato nei Parafonè, affermata presenza musicale dei festival trad & world. Ha suonato con Ettore Castagna negli album “Eremìa” e “Lira Sona Sona”. Nel 2024 si laureato con il massimo dei voti in Musiche Tradizionali presso il Conservatorio statale di musica P.I. Tchaikovsky di Nocera Terinese. Dieci anni prima, con il collettivo Felici e Conflenti ha fondato il festival “Felici e Conflenti”. Fin da quando, giovanissimo, ha iniziato a suonare le zampogne, Muraca ha sempre sognato di poterle anche costruire. Oggi è tra i migliori costruttori di zampogne calabresi, animato da grande passione. Uno di quelli “coscienziosi”, come li definisce Ettore Castagna. per attenzione rivolta ai legni, ai principi costruttivi, alle morfologie storiche e ai timbri degli strumenti.

Quando hai iniziato a suonare strumenti tradizionali? 
Ho iniziato fin da piccolo a suonare strumenti tradizionali. Essendo stato sempre dietro a mio nonno paterno e mio zio che suonavano, pian piano ho iniziato anche io all’età di 7 anni a suonare zampogna e pipita. Poi all’età di dieci anni, mio nonno mi regalò il mio primo organetto. Lui non lo suonava da quasi 50 anni, ma l’amore nell’insegnarmi era forte e dopo qualche giorno lui ritornò a suonare in maniera
eccezionale, dandomi così le basi.

Chi sono stati i tuoi maestri e che tipo di apprendimento hai ricevuto?
I miei maestri principalmente sono stati mio nonno Giuseppe, mio zio Santo, che era il fratello di mio nonno e mio padre Francesco. Da piccolo passavo giornate intere specialmente con il nonno e lo zio, che dopo il lavoro ogni pomeriggio si vedevano e suonavano. Il mio è stato un tipo di apprendimento orale, proprio come una volta: ci sono nato dentro questa musica, l’ho vissuta e l’ho acquisita inconsapevolmente perché è sempre stata parte di me.

Come hai cominciato ad occuparti della costruzione di zampogne?
La zampogna nella mia famiglia è stata sempre la regina, lo strumento per eccellenza. Mio nonno e mio zio hanno suonato per settantaquattro anni insieme, la zampogna era sempre presente in tutte le occasioni. Mio zio in particolar modo costruiva a coltello delle “zampogne nostrali” le cosiddette surduline. Mi ha sempre affascinato la sua abilità nel farlo con pazienza e dedizione. La prima zampogna che feci, anche io la realizzai a coltello ma, successivamente, decisi di intraprendere la strada della costruzione in maniera vera e propria così iniziai ad acquistare macchinari come il tornio per poter lavorare.

Come hai potuto apprendere il meccanismo, la funzionalità, la logica dello strumento?
Costruire uno strumento musicale è sempre una bella sfida, con la zampogna credo lo sia ancora di più. Bisogna entrare con anima e corpo dentro di lei e cercare di tirare fuori sempre il meglio. Credo che prima di iniziare a costruire una zampogna, deve fare parte di te al 100% e bisogna essere un’unica cosa con lo strumento. Ogni zampogna è diversa, ha un suo fascino, un suo timbro. 

Come hai creato il tuo laboratorio? Quando hai prodotto il primo strumento?
Il mio laboratorio nasce nel luogo dove io sono cresciuto ed ho imparato a suonare. In un piccolo magazzino dove passavo giornate intere ad accordare e suonare insieme a mio nonno e mio zio. È proprio lì che come è nata e cresciuta la mia passione, che nascono i miei strumenti. Il primo strumento che ho realizzato è una “zampogna nostrale”. Ho fatto una copia di uno strumento di mio zio, successivamente
quando capii come funzionava il tornio mi dilettai a fare una zampogna a chiave.

Che modelli di strumenti costruisci? Ti occupi di tutti gli aspetti della costruzione?
I modelli che costruisco sono per lo più zampogne a chiave, in tutte le sue misure con ovviamente le ciaramelle, surduline e “conflentane”. Ho fatto anche qualche zampogna a moderna e a paru, ma non essendo strumenti utilizzati nella mia zona, il catanzarese, ho preferito approfondire i modelli più in uso come quella a chiave. Come punto di riferimento ho le zampogne di Bruno Tassone, detto “u nigru” che essendo stato tra i più grandi costruttori delle serre, e avendo sempre utilizzato i suoi strumenti nella mia famiglia, per me è un esempio imprescindibile. Tra l’altro copio le sue zampogne e anche a livello estetico cercando di riprodurle fedelmente in tutte le sue forme tradizionali. Mi occupo anche della costruzione di ance, sia di canna che in plastica e anche nella realizzazione degli otri. 

Che attrezzi usi per la costruzione?
Utilizzo principalmente attrezzi come il tornio, la sega a nastro, punte ecc. Per la lavorazione esterna ovviamente il tornio è imprescindibile, riguardo la foratura delle camerature interne utilizzo le “punte a cucchiaio” proprio come una volta. 

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