La musica ha il potere di toccare le corde più intime dell'anima umana, e la sua capacità di guarigione è stata celebrata attraverso i secoli. Dalle antiche tradizioni tribali ai moderni studi scientifici, la musica ha dimostrato di avere un impatto significativo sul benessere mentale, emotivo e fisico delle persone. Tuttavia, oggi sembra che questa esperienza sia stata in gran parte dimenticata, con pochi che ne riconoscono ancora la potenza nel promuovere il benessere umano.
Grazie all'iniziativa della cattedra di Etnomusicologia presso l'Università Federico II di Napoli, gli studenti hanno avuto l'opportunità di esplorare nuovamente il potere curativo della musica attraverso un ciclo di sei incontri intitolati “La Musica che Cura”, offrendo la possibilità di immergersi nelle storie di coloro che vivono la musica come strumento di cura e guarigione.
La musica è parte integrante delle nostre vite: la ascoltiamo, la cantiamo, la suoniamo e la balliamo. Sebbene noi occidentali vantiamo l'imponente eredità della musica colta e dei rinomati teatri che hanno ospitato i più illustri musicisti, gli studenti hanno appreso durante questi incontri che la musica trascende questi confini come ha illustrato la musicoterapeuta e direttrice dell'ISFOM (Istituto formazione musicoterapia di Napoli) Diana Facchini, durante il primo incontro (22 marzo). La studiosa ha regalato un'esperienza musicale intensa, risvegliando emozioni e ricordi profondi attraversando la nostra identità sonora (ISO), ossia un movimento interno che
riassume i nostri archetipi musicali e il vissuto sonoro dalla nascita fino all'età attuale. Solo comprendendo appieno la nostra identità sonora, siamo in grado di avviare un viaggio terapeutico per superare le nostre difficolta emotive e fisiche utilizzando gli strumenti a percussione, tipici della musicoterapia che se ne serve per la loro immediatezza con le nostre emozioni e identità. Infatti, successivo è l’uso di strumenti melodici come la chitarra e il pianoforte. Siamo stati guidati nel mondo affascinante della musicoterapia e delle sue finalità legate al miglioramento del benessere emotivo, a favorire l'integrazione sociale, a sviluppare abilità di comunicazione, a potenziare le capacità cognitive e motorie e a incoraggiare la crescita personale.
Nel secondo incontro (8 aprile) gli studenti hanno avuto il privilegio di incontrare la cantante e attrice Antonella Monetti, il cui talento ha regalato un'esperienza unica, dimostrando come la musica possa diventare un rifugio sicuro durante i momenti più difficili della vita, aiutandoci a risollevarci quando sembra impossibile farlo. È stato uno dei momenti più coinvolgenti durante il quale gli studenti hanno potuto toccare con mano il potere trasformativo della musica. Con una combinazione di delicatezza e fermezza, condividendo il proprio percorso personale, mettendo in luce come abbia affrontato il silenzio oppressivo e i tormenti interiori, per poi rinascere grazie alla musica. Antonella aa riversato il proprio dolore nelle note, trasformandolo in un'opera d'arte che testimonia la forza rigeneratrice. Nelle sessioni di musicoterapia, per aiutare un utente a superare un momento di perdita, si è soliti usare il metodo dell’improvvisazione musicale, coinvolgendo la persona nell'atto di suonare uno strumento o cantare una melodia inventata al momento, consentendo così di liberare i pensieri interni attraverso il flusso sonoro e di avviare un dialogo profondo con le proprie emozioni. Questo approccio ha portato a risultati positivi nei percorsi di musicoterapia, facilitando l'accettazione e la rinascita personale. Dopo la presentazione, trasformandosi nel suo alter ego Dolores Melodia, la cantante si è esibita accompagnata dalla sua fisarmonica.
Durante il terzo incontro (16 aprile), i partecipanti hanno avuto modo di seguire le tappe della medicina d’emergenza-urgenza del Centro Traumatologico Ortopedico di Napoli, grazie ai materiali video e audio presentati dal dottor Mario Guarino, primario del reparto.
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