Artisti Vari – 7x7 (Tricatel, 2023)

Sempre più spesso capita che nel maremagnum di uscite discografiche più o meno interessanti che sommergono quotidianamente il mercato, qualche progetto davvero valido e prezioso rimanga nascosto sotto la superficie emergendo all’improvviso. Alcuni giorni fa cercavo altro ma quella criptica copertina vista per puro caso durante un ascolto su Youtube, ha irrimediabilmente attirato il mio sguardo. Potremmo forse definirlo un curioso caso di serendipity, insomma non ne sapevo assolutamente nulla e mi sono chiesto: “Cosa ci fanno insieme Robert Wyatt, Mulatu Astatke, Archie Shepp, Kassin, Sean O’Hagan degli High Llamas, Nile Rodgers e persino Terry Riley? Incuriosito da questo cast assolutamente eterogeneo dovevo capirne di più. Alla fine ho scoperto che “7x7” (seven by seven) è il nome di un progetto interattivo, o meglio di un’elaborata “scultura musicale” ideata dall’artista Neo Pop belga Jean Pierre Müller con la collaborazione dei sette musicisti appena citati. L’imponente opera itinerante presentata per la prima volta nell’estate del 2012 presso la Summerhall di Edimburgo per poi spostarsi da Cannes fino a New York, è ora suggellata con questo lussuoso doppio vinile gatefold in edizione limitata di 777 copie. Chiarito il contesto urge domandarsi: “Perché tutto ruota attorno al numero sette”? A dire il vero, se ci pensiamo bene il sette ha una valenza molto importante nella nostra vita quotidiana e anche nella musica. Sette note musicali, sette giorni della settimana, sette virtù, sette peccati, sette colori dell’arcobaleno, sette età della vita, sette samurai e persino sette nani di biancaneve! Insomma, non si può sfuggire al numero sette e ai suoi molteplici riferimenti storico culturali, è inevitabile e a dire il vero non me ne ero mai accorto! Partendo da questa idea Müller ha associato ogni musicista a un colore dell’arcobaleno e a una nota della scala: Wyatt al rosso (la), Shepp all’arancione (si), O’Hagan al giallo (do), Astatke al verde (re), Kassin al blu (mi), Rodgers all’indaco (fa) e Riley al viola (sol). Questo articolato procedimento ha aperto le porte alla dirompente creatività dell’artista che in un caleidoscopico mix di riferimenti culturali, iconografia pop e religione, è riuscito a creare dei veri e propri “micromondi” dove suono e immagine comunicano costantemente. Lo so, a questo punto la lieve sensazione di vertigine avvertita da voi lettori è più che comprensibile. Effettivamente non è per nulla semplice descrivere a parole questo processo ma il link all’opera vi aiuterà a comprenderlo e interiorizzarlo meglio. (About | 7x7art ). Dieci anni dopo grazie all’etichetta francese Tricatel arriva “7x7” che non è un disco ma un vero e proprio oggetto artistico con libro centrale di 64 pagine che intende celebrare l’evento, permettendo al pubblico di tenere tra le mani una piccola parte di questa avventura, continuando di fatto l’operazione di comunicazione tra artisti e fruitori che è stato l’obiettivo principale dell’opera specifica (ma è anche quello dell’arte in generale direi). I sette lunghi brani che occupano i due vinili sono di fatto composizioni inedite che toccano jazz, world music, minimalismo, elettronica e addirittura discomusic. Segnalo in particolare lo splendido electro-jazz di “Red Alhambra” firmato da Robert Wyatt e mixato nientemeno che da Phil Manzanera, oppure “Zellesenya” del grandissimo Mulatu Astatke che ci trasporta in una dimensione onirica con le sue geniali architetture sonore. Che dire invece di “Blues in Orange”, ascoltate come si sviluppa questa composizione di Archie Shepp... Dopo un inizio più o meno “canonico”, quasi ordinario, si apre una magica sezione centrale completamente a se stante con fiati, tabla, elettronica e voce eterea, per poi ritornare nuovamente all’introduzione blues, in poche parole, magico. Pregevole anche la conclusione affidata a Terry Riley con l’oscura “Sahasrara” che sembra quasi una fusione tra minimalismo del futuro, world music e Zappa al Synclavier. Per concludere, considero “7x7” un lavoro coraggioso, diverso e davvero peculiare. La creatività sprizza da ogni solco e ogni nota, per questo ne consiglio vivamente l’ascolto. 


Marco Calloni

Posta un commento

Nuova Vecchia