Vinicius Cantuária – Psychedelic Rio (Sunnyside Records 2024)

L’estate scorsa c’è stata qualche occasione per ascoltare dalle nostre parti il trio formato dal chitarrista e cantante Vinicius Cantuária con Paolo Andriolo al basso elettrico e Roberto Rossi alla batteria e alla voce. Quel tour si chiamava “Psychedelic Rio” e il 22 marzo con quel titolo è uscito un album che veicola la maestria e la poesia di questo felice incontro, a due anni dall’album “Naus” che Vinicius Cantuária aveva condiviso con Zeca Baleiro. Nato a Manaus, Vinicius Cantuária è cresciuto a Rio de Janeiro dove si è affermato come compositore e interprete con brani come “Lua e Estrela” (registrata da Caetano Veloso nel 1981), “Coisa Linda,” “So Você,” e “Na Cançao”. Da metà degli anni Novanta, per una ventina d’anni, ha scelto come base New York e vi ha realizzato una decina di album molto apprezzati (“Sol Na Cara”,1996, “Tucuma”,1999, “Vinicius”, 2002, “Horse & Fish”, 2004, “Silva”, 2005, “Cymbals”, 2007, “Samba Carioca”, 2010, “Lagrimas Mexicanas”, 2011, “Indio De Apartamento”, 2013. Nel 2014 è tornato a vivere anche a Rio De Janeiro, presentandosi nel 2015 al pubblico brasiliano con “Vinicius Canta Antonio Carlos Jobim” (Sunnyside, 2015). Il trio di “Psychedelic Rio” nasce per iniziativa di Paolo Andriolo che a Rio de Janeiro è di casa e che l’ha proposto a Vinicius Cantuária nel febbraio 2020. A novembre del 2021, a Praga, hanno realizzato le prime prove con Roberto Rossi, per ritrovarsi tre mesi dopo a Rio a registrare. Il nuovo album si apre con un tuffo nel passato attraverso la canzone che dava il titolo al sesto disco di Vinicius Cantuária, pubblicato nel 1991: “Rio Negro”. Scritta a quattro mani con Caetano Veloso è stata più volte re-interpretata. La nuova versione mette in luce l’apporto autoriale della sezione ritmica, capace di creare un intenso e variato tappeto ritmico, lasciando mano libera alla chitarra elettrica per intersecare creativamente la minimalista linea di basso. C’è giusto il tempo per apprezzare l’originale ecologia sonora che scaturisce da questo trio e subito irrompono riletture più impegnative, quella di brani che hanno scritto la storia della musica popolare brasiliana, a partire da “É Preciso Perdoar”. Alla rilettura di questo classico di João Gilberto Rossi offre una nuova trama percussiva ben articolata e, questa volta, l’arrangiamento del trio mette in primo piano le linee di basso e i cambi di accordo sottolineati in modo essenziale dalla chitarra, quasi un omaggio al lite-jazz britannico dei primi anni Ottanta. Non poteva mancare un brano di Antonio Carlos Jobim e la scelta è caduta su quello scritto a quattro mani con Vinicius De Moraes: “Insensatez”, occasione per ascoltare gli ottimi tappeti e le linee melodiche offerte dalle tastiere di Gianluca Ballarin, a lanciare e a intersecare quelle dolenti della Telecaster di Vinicius Cantuária. Ma è soprattutto il terzo standard, “Uirapuru”, a catturare l’essenza del trio, qui in dialogo esplicito con Nana Vasconcelos. Vinicius Cantuária aveva suonato in due tracce (“Tá Na Roda Tá” e “Quase Choro”) di “Contaminação”, l’album del 1999 del maestro pernambucano che aveva dedicato questa canzone ad un passero, chiamandolo col nome che gli danno i Tupi. Ascoltare ora il verso, “cielo azzurro / lui vola”, cantato da Vinicius Cantuária, suona come un omaggio all’arte sonora e alle qualità umane di Nana Vasconcelos che permeano la migliore musica brasiliana: qui i suoni percussivi legati alle piante a lui cari vengono messe in dialogo con un’anima blues elettrica, sofferta dando vita ad una fertile tensione. Anche altrove, ballate come “Berlin” e “Humanos” slabbrano sapientemente i confini fra i generi. All’occorrenza c’è spazio per la chitarra acustica, come in “Nossa Estrada!”, valzer cui è invitata anche l’ariosa fisarmonica di Rafael Meninão. Si chiude con “Verde Mata”, composta da Rossi e Andriolo che offre qui un ottimo contributo solista al brano più breve, ma anche più sognante e attento alle tante voci, alle emozioni vive che ogni giorno offre la vita. 


Alessio Surian

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