Erik Marchand, Eric Menneteau e Youenn Lange sono tre voci maschili di generazioni differenti, la loro unione in questo album, ha significato simbolico e culturale di evidenza di trasmissione poiché questa pratica risulta attualmente del tutto viva e vegeta in Bretagna. E questo vale anche a garanzia futura.
Erik Marchand è oramai diventato una figura leggendaria nella musica bretone, l’insieme e la dinamicità del suo viaggio sono passate dai Gwerz al Quintet Clarinettes, da Thierry Robin a Rodolphe Burger, da Le Taraf de Caransebes a Kreiz Breizh Akademi. Sempre con intensità, passione, apertura e fantasia.
Il repertorio dei quindici pezzi scelti nell’occasione di questa registrazione pubblicata da Musique Musiques Têtues, comprende soprattutto arie da danza a coppie; l'inizio tocca a Marchand e Menneteau in “Son ar vot”, una suite dañs tro (gavotte), poi è la volta di Menneteau e Lange in un'altra dañs Vañch (plinn) e infine al duo Marchand e Lange con un pot-pourri di brani fisel (Suite tro blavez”) o Vañch. “Hiri” (Oggi) termina con “Boñjour deoc'h plac'h yaouank”, una canzone eseguita al completo dal trio riunito per un brano della regione di Vannes.
Come sempre accade nel kan ha diskan, l’attenzione tra i cantanti dev’essere massima poiché gli stimoli sono reciproci e seppur nel rispetto di tematiche e insegnamenti, talvolta si coglie un leggero accenno sorridente nelle voci poiché anche in questa pratica, come nel jazz, tra gli interpreti esistono citazioni. Gli stili vocali vibrati, stretti e un po' nasali, le note finali sovrapposte delle frasi mentre la linea passa da un cantante all'altro non lasciano dubbi all'ascoltatore che ci si trovi all’interno di uno spazio estetico strettamente tradizionale. Come se ciò non bastasse, al fine di accentuare l’autenticità erano presenti in studio (e sono citati uno a uno nel libretto) una ventina di danzatori del Circolo Celtico di Rostrenen. Questa registrazione del 8 Dicembre 2023 all’Eldorado di Paule, nel versante settentrionale delle Montagne Nere, ricorda molto da vicino l'energia che si sprigiona dal vivo durante le tradizionali festoù-noz del sabato sera in città, borghi e campagne bretoni.
Nella poetica di questi testi si ritrovano le utopie e tormenti di un tempo, come i dubbi e preoccupazioni dell'attualità, amore e speranze, ingiustizie e rivolte, di oggi come di ieri. Le tematiche, pur appartenute a secoli precedenti, rimangono in sintonia con quelle politiche e ambientali di una attualità che evidentemente ha conservato irrisolte purtroppo numerose problematiche sociali e individuali. Marchand ha conoscenza profonda di quest’arte popolare di Centro Bretagna che è stata la sua musica di cultura, quella che gli ha fornito gli strumenti interpretativi ritmici e melodici che ha utilizzato nelle svariate circostanze artistiche affrontate e incontrate nel corso di una oramai lunga carriera. È stato grazie a essa che ha sempre avuto a disposizione elementi che gli hanno permesso di collaborare con culture lontane dalla sua.
Il kan ha diskan è una espressione interpretativa apparentemente semplice, si tratta di rimanere su quattro-cinque note per molti minuti ma tutte le varie sottigliezze sono pressoché nascoste dalla melodia, il lavoro attorno alla voce di vibrazione di note, tempi e variazioni, risulta mascherato sottotraccia. Ogni territorio armoricano possiede una forte identificazione ricca di differenze e a seconda dei luoghi variano anche le tecniche canore. Ad esempio, il kan ha diskan dei cantanti dell'Alta Cornovaglia è differente da quello del Pays Pourlet (e in generale di tutto il Bro Gwened) dove è chi assiste a dover rispondere. A volte le canzoni durano molto a lungo, snodandosi anche oltre una sessantina di strofe!! Un'altra cosa frequente nei testi è la precisa localizzazione temporale e spaziale, oltre allo stato civile dell'interprete. In questo mondo rurale, depositario di antichi tesori, quando indugiano così è perché si soffermano a testimoniare ogni singolo aspetto della quotidianità dei popolani. Sono storie che seguono una progressione dettagliata dei fatti, quasi si trattasse di quadri ma senza una descrizione che indichi precisamente il dialogo, cosicché sta soprattutto a chi ascolta ricostruire gli avvenimenti e comprendere il loro alternarsi, talvolta perfino quello cronologico. I ritornelli sono invece parecchio corti e concisi ed esprimono un'idea senza fronzoli inutili o giochi verbali. Quando ci sono ripetizioni hanno unicamente intenti rafforzativi. Tutto questo è comune a tutta Europa, ci sono sempre però passaggi che mostrano, anche in composizioni strettamente locali, l'indelebile e chiarissima matrice della cultura celtica. In Bretagna, nello specifico, i "gwerziou" sono a carattere storico o leggendario (sempre comunque drammatico) e trattano di catastrofi, epidemie, battaglie, rivolte, assassinii (ma anche di episodi fantastici o religiosi). I "soniou" invece sono canti a tema sentimentale o satirico, in qualche caso trattano anche delle condizioni sociali dei protagonisti. Spesso ci sono canti popolari armoricani che contengono più verità, a riguardo un evento, di quelle contenute nei documenti ufficiali, specialmente a riguardo situazioni decisamente "scomode", anche da quelle parti, come ovunque, si sono perpetuate ingiustizie e soprusi di ogni sorta nelle società di quei tempi lontani. Purtroppo come ovunque. musiquestetues.bandcamp.com/album/hiri
Flavio Poltronieri
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