London Afrobeat Collective – Esengo (Canopy Records, 2024)
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“Esengo” mette in fila sei energetici brani prodotti da Sonny Johns insieme all’ottetto LAC, con musicisti confluiti a Londra da Italia, Francia, Congo, Argentina e Nuova Zelanda. Il loro primo album (“L.A.C. “) risale al 2010, veicolo per qualche palco rilevante a livello locale
(West Holts, Bestival, Secret Garden Party, Green Man e Cheltenham Jazz Festival). Con “Food Chain”, pubblicato nel 2015, cominciano a frequentare anche qualche appuntamento europeo, restando fedeli al loro focus: far ballare traendo ispirazione dal meglio della musica afro-funk: da Ebo Taylor a Parliament e Funkadelic, da Havana d’Primera all'afrobeat di Fela Kuti, nel cui “Shrine” hanno suonato in occasione di una Felabration.
A cinque anni di distanza da “Humans”, hanno registrato sei nuove tracce per la Canopy Records, fondata e guidata dal DJ Sumosui, etichetta con altre produzioni frizzanti, come quella dello scorso anno “Africa (My No.1)” di General Ehi Duncan. Ad ancorare il groove del gruppo è la sezione ritmica con Luigi Casanova al basso, Giuliano Osella alla batteria e Richie Sweet alle percussioni su cui si innestano le chitarre di Alex Farrell e Alexis Szyjanowicz da un lato e i fiati di Andy Watts (tromba) e Klibens Michelet (sax baritono) dall’altro. La voce è quella di Juanita Euka, cresciuta a Buenos Aires e già titolare di due ottimi album prodotti dalla Strut. Juanita Euka è la nipote di François Luambo Luanzo Makiadi, “Franco”, il fondatore e leader della TPOK Jazz, protagonista di tre decenni e mezzo di rumba congolese e soukous a pieni giri. Nessuna sorpresa, allora, se l’album si apre con una canzone in lingala, Euka, “Topesa Esengo Na Motema” (Diamo gioia al cuore), un inno a tutte le persone che si sono battute per l’indipendenza dal Belgio e che l’hanno ottenuta nel 1960 e un richiamo a quanto, fin dagli anni Trenta del ventesimo secolo, attraverso la radio, la musica cubana abbia ispirato quella del Congo (la rumba congolese è oggi riconosciuta dall’UNESCO quale Patrimonio Culturale Immateriale dell’umanità).
“Topesa Esengo Na Motema” sintetizza la capacità del LAC di intrecciare ritmi danzanti e controcanti insieme ai canti che parlano all'anima per infonderle gioia e speranza anche di fronte alle avversità, per continuare a lottare per la giustizia, la dignità e la liberazione di tutte le persone oppresse.
Ad aprire "My Way" è il perfetto innesto dei fiati sul meccanismo ben oliato di batteria e percussioni, presto raggiunti dalla trama ritmica delle chitarre che lancia la potente voce di Euka in un arrangiamento decisamente ispirato a Fela, sia nei timbri sonori, sia nelle chiamate e risposte fra voce solista e cori. Ma qui siamo anche in area LAC e quindi spazio anche ai fulminanti assoli di chitarra e ai break percussivi. “Take Me to the Sea” rallenta il ritmo e lascia scorrere ipnotici versi che celebrano l’acqua e l’orixa del mare Yemaya. Ma è una breve parentesi, a pieni giri, i riff di chitarra e i ritmi funk di "Freedom" richiamano il cuore pulsante dell’ottetto, energia incalzante e il doppio registro melodico, la voce soul e i messaggi di giustizia sociale di Euka e gli interludi sempre puntuali proposti dai fiati che qui hanno un po’ di spazio anche per gli interventi solisti.
In chiusura, guidati dalla camaleontica voce di Euka, impeccabile in ogni registro, si torna allo spirito nomade, fra Cuba e il Congo, da "El Ritmo De Londres" alla scorrevole "De Kinshasa À Sona Bata", fatta letteralmente volare dalle chitarre: due ventate di energia e buone vibrazioni.