Cristina Branco – Mãe (Locomotiva Azul, 2023)

Dopo venticinque anni di gloriosa attività come fadista, oggi Cristina Branco sente l’esigenza di ritornare alla lingua materna del fado originario, lo fa traendone ispirazione e omaggiandolo, ma anche restituendogli osmoticamente quello che lei negli anni ha maturato come artista e quindi modernizzandolo quel tanto che basta. A cominciare dalla scelta dell'organico in cui alla chitarra portoghese di Bernardo Couto, abbina il contrabbasso di Bernardo Moreira e il pianoforte di Luis Figueiredo, che sostituisce la tradizionale seconda chitarra. Si ottiene così quel sound dal sapore pop e jazz che ha sperimentato nel corso degli anni facendosi accompagnare da formazioni da camera ma anche da importanti orchestre e big band. Il fado, così com’è nella sua essenza, diventa una grande madre (da cui il titolo del lavoro), un porto sicuro da cui partire a cui ritornare. Lo ha talmente assimilato da piegarlo alle nuove esigenze espressive, sue e del pubblico che la segue ormai in tutto il mondo. Anche i testi letterari si muovono tra i temi cari a questo genere di musica e le nuove inquietudini del mondo di oggi, utilizzando versi anche del grande poeta degli eteronimi Fernando Pessoa. Nei brani c'è un rapporto così stretto tra parole e musica che è davvero complicato ipotizzare cosa sia nato prima, un fatto però è sicuro: nascono da una profonda ispirazione. Questo è il livello raggiunto da Cristina Branco in questo disco in cui comunque ritorna a comunicarci l'essenzialità di questo unico genere musicale, fatto da strutture semplici e apparentemente ripetitive e barocche, che affondano cioè le radici nelle frenetiche follie e passacaglie portoghesi e spagnole del XV secolo e che poi si sono trasformate nella straziante forma del seicentesco 'lamento' a procedimento discendente. Ad avvalorare questo c’è la chitarra portoghese che, a parte l’organologia e il nome, della chitarra accordata per quarte ha ben poco, così come è diverse anche delle dieci accordature aperte più usate (a parte quella usata da Jimmy Page in “The rain song” dei Led Zeppelin). La chitarra portoghese presenta nelle sue sei corde doppie ben due intervalli di seconda (Re La Si Mi La Si), il che porta a creare spesso degli intervalli armonici e melodici di nona che inducono a uno stato emozionale che caratterizza il fado. Nella sua accordatura pentatonica invece, la chitarra standard contiene l'accordo di Mi minore, il che ha condizionato gran parte del suo repertorio. Molti hanno conosciuto il fado attraverso la voce di Amalia Rodrigues e geograficamente lo abbiamo identificato, giustamente, con il Portogallo. Tuttavia, grazie alla sua tipica saudade, probabilmente di origine brasiliana, questa musica appartiene sì a un preciso luogo, ma anche a una geografia dell'animo accomunando una sensibilità musicale universale. Quello che è certo è che è una musica di marginalità, nata spesso in ambienti degradati di sofferenza umana ma che viene restituita con un linguaggio poetico-musicale delicato, metrico e tonale: la dolcezza nata dalla amarezza, questa è la sua felice contraddizione. Ecco che il fado allora presenta molte analogie, anche strutturali, con il rebetiko delle bettole di Atene, con l’Argentina di Mercedes Sosa, il Cile di Violeta Parra, la Roma di Gabriella Ferri. Dove c'è fado poi, c’è quasi sempre il mare e un porto, luogo “fatale” per antonomasia. Qualcuno dice che il tango sia un pensiero triste che si balla, il fado lo è se lo si canta. Nel fado, poesia e canzone si fondono e si confondono e lasciano senza risposta, ancora una volta, l’interrogativo “atavico” su dove inizi l’una e dove finisca l’altra: poeti che scrivono versi da cantare, cantanti che attingono alla tradizione poetica del Portogallo, autori di canzoni le cui parole, a volte, non hanno nulla da invidiare a quelle dei poeti. L’album inzia con un brano manifesto del fado, “Senhora Do Mar Redondo”, una preghiera alla Signora del mare rotondo a che protegga la propria famiglia di pescatori. Un ostinato passacaglio discendente di accordi (Sim-La-Sol-Fa#) della chitarra portoghese, poi esplicitato dal pianoforte e dal contrabbasso, fa da base al canto aprendosi ad un momentaneo cambio di modo da minore a maggiore. Un brano che prende sin dal primo accordo e che si sviluppa con una delicata nuance. Segue “Folha Em Branco”, che è invece un invito a guardare avanti con positività e estemporaneità, a scrivere momento per momento il proprio foglio bianco, simbolizzato con un minimo movimento armonico e un movimento del basso su un tipico marcato ritmo binario. La sua brevità e il suo finale tronco sembra dire che la vita è breve e che perciò è necessario cogliere l’attimo. Con la struggente "Essa Tristeza" siamo nel pieno della saudade del fado lisbonese, se qualcuno volesse sapere cos’è veramente il fado, ascolti la singhiozzante voce sostenuta dai languidi e sofferti accordi jazzistici del pianoforte e dagli interventi strazianti della chitarra. Ma inaspettatamente il brano si apre a nuove speranze e termina con un momento di intimità autoriflessiva: ‘non sono libera né prigioniera, sono una cantante di fado, certamente’. Con “Passos Certos”, metafora del camminare contrassegnata dal tempo binario e della liberazione dalle strade già percorse per aprirsi a nuove mete senza la paura di compiere passi falsi e cominciando ogni volta da capo senza rimorsi e rimpianti. L’acqua, le nuvole, le navi sono ingredienti essenziali del fado e in “Rio De Nuvens” sono l’ambientazione per i propri sogni e pensieri come nuvole che si allontanano dal fiume su una lenta nave fantasma che solca nel vento verso luoghi irraggiungibili. Tutto questo con un andamento musicale quasi ossessivo che si apre a delle inedite progressioni armoniche del pianoforte. “Noite Apressada" è una ballata lenta e cadenzata in due quarti che si apre ad una progressione nel ritornello, come in una notte frettolosa il pensiero si apre a paesaggi interiori in immense chiese incensate dove entra un luce di speranza che fa da contrappeso a improvvisi fremiti funesti. “Este e o Outro” è una delle più belle canzoni sul senso della solitudine che abbia mai ascoltato, sull’illusione di cercare negli altri la felicità perché vogliamo essere quella persona, ma quella persona non è felice (i versi sono di Pessoa). Il tempo marcato in due rende questa solitudine, come oggi si dice “resiliente”. Segue “Liberdade” un inno a quella libertà che ha sempre il prezzo alto del coraggio e del cambiarsi, liberarsi dall’odio, superare errori e paure. Chiude il disco “Fado De Uma Mulher Feliz Sozinha” che inizia con un arpeggio ostinato nel registro acuto, come schiuma di mare, come sabbia bagnata sotto i piedi, perché quello che è vicino viene da lontano, alla fine la voce rimane a cappella raggiungendo il massimo dell’incanto e della libertà. Prezioso infine è il libretto allegato con i testi in portoghese e inglese. Un disco di un’artista immensa che non concede niente a sofisticazioni e a tutto ciò che esula dai sentimenti umani più puri. Ascoltatelo, riascoltatelo, fatevi cullare dalle ammalianti sonorità di una voce calda e intonatissima che non perde neanche un secondo per comunicare l’essenzialità del linguaggio del fado. 


Francesco Stumpo

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