Sotto l’egida della label italiana Felmay, tre maestri della musica dell’Asia orientale si ritrovano per presentare un programma che fa incontrare repertori dai tre rispettivi Paesi.
Il cinese di residenza parigina Guo Gan canta ed è un virtuoso della viella ad arco ehru, un habitué nell’incrociare le due corde del suo strumento con musicisti di altre culture. Anch’ella parigina d’adozione, la vietnamita Huong Thanh, proveniente da una famiglia di rinomati musicisti tradizionali, ha una formazione teatrale e di canto tradizionale tessuta fin dall’infanzia; il suo incontro con il chitarrista Nguyên Lê le ha spalancato le porte del jazz e di forme di avantgarde. Strumentista dall’approccio innovativo, la giapponese Fumie Hihara qui suona la cetra koto e canta, anche se pratica con estro anche il flauto shakuachi. Anche nel suo caso non mancano collaborazioni che abbracciano generi diversi. Al di là di un certo esotismo, l’efficace titolo evoca i tre fiori che sono emblemi nazionali: il gelsomino per la Cina, il ciliegio per il Giappone e il loto per il Vietnam.
Nelle dieci composizioni d’autore e di tradizione orale, che attraversano molti secoli, i tre condividono la scena o si alternano in solismi sempre superbi, combinando le loro tecniche per consegnarci un fiume di gentilezza sonora, ad iniziare da “Tang’s poem”, che ci trasporta ai tempi della dinastia Tang in Cina, nel mondo poetico di Wang Zhihuan, le cui liriche sono tradotte anche in vietnamita e giapponese. Il tema nordvietnamita “Còn Duyên” diventa “Still Charm Left”: koto e erhu dialogano mentre si erge la voce di incanto di Huong Thanh. Notevole interpretazione delle due cantanti in “Cherry Blossom Season”, combinazione di un motivo vietnamita e di un tradizionale popolare nipponico. La vivace "Lý Quạ Kêu" (The Crow's Song) è una celebre folk song del sud Vietnam, cavallo di battaglia di Huong Thanh. Ancora un simbolo naturale, ma questa volta cinese, con un’altra rinomata canzone tradizionale, “Mo Li Hua” (“Jasmin Flower”), composta durante l'Impero Qianlong, periodo della dinastia Qing. Il maestro dell’ehru prende la guida nella galoppante “Horses race”. Si cambia registro con la romantica “Yoi-Machi-Gusa” (Evening primrose) è una
composizione del giapponese Ōno Tadasuke del 1917 sull’omonima poesia del 1903 di Takehisa Yumeji: la "primula della sera", è una metafora di chi aspetta la sera la persona che ama. Di nuovo in Vietnam con la canzone tradizionale “Lý Ngựa O Huế” (The Black Horse Of Hue). Con un salto in avanti, arriviamo nel Giappone degli anni Sessanta del Novecento, con un adattamento di un’altra celebre canzone, "Sukiyaki”, su testo di Rokusuke Ei e musica del compositore Hachidai Nakamura. Il testo racconta la storia di un uomo che guarda in alto e fischia mentre cammina per non far cadere le lacrime, mentre i versi descrivono i suoi ricordi e i suoi sentimenti. Gran finale in trio, per condividere “Three Perfumes Medley”.
Il fascino di tre fragranze da assaporare: non solo dagli adepti.
Ciro De Rosa
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