Il sodalizio artistico tra il trombettista, compositore e didatta piemontese Marco Vezzoso e il pianista ligure Alessandro Collina nasce dal loro incontro avvenuto nel 2014 e, dopo una iniziale fase in duo, si è evoluto in un progetto artistico aperto con la complicità del percussionista Andrea Marchesini. Nel corso degli anni, hanno messo in fila numerosi concerti e tour in Italia e all’estero e sei album, tra cui meritano una “Italian Spirit” del 2020, il pregevole “Travel” del 2021, realizzato in collaborazione con il percussionista Trilok Gurtu e il bassista Dominique Di Piazza e il più recente “Kind of Vasco” nel quale rileggevano in chiave jazz, alcuni dei brani più famosi del repertorio di Vasco Rossi. Ad un anno di distanza da quest’ultimo, Vezzoso e Collina hanno dato vita al Travel Collective, una formazione a geometrie variabili, che definiscono come un “mosaico culturale e musicale”, in cui ritroviamo Andrea Marchesini (percussioni), Dominique di Piazza (basso) e Neyveli S. Radhakrishna (violino), a cui si aggiungono Kevin Saura (chitarra), Khaled Ben Yahia (ud), Praveen Narayan (tabla) e Cecilia Barra (voce). Ad animare questa nuova avventura artistica è stata la necessità di esplorare nuovi mondi sonori partendo dal dialogo tra i linguaggi e i background artistici differenti dei vari strumentisti coinvolti. A riguardo Vezzoso e Collina sottolineano: “Dopo il nostro vecchio album “Travel” le composizioni si sono ancor più arricchite di atmosfere esotiche e non solo. Tanti ricordi, immagini, luoghi, persone incontrate riaffiorano nelle melodie della tromba e nelle armonie del pianoforte”. In questo senso non casuale ci sembra la scelta del nome del collettivo che rimanda all’idea di viaggio come occasione di incontro, confronto ed arricchimento, ma soprattutto alla loro visione della musica come ricerca sonora in continuo movimento. Ha preso vita, così, “New Way by Travel Collective” disco nel quale hanno raccolto nove composizioni originali, nove tappe di un viaggio sonoro che si dipana dall’Estremo Oriente all’Europa, passando per l’India e il Medio Oriente, attraversando molteplici latitudini e longitudini musicali e incrociando una grande varietà di ritmi, timbri e melodie. Il sound del collettivo si sviluppa partendo dalla ormai perfetta intesa musicale tra Marco Vezzoso (tromba e flicorno) e Alessandro Collina (pianoforte e tastiere elettriche) che costruiscono le architetture sonore in cui si inseriscono i contributi degli altri strumentisti ad ampliare la gamma espressiva mescolando jazz e world music, il tutto caratterizzato da una grande cura per le melodie. L’ascolto è, così, un itinerario musicale che ci conduce attraverso le città evocate dai titoli delle nove composizioni e si apre con il funk venato di soul di “Rain In Seul” ed entra nel vivo con la toccante “M°Kerpatenko” magistralmente cantata da Cecilia Barra, voce dei Fool Arcana e dedicata a Yuriy Kerpatenko, direttore d’orchestra ucraino della Filarmonica di Kherson, ucciso dall’esercito russo nella sua abitazione per essersi rifiutato di tenere un concerto per l’esercito occupante. Si prosegue con “Kyoto Flowers” nella quale si susseguono cambi di atmosfera continui con tromba e pianoforte ad evocare i suoni dell’Estremo Oriente. Se “No Black Tie In Kuala Lampur” colpisce per il perfetto interplay tra le voci strumentali acustiche ed elettronica con le tabla e il pianoforte a comporre la struttura melodica in cui si inserisce la tromba suonata con la sordina, la successiva “Dubai’s Moon” ci porta in Medio Oriente con la tromba di Vezzoso a tessere la trama narrativa su cui si innesta l’oud di Khaled Ben Yahia. In sequenza ascoltiamo, poi, “Paris In TGV” dallo svolgimento imprevedibile con Vezzoso e Collina che dialogano con la chitarra di Kevin Saura, la descrittiva “Osaka Bridges” che ci offre uno sguardo sul landscape sulla città giapponese e la suggestiva “Nice Nissa” in cui ritornano gli echi di musica mediorientale. L’elegante ballad “Hangin’ Out In Sanya” chiude un disco accattivante che non mancherà di sorprendere quanti hanno meno familiarità con il jazz.
Salvatore Esposito
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