Dopo “Rolling Pop” (2019) e il bootleg auto-prodotto “BASP - Live Session” (2023), torna Massaroni Pianoforti con un nuovo lavoro intitolato “Maddi”. Quattordici tracce scritte dal cantautore, con la produzione artistica di Andrea Massaroni, che raccontano di un’emancipata ragazza dei nostri tempi, che si trova suo malgrado proiettata in un contesto sociale dove il pregiudizio vince sulla realtà. “Tema di Elèna” è uno strumentale pianistico che apre il disco, synth e chitarra elettrica colorano la successiva “Enzimi” (“Io trascinavo le mie gambe in una ebrezza d'aceto, ma quegli sguardi riciclati sembravano pagine di vetro e non ero pronto”). “Ragazza di vita” (“Randagi in via Mazza Dorino, si è fatto radi non c'è più nessuno, nemmeno più una luna da farci un ballo, se l'è portata già via al guinzaglio qualcuno”) è ironica e teatrale con un andamento popolare, chitarra acustica. “L'amore del piccolo Geko” (“Perché lei era tutto ciò che avevi, solo lei quella stessa che temevi, nel digiuno della carne, che tra le gambe ha una preghiera “), molto delicata, con chitarra acustica, pianoforte e archi. “Maddi Elèna” (“È come una dolce attesa il suo ventre più rotondo, dalla volta che si è stesa come biancheria sul mondo, ma dietro al telo del dipinto, il tratto incerto dell'insulto, di un quotidiano vivere che sembra avere vinto”) parte sommessa per poi esplodere con pianoforte e archi ostinati. L'efficace “Madre per sempre” (“E ride un po' per caso e piangere se mi sente, Madre Maria asciuga i suoi guai fai quel che fai”) è rivestita di fisarmonica e programmazioni elettroniche. Sofferta e intensa è “Genova” (“Sotto la luce gioca delle scale, abbandonarsi alla tua morsa carnale, a quel languore uterino che odora di timo, un rubinetto che perde vino dentro un catino”) con i suoi arpeggi di chitarra e i fraseggi del pianoforte, cui segue “L'età del piacersi” (“Quando è l'aversi che ti spetta, come un peccato di debolezza, come l'amore di una certezza e il paradiso di una terrazza”) dal tappeto jazzato di basso, percussioni e voci che lanciano un solo di chitarra classica. Più funky “Secondo Giovanni” (“Gli alberi spogli d'autunno fanno quasi paura, quanta nebbia in pianura, d'estate ritorna l'arsura, tutti in fila ai caselli, che bell'abbronzatura”) con un solo di chitarra classica dai sapore latino. “Se il mio amore è altrove” (“Qui solo ombre di fumo, ritagli d'impazienza rubati da una danza che scivola sul ventre di una stanza”) è malinconica, con le note strozzate della fisarmonica. Si coglie un’atmosfera retrò e disperata in “Case in costruzione” (“Poi da quella porta a vetri vedi una sbiadita stagione, ti avvicini a quei colori per poter guardare fuori le case in costruzione, quei palazzi grigi e vuoti, ma cosa fanno quei muratori, equilibristi senza spettatori”), più trascinante “San Francesco” (“L'amore è un illuso, si aggira tra i superstiti col pugno chiuso, neri sacchi di plastica, l’amore c'ha la svastica”), grazie anche al sax di Enrico Gabrielli. Tappeto di pianoforte e archi in “Era già tutto previsto” (“E non ci stavi quasi più nella pelle, come quei buchi sulle tue braccia snelle, con un sorriso decadente e ribelle, dicevi in fondo questa è l'ora di andare, non mi può più bastare, non mi può più aspettare, quello che doma la clave e che ti chiede se volevi partire”), che ci porta alle onde del mare dello strumentale “L'epilogo di Maddi”.
Massaroni scrive molto bene, con uno stile originale e personale. Riesce a coniugare buone melodie e atmosfere ricercate, senza cadere mai nel pop gratuito. La storia di “Maddi” può essere la storia di tantissime altre persone, per questi risulta un lavoro toccante, quanto mai attuale ed urgente.
Marco Sonaglia
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