Contrabbassista e compositore tra innovativi della scena jazz italiana, Francesco Ponticelli ha alle spalle un lungo percorso artistico, costellato da collaborazioni di prestigio come quelle più recenti con Paolo Fresu e Petra Magoni nel tributo a David Bowie “Heroes” e con i Fearless Five di Enrico Rava e due dischi come leader il debutto “Ellipses” del 2014 e “Kon-tiki” del 2017. A sei anni di distanza da quest’ultimo, lo ritroviamo con il sorprendente “Megapascal”, album che rimandando all’unità di misura della pressione evoca il peso del periodo storico in cui viviamo, caratterizzato da guerre e instabilità politica mondiale, ma anche dall’intolleranza crescente e da un emergenza ambientale sempre più forte. Una situazione complicata che pone noi stessi e l’intera umanità di fronte a molteplici interrogativi sulla nostra esistenza e su come immaginare il nostro futuro. Tutto ciò si riflette anche nella bella copertina con l’opera “Primo Movimento” di Alessio Ancillai in cui il gioco di sfumature tra grigio, bianco e nero, riflette il tema centrale del disco. In questo, la musica gioca un ruolo determinante, fungendo da elemento di rottura e reazione a questo stato delle cose, per poter indirizzare le energie verso la ricerca di uno spiraglio di speranza e di salvezza. Registrato tra il 12 e il 13 novembre 2022 presso il Cicaleto Recording Studio di Arezzo, innovativo studio di registrazione dello stesso contrabbassista, e masterizzato al Sundlaugin studio da Birgir Jón Birgisson, il disco raccoglie sette brani originali nei quali per la prima volta, Ponticelli sperimenta la fusione tra musica e parole, facendosi accompagnare da una formazione del tutto inedita composta da Samuele Cyma (voce, chitarra e elettronica), Stefania Scapin (arpa), Giovanni Iacovella (batteria ed elettronica) a cui si aggiunge il quartetto d’archi composto da Ida di Vita e Massimiliano Canneto (violini, Riccardo Savinelli (viola) e Gianluca Pirisi (violoncello). Durante l’ascolto si colgono le complesse ed articolate strutture musicali dei brani che si muovono su piani sovrapposti aprendo a spazi melodici solo in apparenza semplici ma che esaltano la profondità e il lirismo dei testi che toccano corde intimistiche per aprirsi a significati universali in cui ognuno può rispecchiarsi attraverso le proprie riflessioni. Ad aprire il disco è “papillon” un brano dall’atmosfera confessionale con l’arpa della Scarpin a tessere la linea melodica, sostenuta dalla batteria di Iacovella e dal contrabbasso di Ponticelli. Si prosegue con la sofferta “Kiev” che nel suo svolgimento evoca il dramma della guerra in Ucraina muovendo da un segmento iniziale cameristico a quello centrale più concitato con la batteria e l’elettronica che incontrano gli archi per giungere al crescendo finale. Se “largo” ha un profilo più cantautorale con l’arpa della Scarpin che dialoga con l’elettronica di Iacovella e la chitarra di Cyma, “rinascimentale” è una composizione elegante e introspettiva di grande potenza evocativa. L’elegante “stiamo” con il quartetto d’archi in grande evidenza ci accompagna verso il finale in cui ascoltiamo in sequenza “tbt” tutta giocata sull’elettronica e gli archi con la voce di Cyma che si staglia dal fondo, e la più sperimentale “enki” che rappresenta il vertice del disco con la sua architettura compositiva atipica e affascinante al tempo stesso. Insomma, “Megapascal” è un album da ascoltare con grande attenzione per scoprire la profondità e l’intensità delle composizioni di Francesco Ponticelli. Una bella ed inaspettata sorpresa.
Salvatore Esposito
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