Mayssa Jallad – Marjaa: The Battle of the Hotels (Ruptured Records, 2023)

Grattacieli vuoti ricordano un passato turbato dalla violenza dei cecchini mentre il presente è incarnato da immobili di lusso vuoti, voluti da potenti signori della guerra nel frattempo diventati politici ed oggi alle leve del potere. Nella seconda parte, Maaraka, costituita da altre sei tracce, si snoda il racconto storico e Jallad immagina di abitare in un edificio della Battaglia degli Hotel, mentre gli eventi si svolgono. Definisce le milizie combattenti Blues e Reds, rispettivamente il Fronte libanese (nazionalisti cristiani) e il Movimento nazionale libanese (sinistra filo-palestinese), disegnando una mappa della battaglia attraverso il testo delle canzoni. Sary Moussa produce la conclusione della battaglia in “Holiday Inn (21-29 march)”, il cui esito, storicamente, è sancito dalla definitiva separazione della città di Beirut. La voce di Mayssa Jallad gioca in modo centrale nell’album e libera intonazioni folk a volte imprevedibili, è dolente, intima, a tratti come un lamento funebre, ha un incedere triste ma al tempo stesso tenero e lucido che in alcuni episodi si fa spoken word. La sua voce delicata è accompagnata da chitarra acustica e sintetizzatore con l’aggiunta, a tratti, di sonorizzazioni belliche. L’album è disponibile come release digitale e in vinile in edizione limitata in cui è inclusa una mappa di Beirut del 1975, che mostra gli edifici chiave della "Battaglia degli hotel". Tutti i testi delle dodici tracce sono di Mayssa Jallad mentre la parte musicale è composta insieme a Fadi Tabbal. L’album si apre nella prima parte con “Etel”, per soli oud e voce che in delicate dissonanze dipingono un
quadro desolato. In continuità segue “Kharita” in cui accanto ad una voce trasfigurata che ripete pochi tragici versi, ed alla chitarra e al sintetizzatore, si odono i crepitii di una battaglia in lontananza. Un dolce arpeggio alla chitarra apre “Baynana” il cui duro testo recita: “C'è un ospedale qui, ma non lo vedo/C'è un albergo qui, riempie il cielo/C'è un cecchino qui, cade nello spazio/Ci sono fantasmi qui e assassini, liberi e vivi tra noi”. Nella tetra “Mudun” voce, chitarra e sintetizzatore armonizzano creando una dolorosa atmosfera e così i brani a seguire non si distaccano da questo tragico contesto. In “Burj Al Murr (October 25 to 27)” lo spoken word e la batteria incalzano. Con l’inizio della seconda parte in “Markaz Azraq (December 6)” la tensione sembra sciogliersi nell’ascolto di un triste brano melodico in cui la voce è accompagnata dalla chitarra ma in “Markaz Ahmar (December 6 suite)” difficili armonizzazioni creano di nuovo tensione. Il buzuk introduce le parole recitate di “Al Hisar (December 8)” poi in “Holiday Inn (January to March” il pianoforte accompagna una voce flebile e sussurrante, in “Holiday Inn (March 21 to 29)” la batteria risuona insieme alla voce ed altri suoni distorti. Per finire “Al Irth” in cui il suono di un metallofono apre alla voce. Mayssa Jallad canta in arabo e, in alcuni brani, suona la chitarra classica e il pianoforte, il produttore Fadi Tabbal è anche al sintetizzatore, alla chitarra
elettrica ed acustica e al basso. Si aggiungono le partecipazioni di altri musicisti libanesi: Youmna Saba (oud e voce), Marwan Tohme (chitarra acustica e cori), Farah Kaddour (buzuk), Sary Moussa (synth ed elettronica), Julia Sabra (cori), Pascal Semerdjian (batteria) e Yara Asmar (metallofono). Il lavoro è stato prodotto da Fadi Tabbal e Mayssa Jallad tranne “Holiday Inn (March 21 to 29)” di Sary Moussa e mixato da Fadi Tabbal e Sary Moussa ai Tunefork Studios. “Marjaa” si rivolge soprattutto ai giovani del dopoguerra a cui non è mai stata raccontata questa storia così difficile, e inoltre alle vittime ed ai loro familiari ed amici. Considerando la “Battaglia degli Hotel” un patrimonio comune, offre, a suo dire, l’opportunità di insegnare il valore della pace civile ed è anche una protesta contro il riciclaggio della classe politica che un tempo ha distrutto il Paese ed oggi lo governa. “Marjaa” è un lavoro originale dall’intento complesso, condotto dalla voce particolare di Jallad immersa in un’ambientazione sonora ad alto impatto, dark, scarna ed elettronica. Incarna perfettamente l’obiettivo di veicolare un messaggio di memoria storica, e di pace e rigenerazione politica. 


Carla Visca

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