Maria Pia De Vito – This Woman’s Work (Parco Della Musica Records, 2023)

Non ha bisogno di presentazioni Maria Pia De Vito perché a parlare per il suo esemplare percorso artistico che l’ha vista muoversi tra la sperimentazione jazz e l’amore per la musica tradizionale, dando vita a progetti musicali di alto profilo che l’hanno segnalata come una delle cantanti più importanti delle scena italiana ed europea. Guardando in retrospettiva la sua discografia, non è raro imbattersi in album di alto profilo come “Nauplia” e “Fore Paese” degli anni Novanta, entrambi legati al repertorio classico napoletano, o “Verso” con John Taylor e Ralph Towner, per giungere a “Dialektos” del 2008 e “Il Pergolese” inciso per la ECM nel 2013 e i più recenti “Core Core/Coração” del 2017 e “Dreamers” del 2020. I suoi dischi, insomma, affondano le radici in concept ben precisi e strutturati, ma soprattutto sono frutto di una libertà creativa che rappresenta l’unicità della sua cifra stilistica e di una conoscenza profonda non solo del jazz, ma della musica in generale che gli consente di passare con disinvoltura della musica antica a quella classica, per toccare la sperimentazione contemporanea e l’improvvisazione. Non fa eccezione “This Woman’s Work”, il suo nuovo album nel quale ha messo in fila dieci brani, tra composizioni originali e riletture che, nel loro insieme, una profonda riflessione sulla condizione delle donne, ispirata dalle letture di Virginia Woolf, Margaret Atwood e Rebecca Solnit. Ad accompagnarla in questa nuova avventura sono quattro eccellenti strumentisti Mirco Rubegni alla tromba, Giacomo Ancillotto alla chitarra, Matteo Bortone al contrabbasso ed Evita Polidoro alla batteria. Laddove il precedente “Dreamers” si caratterizzava per le sue eleganti atmosfere acustiche, questo nuovo lavoro presenta un sound elettrico sospeso tra Weather Report, Area, e Bill Frisell che mette al centro la voce ora intensa ora sinuosa nei suoi personali cromatismi, incorniciata dal dialogo tra la chitarra e la tromba, sostenuto dalle impeccabili architetture ritmiche della batteria e del contrabbasso. Ad aprire il disco è la superba “There Comes A Time” di Tony Williams, in una versione venata di psichedelia con la chitarra di Ancillotto che esalta la vocalità della De Vito, a cui seguono la brillante fusion di “Dispossession” e la ballad “I Want to Vanish” dal songbook di Elvis Costello, magistralmente interpretata e impreziosita dalla linea melodica disegnata dalla chitarra. Se dal repertorio di Fiona Apple arriva la bella rilettura di “Every Single Night”, assolutamente imperdibile è la successiva “This Woman's Work” di Kate Bush della quale la voce della De Vito ne esalta il lirismo poetico. La struggente “Love Must Be This (If It Be Anything)” ci introduce, poi, alle atmosfere oniriche di “Lonely Woman” di Ornette Coleman con la tromba di Rubeghi in evidenza. Il torrido funk di “The Elephant In The Room” scritta a quattro mani con Bortone ci conduce verso il finale in cui spiccano quella perla che è il traditional “As I Roved Out” e la sognante "Here The Moon" di Sidsel Endresen che chiude il disco. “This Woman’s Work” è un album di assoluto pregio, un altro gioiello nella discografia di Maria Pia De Vito che non mancherà di catturare l’attenzione degli ascoltatori più attenti sin dalle prime note. 


Salvatore Esposito

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