Due anni fa, nella sua Teolo (Pd), Roberto Tombesi, anima di Calicanto, aveva curato una mostra con decine di strumenti musicali raccolti nei suoi viaggi in angoli diversi di mondo.
L’iniziativa è ora diventata biennale ed è stata nuovamente allestita, da dicembre 2023 a febbraio 2024 nelle sale al piano terra del MAC, il Museo di Arte Contemporanea “Dino Formaggio”, sorta di “officina culturale” che permette di organizzare anche concerti, in particolare nella sala al primo piano.
La mostra è stata inaugurata venerdì 8 dicembre con una conferenza-concerto, “Il sacco del diavolo” che ha visto protagonista Andrea Da Cortà, esploratore dell’universo delle cornamuse.
Accanto a Da Cortà è intervenuto anche il maestro Bruno Barnes di Monselice, di cui sono esposti in mostra alcuni straordinari lavori di liuteria, così come quelli di due altri
liutai novantenni, bruno Donà di Teolo e Luigini Furlan di Padova, già protagonista anche della mostra del 2021-22 con un dulcimer e un salterio. La mostra, in questa seconda edizione ha, infatti, una doppia anima: da un lato il legno che diviene pregevole strumento a corda e testimonia il lavoro dei maestri anziani, così come quello di liutai più giovani, come Massimiliano Monterosso; a volte si tratta di allievi proprio dei tre liutai protagonisti, come nel caso di Sandro Ambrosio che ha imparato da Barnes e di Evgeny Arnautov che collabora con Furlan; dall’altro le opere creative dei Toebutà (sintesi in veneto delle parole tavole gettate), trio di artisti visuali: lo stesso Roberto Tombesi, Roberto Antico e Luca Xodo, straordinari narratori che adottano registri e soluzioni cromatiche diverse, ma accomunati dall’attenzione per i i “legni di deriva”, le tavole, i rami e i tronchi “spiaggiati”, in particolare a Pellestrina, che le loro mani sanno trasformare in lenti di ingrandimento del rapporto degli
umani con il territorio che va dalla laguna veneta alle Alpi.
Come da tradizione veneta, sul far della sera, sabato 9 dicembre è stato organizzato un concerto filò che ha ripreso un “gioco” già sperimentato dai Calicanto e che dal punto di vista visivo trae ispirazione da Duchamp e Magritte: il primo ha suggerito a Roberto Tombesi la realizzazione, riciclando un cerchione di bicicletta e materiali in legno e ferro, di una ruota della fortuna con al centro una freccia che può essere fatta ruotare dal pubblico per fermarsi su uno dei 32 numeri a disposizione; il secondo è stato “riletto” con la scritta “questa non è una porta” che compare sulla vernice blu che avvolge, per l’appunto, una porta; sul retro, c’è una lista di 29 canzoni (e tre opzioni “jolly”) che permettono di viaggiare fra le diverse tradizioni di balli, racconti e canti popolari “dalle Dolomiti alla laguna” lungo i fiumi Piave e Brenta.
Il concerto di sabato 9 dicembre ha raccolto un pubblico molto attento e caloroso, spesso coinvolto da Roberto Tombesi nelle scelte dei brani (attraverso la ruota) e nei cori. Quasi tre ore di musica che hanno unito i repertori di
Da Cortà e Calicanto, pescando dai primi album ai lavori di ricerca con Guglielmo Pinna negli anni Ottanta, alla cura più recente (per Nota) dei “Ballabili antichi per violino o mandolino”, tratti da un manoscritto del primo ‘900 ritrovato in Cadore da cui era scaturita l’Orchestra Popolare delle Dolomiti (e l’album “Concier di testa”). Il ricco e polistrumentismo di Da Cortà (banjo, chitarra, concertina, flauti, pive, etc.) ben si sposa con la solidità ritmica di Giancarlo Tombesi al contrabbasso e con l’esperienza di Roberto Tombesi agli organetti e alla mandola, ma anche al canto, ambito in cui a coinvolto il didjeridoo di Luca Xodo per un esperimento: sostenere con un bordone in fa le voci più basse fra il pubblico coinvolte nel coro per una riuscita edizione unica del canto dei batipali, versione aggiornata del canto raccolto da Cornoldi a Fiesso d’Artico nel 1966.
Concerti e presentazioni riprendono il 12 gennaio (con Toebutà e il percussionista Moreno Tortora) ed ulteriori incontri il 2, 17 e 25 febbraio (gran finale con danze venete fin dalla mattina con Festa Continua).
Alessio Surian
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