Suoni Dal Mondo. Mostra di strumenti musicali della raccolta di Roberto Tombesi per i 40 anni di Calicanto (1981-2021), Museo MAC di Teolo (Pd)

La ventina di dischi e libri prodotti da Roberto Tombesi, per la maggior parte con Calicanto, sono lì a testimoniare la sua frequentazione di strumenti diversi, tutti riconducibili all’ambito popolare. Se organetto e mandola sono suoi compagni abituali, non mancano incursioni nel mondo dei sax, dei flauti, delle pive e delle cornamuse, delle conchiglie, delle percussioni. La raccolta di strumenti da diverse parti d’Italia è cominciata con la riscoperta di repertori tradizionali legati alle regioni adriatiche per proseguire poi con un autentico giro del mondo. Anche come direttore di festival si è distinto per la cura con cui ha offerto spazi dedicati ad artigiani che costruiscono strumenti. Nella pluriennale collaborazione con Rovigo e la rassegna “Ande, Bali e Cante” Rovigo ha sempre saputo trovare lo spazio adatto per le mostre di strumenti musicali a cura dei liutai come Valter Biella, Ugo Casalonga, Valerio Gorla, Michele Sangineto, delle ditte Castagnari, Galliano e Ploner e Bessora, di collezioni come quella di Calcagno – Cavagna di Albisola (SV) o di Domenico Torta che poi ha dato vita al Museo del Paesaggio Sonoro. A Teolo, dove risiede, a dato vita in questi mesi ad una mostra con una trentina di strumenti musicali collezionati nel corso degli anni attraverso i diversi continenti, dagli zoccoli olandesi, alle percussioni mediterranee come la darbuka, alle gocce di pioggia intonate delle sansa dell’Africa centrale. L’ha allestita nelle sale al piano terra del MAC, il Museo di Arte Contemporanea “Dino Formaggio”, dove è stato protagonista di concerti, in duo con Claudia Ferronato e visite guidate, anche per scolaresche (la mostra è visitabile fino al 27/2). 
Due degli strumenti esposti, un dulcimer e un salterio vengono dalle mani esperte del maestro Luigi Furlan che tutt’oggi ha il suo laboratorio in via del Santo a Padova, poco distante dalla casa di Tombesi quando fondò Calicanto, ad inizio degli anni Ottanta. E non poteva mancare un organetto della ditta Castagnari, a Recanati, lo strumento cui trent’anni fa ha dedicato un manuale insieme a Riccardo Tesi. Si attraversa l’Italia settentrionale fra un armonium Galvan di Borgo Valsugana e una chitarra battente Lodi di Carpi, ma per un mandolino di Fenga si viaggia fino a Catania e per un cavaquinho di Carvalho si è già in Portogallo. Per un saz si attraversa il mediterraneo fino alla Turchia e quindi in Tagikistan dove ha trovato un rebab, per poi risalire i Balcani con una sosta in Bulgaria per una tambura e in Ungheria per una citera. Dietro l’angolo c’è Vienna dove Tombesi ha incontrato un liuto-chitarra. La Finlandia ha offerto un kantele, la Russia una balalaika. Ma anche le Americhe sono state prodighe di scoperte: un tamburo a fusto dalla Bolivia, banjo tenore e ukulele dagli Stati Uniti. L’attenzione è soprattutto per l’interazione delle ecologie acustiche con i percorsi antropologici, per i flauti effimeri che dipendono dalla qualità della corteccia nella stagione giusta, ma anche per i suonatori e cantastorie ambulanti che sapevano combinare suoni, danze e marionette, come sul palcoscenico di Piripicchio e la Contessa. Per ogni strumento Roberto Tombesi sa narrare con garbo e con spirito l’esperienza dell’incontro, le diverse declinazioni sociali e artistiche, le meravigli e i trucchi di questo o quel musicista: la magia della mostra è incontrarlo e farsi trasportare dai suoi racconti e dal modo in cui le sue mani e la sua voce sanno percorrere ogni strumento con un tocco diverso. 


Alessio Surian

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