Hamiton de Holanda e Chano Dominguez, Veneto Jazz, Teatro La Fenice, Venezia, 12 febbraio 2022

Hamiton de Holanda è nato a Rio de Janeiro in una famiglia di musicisti e dove la musica è sempre stata molto presente, con un padre e un fratello chitarristi, uno zio sassofonista, un nonno trombettista. A cinque anni, per il Natale del 1981 gli regalarono un bandolim e da allora non si è più separato da quelle dieci corde riunite a gruppi di due. Ha saputo interpretare e reinventare la storia di questo strumento, a suo agio in qualsiasi formazione e con qualsiasi genere di musica, generoso con artista, così come didatta. Chano Domínguez è stato altrettanto magistrale ed eclettico con il piano, strumento che ha saputo legare al repertorio flamenco come mai era accaduto prima, per poi soggiornare sette anni a New York a dialogare con i vertici della musica improvvisata. Ma ora è di nuovo a Barcellona, al “trío catalán”, ai figli Pablo, Marcel y Serena e ai talenti emergenti. I due si sono incontrati e ne è nata la volontà di registrare un disco insieme al percussionista Rubem Dantas, il brasiliano che con Paco de Lucía seppe introdurre il cajón nel flamenco e che con loro suona anche la kalimba. Al basso c’è Michael League (Snarky Puppy) e in un brano spicca la voce di Sílvia Pérez Cruz. 
Ma hanno preferito la forma del duo per il tour con cui hanno percorso la penisola italiana e l’Europa e che li ha portati al Teatro La Fenice di Venezia, per il concerto organizzato da Veneto Jazz, proprio il giorno di apertura del Carnevale.  “Con Hamilton”, racconta Chano Domínguez, “il pianoforte è chiamato a ricoprire più funzioni e la mia mano sinistra è molto più occupata con i bassi. L’ho conosciuto a São Paulo quando suonavo con la flautista María Toro. È nata subito fra noi un’amicizia musicale e personale da cui è sorta anche la musica che suoniamo”. Un’amicizia che traspare fin dall’entrata in scena sul palco della sala Apollinee del Teatro La Fenice, giocando con due maschere di Carnevale così come con il brano di apertura cui hanno dato vita senza soluzione di continuità con la fase di accordatura degli strumenti: un funambolico ed espressivo “Capricho de Espanha”, uno dei dodici brani della serie di “Capricci” dedicati da Hamilton de Holanda a Paganini e magistralmente divulgati anche in chiave didattica con un sito che è loro interamente dedicato. Chano Domínguez ha quindi proposto la sua
“Para Chick”, dedicata al pianista Chick Corea, occasione per sviluppare l’accompagnamento del giro armonico con soluzioni ritmico-armoniche ben diverse che sollecitano al meglio i rispettivi strumenti. “Afro Flamenco” di Hamilton de Holanda va un passo oltre e vede Chano Domínguez percuotere le corde dell’ottimo piano a coda, offrendo un tappeto ritmico che permette al brano di alternare momenti torridi a sensibili passaggi lirici. Ancora più esplicito è l’apporto ritmico del pianista in occasione di “Olha Maria”, il bellissimo brano composto da Tom Jobim, Chico Buarque e Vinicius de Moraes, che affronta scandendone il ritmo con un gioco di palmas e colpi di tacco su cui il bandolim di Hamilton de Holanda innesta il cantato per essere poi raggiunto dal piano che sa insinuarsi fra i pizzicati per prolungare con i tasti il sostegno alle note. “Chumbulum” continua ad esprimere l’intimo rapporto di Chano Domínguez con l’universo ritmico, mentre “A mi padre”, sempre di Chano Domínguez, sembra rallentare il tempo, chiedere un ascolto
estraneo ai ritmi quotidiani. Con “Anda Aleo” si compie il piccolo miracolo che a lungo sembrava far capolino e lo choro di Jacob do Bandolim “Santa Morena” si ritrova perfettamente integrato nella cornice flamenca del tema iniziale, ma già ha spostato la nostra metrica interiore verso altri passi di danza, verso la costa atlantica che bagna il Nordeste del Brasile. Il finale è un bouquet di solarità diviso in tre brani: si comincia con la cantabile “Luz da vida”, prima di veder compiuta la perfetta intesa fra i due protagonisti nel brano che dice di non perdersi mai d’animo, scritto da Hamilton de Holanda nel mezzo della cattiva gestione del Covid-19 da parte del governo brasiliano: “En nome da esperança”. Si chiude con un arrangiamento che rende degno omaggio a “Zyryab”, di Paco de Lucía, senza che la vertigine tecnica possa togliere alcunché alla fluidità e alla poetica telepatia fra i due musicisti. Il bis porta regala anche la voce di Hamilton de Holanda, perché “Carinhoso” di Pixinguinha è quel brano che regali agli amici quando vuoi che cantino in coro. E qualcuno sa unirsi alla magia e tirare fuori la voce. 


Alessio Surian

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