Gurdjieff Ensemble | Levon Eskenian – Zartir (ECM, 2023)

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La suggestiva immagine di copertina dell’album rimanda al film realizzato nel 1968 da Sergei Parajanov “Il colore del melograno”, ispirato dai manoscritti miniati armeni e dalla vita del bardo Sayat-Nova della cui vita percorre le varie tappe. Allo stesso modo, il Gurdjieff Ensemble ci sta abituando a percorrere il miglior repertorio musicale armeno nella rilettura di maestri degli strumenti tradizionali armeni e mediorientali. Nel 2008, l’ensemble ha risposto all’invito di Levon Eskenian di eseguire arrangiamenti “etnograficamente autentici” della musica per pianoforte di G. I. Gurdjieff e Thomas de Hartmann (“Music of Georges I. Gurdjieff”, 2011), per ampliare poi il repertorio alla musica di Komitas, a musiche del Medio Oriente, alle musiche popolari e spirituali dell’Armena antica e medievale, alle canzoni di trovatori del Caucaso, ad opere di Bela Bartok, a composizioni di autori contemporanei. Nel centenario del genocidio armeno (2015) il secondo album è stato dedicato alle musiche di Komitas, già nel catalogo ECM negli album di Kim Kashkashian (“Hayren”) e Savina Yannatou (“Songs of Thessaloniki”). Con “Komitas”, l’ensemble ha restituito alle melodie raccolte in Armenia da Soghomon Soghomonian (1869-1935) i timbri degli strumenti popolari da cui sono scaturite. Il terzo album, “Zartir”, è stato registrato a Yerevan nel 2021 per poi essere mixato a Monaco di Baviera nel novembre 2022 da Levon Eskenian, direttore artistico dell’ensemble, Tigran Kuzikyan e Manfred Eicher. Di origine armena, nato in Libano (1978), trasferitosi in Armenia nel 1996, Eskenian è una delle personalità più influenti nella musica armena, direttore di vari ensemble e istituzioni
artistiche, Eskenian si è esibito sia come solista che come musicista da camera. È il fondatore della Akna Cultural Society, istituita per studiare e promuovere un repertorio che spazia dalla musica antica e dal primo barocco alla musica contemporanea. In questo nuovo album Levon Eskenian ha arrangiato per strumenti tradizionali partiture per piano e per orchestra sinfonica del repertorio di Gurdjieff, ma le quattordici tracce fanno spazio anche a brani vocali, collegando Gurdjieff alla ricca tradizione della poesia e del canto armeni e, in particolare, ai bardi armeni Ashugh Jivani, Baghdasar Tbir e Sayat-Nova, attraverso l’espressiva voce di Vladimir Papikyan che nell’album suona anche santur, burvar, tmbuk e campane. Altre tre “voci” sono affidate al flauto blul di Avag Margaryan e ai duduk e pku di Emmanuel Hovhannisyan e Norayr Gapoyan. Due anche i kanon, quelli di Meri Vardanyan e Astghik Snetsunts. Le corde sono suonate da Armen Ayvazyan (kamancha), Aram Nikoghosyan (oud) e Davit Avagyan (tar). Impeccabile il lavoro delle percussioni di Mesrop Khalatyan e Orestis Moustidis. Già nei primi due brani, “Pythia” e “No 10” si dispiega con intensità ed eleganza l’ampio spettro di soluzioni timbriche e armoniche di cui questo ensemble è capace; si tratta di brani strumentali che rimangono i protagonisti per le prime cinque tracce e poi in “Thirty gestures”, “Prayer and Despair”, “Trembling Dervish” e nella seconda “Sayyid Chant and Dance”, tutti scaturiti dalla penna di
Gurdjeff. La solennità della voce entra in gioco dal sesto brano con “Kankaravor Enker (Amico dei talenti)” dell’ashug (trovatore) Serovbe Levonyan (1846- 1909) detto Jivani, autore di circa 1200 composizioni. È quindi la volta di Harutyun Sayatyan (1712-06-14) detto Sayat Nova, con due brani, “Dard Mi Ani (Non ti preoccupare)” e la trascinante “Ashkharhes Me Panjara e (Il mondo è una finestra)” in cui i “pieni orchestrali” si alternano al solo kamancha che risponde alle strofe declamate dalla voce. In sintonia con la spiritualità di Gurdjeff è il brano vocale che mette anche in luce le qualità espressive degli strumenti a fiato e dà il titolo all’album, “Zartir (Risveglio”, testimonianza dei versi a carattere educativo e spirituale che a Istanbul distinsero l’armeno Baghdasar Dbir (1683 – 1768), dagli altri trovatori. I sette minuti di “The Great Prayer” (Gurdjeff) chiudono l’album con il contributo del Coro da camera nazionale dell’Armenia diretto da Robert Mlkeyan: in questo caso non è chiamato a cantare parole, ma a fondersi con il resto dell’ensemble esplorando dal pianissimo al fortissimo ogni dinamica di volume, leggendo con estrema sensibilità questa composizione che trascende le forme compositive convenzionali ispirata dalle musiche sacre di diverse fedi. 


Alessio Surian

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