Jaime Michaels – How to shine (Appaloosa Records, 2023)

Un songwriter lento e delicato, che riconduce la sua ispirazione innanzitutto alla sua chitarra acustica, suonata con precisione e delicatezza. Una voce calma, morbida, che centellina le immagini e le parole in brani perfetti, che ricalcano, con discrezione, uno schema aperto ma che, allo stesso tempo, si rende riconoscibile nella reiterazione degli elementi più classici. Un suono purificato in ogni suo aspetto, grazie ad arrangiamenti ridotti e, in generale, a una produzione che fa sentire ciò che vuole il musicista. Ciò che vogliono i suoi ascoltatori. Jaime Michaels ci accompagna (di nuovo) in un mondo semplice, in cui ritroviamo i suoi suoni essenziali. Ai quali - beninteso – non manca nulla. Come al solito, la sua voce riservata ci accarezza, la sua chitarra ci abbraccia in un ciclo favoloso di storie (piccole e grandi), che hanno la forma della canzone rassicurante, della favola che si può riprodurre all’infinito e che all’infinito riproduce quel doppio stato di grazia: in chi ascolta - che si accomoda nella forma conosciuta, e però sempre attesa, della ballata che dondola, che recita una sorta di ritmo vitale - e in chi “recita”, che trasporta nel mondo quasi un elemento basilare, un riferimento elementare ma fondamentale. Il dodicesimo album del grande cantautore americano - attualmente residente in New Mexico, ai cui Music Awards tre dei suoi album sono stati nominati “Best Album of the Year” - ci appare così: fondamentale e bello, vero e sognante. “How to shine” non potrebbe risuonare meglio. Anzi, già il titolo è un manifesto di questa direzione diretta, di questa prospettiva fluida e decisa, nella quale Michaels fa quello che ha imparato a fare e che ha caparbiamente affinato e cesellato: cantare una grande storia, con la perizia millesimale di chi sa selezionarne gli elementi irrinunciabili, elaborarli e condividerli. Il suo approccio alla canzone è quello che – a parte quando si parla dei grandi maestri – tendiamo a dimenticare. Quello che, quando siamo più distratti o attratti dal rumore e dallo sperimentalismo, non riusciamo più a ricordare e a riconoscere come soluzioni appaganti e, molto spesso, rivelatrici. L’impressione più netta che si ha, infatti, ascoltando gli undici brani dell’album, è che la proposta di Michaels sia naturale. Ma non nel senso che la vedrebbe opposta a un’idea costruita, cioè sviluppata con strategia e, per questo, non spontanea: non è interessante ridurre l’analisi a un’opposizione di per sé debole. Piuttosto la dimensione naturale entro cui ci invita “How to shine” ripiega su una trama narrativa che favorisce la bellezza, che facilita un trasporto innegabile. E che, guarda caso, non ha nulla a che vedere con la facilità, con la normalità genuina perché rudimentale. Tutto ciò non si può certo contrapporre all’elaborazione, al concettuale, al complesso. Semmai è il contrario (lo sappiamo grazie a tanti artisti): elaborare sottraendo e riscoprendo la matrice (la natura) della propria musica e di ciò che più la permea è un lavoro complesso. E non sempre porta i frutti sperati. Anzi, non ne porta proprio quando di quel processo si perde il controllo e, cosa ancora peggiore, la finalità. Questo per dire che l’album in questione ci insegna a godere di una complessità regolata non solo da un processo compositivo pienamente sotto controllo - oltre che, ovviamente, in grazia di dio - ma anche da un esito magnifico. Entro il quale la canzone immette aria e immaginazione, insegna l’uso fondamentale di pochi ma irrinunciabili strumenti: parla nelle note dolci di chi partecipa al processo di elaborazione della storia (guarda caso, approfondendo, compare Jono Manson come produttore, Jason Crosby alle tastiere, Jon Graboff alla pedal steel, oltre che Ronnie Johnson e Paul Pearcy, rispettivamente al basso e alla batteria). Per chiudere il cerchio citiamo “The fisherman”, una versione delicata de “Il pescatore” di Fabrizio De André, che Jamie rigenera in una versione più corale dell’originale, ma con eguale forza trascinante. 


Daniele Cestellini

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