Abdo / Buda / Fabio Marconi – Oltremura (Felmay Records, 2023)

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Si chiama “Oltremura” il secondo lavoro discografico di questo interessante trio acustico formato da Ashti Abdo (saz, tembur, percussioni, voce, duduk e didgeridoo), Manuel Buda (chitarra classica, Fabio Marconi (chitarra 7 corde, chitarra fretless e cori. Il disco è uscito per l’etichetta Felmay Records. Si tratta di otto tracce di cui, una metà è costituita da brani originali dei tre musicisti, l’altra da brani del repertorio mediterraneo e mediorientale (balcanico, siriano, curdo e caucasico), rivisitati in chiave world, a cui il trio ha aggiunto evocazioni provenienti dal resto del mondo nell’ottica degli “universali” musicali. Dal canto greco, ai canti rituali successivi dei popoli del Mediterraneo, all’operazione di raccolta e selezione del canto liturgico della chiesa cattolica compiuta da Gregorio Magno (che va appunto sotto il nome di ‘Gregoriano’), il canto monodico è uno dei simboli di unione, di forza e spazialità. Così è anche in questo disco in cui si ricorre spesso alla tecnica del suonare più strumenti la stessa melodia, sotto forma di dialogo o di insieme, anche se trattandosi perlopiù di parti strumentali, il timbro è sempre ben definito e il registro delle altezze diversificato. Già dal primo brano, l’ascoltatore viene trasportato in un mondo musicale tra il conosciuto e lo sconfinato allo stesso tempo, continue sono le sorprese. “Oltremura”, il brano d’apertura e anche il titolo dell’album, dopo l’introduzione delle percussioni, presenta una serie di “guizzi” della chitarra sui quali si innestano le monodie di saz e basso, creando una poliritmia per accumulazione e non per sviluppo.
Seguono delle scale veloci e virtuosistiche che preannunciano la chiusa finale con il dialogo tra chitarra e saz in un crescendo a cui si aggiunge il coro. Il didgeridoo e la chitarra introducono “Trantela”, una tarantella che arriva dall’Azerbaijan e il Trio non perde l’occasione di contaminarla con il ritmo della nostra tarantella; il suonatore di oud prende idealmente il posto di un suonatore di chitarra battente e ne nasce un’operazione sincretica che da sola potrebbe giustificare il senso di tutto il progetto di questi musicisti. “Luminosa Speme”, un brano originale, è quello che emotivamente prende di più al primo ascolto e lascia la voglia di riascoltarlo. Figura centrale qui non è il ritmo ma la melodia, bellissima e straziante ma di grande interesse è anche l’articolazione armonica. Nella prima parte, dopo la presentazione del tema ci sono delle uscite di tono e anche la modulazione che porta il tema una terza minore sopra; nella seconda parte si staziona invece su una spola di due accordi e si snoda un’improvvisazione modale del duduk e della chitarra. Alla fine si ripresenta il tema con una sintesi della modulazione della prima parte. Il brano cattura emotivamente l’attenzione di chi è abituato all’ascolto di una ballata medievale o cantautorale o della world music e potrebbe essere usato in diverse forme di spettacolo. “Be Sinor” è basato su un maqsum dal sapore subsahariano, ovvero uno schema 
ciclico in tempo dispari di natura additiva. Non a caso il tema è stato scritto dal curdo Ashti Abdo, ma che gli altri musicisti elaborano armonicamente. Anche qui, due mondi apparentemente lontani come quello de saz e della chitarra classica dialogano pacificamente mediante l’utilizzo di scale arabe. “Ajde Jano” è un grande classico dei Balcani che il trio elabora facendone quasi ‘una fuga’ e facendola poi sconfinare in atmosfere jazz e latine. In “(om) Dark Matter” è un mantra dall’andamento ritmico non misurato, con scivolamenti infratonali, suoni gutturali, vibrati e pause di respiro. Il suo ascolto aiuta a ritrovare la propria serenità spirituale allorché se ne senta il bisogno. In ‘A piedi nudi’, altro brano originale, si riscontrano atmosfere flamenche che, introdotte dalla chitarra, sfociano in un sound sudamericano dove si dà sfogo all’improvvisazione strumentale e vocale. Infine, “Dere Sore” è un canto tradizionale curdo che inizia con un rasgueado dal ritmo non misurato, in un’atmosfera arabo-andalusa, la seconda parte diventa ritmica e incalzante nel modo dorico con qualche cadenza frigia che ricorda la nostra sesta napoletana. La struttura armonica e melodica è comune a molte melodie mediterranee e il ritmo alla fine prende una pronuncia latina. Un lavoro maturo, eclettico e gradevole di cui si consiglia vivamente l’ascolto. abdobudamarconi.bandcamp.com


Francesco Stumpo

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