Sofia Rei e Jorge Roeder – Coplas Escondidas (Cascabelera, 2023)

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Dar forma ad un canzoniere latinoamericano che privilegi innanzitutto Perù e Argentina vuol dire partire dall’Equatore per scendere al Tropico del Capricorno e proseguire poi, per oltre 3500 chilometri, verso l’estremo più meridionale del continente. Un viaggio immenso che pone in dialogo voce e contrabbasso e che permette di scegliere fra un ventaglio molto ampio di compositori di prima qualità, spesso sconosciuti alla maggior parte degli ascoltatori al difuori dei rispettivi Paesi. L’album comincia dalla patria del bassista Jorge Roeder con “Callejón de un solo caño”, vals peruviano (detto anche criollo), adattamento del valzer europeo, frutto della collaborazione, ad inizio del 1959, fra la compositrice Victoria Santa Cruz e il fratello Nicomedes che ne scrisse i versi. Lo registrò per la prima volta la stessa Victoria Santa Cruz (seconda voce) insieme alla cantante Juanita Núñez, Víctor Reyes e Alberto Urquizo (chitarre). Qui è il solo contrabbasso di Jorge Roeder a sostenere la vivace interpretazione di Sofia Rei, magistrale nel tenere in bilico il carattere spontaneo dei versi – che danno voce alla vita nel vicolo – con sottigliezze armoniche e ritmiche. Altrettanto intenso è l’omaggio alla poetessa, cantante e compositrice peruviana Chabuca Granda, espressivo sia nelle parti vocali sia nel contrappunto e poi nell’assolo di contrabbasso, sia nella parte finale con il ritmo da ballo che diventa improvvisamente esplicito. Dalle terre argentine da cui viene Sofia Rei non potevano mancare chamamé (incontro fra schottish e influenze guaraní) e chacarera. Nel primo caso si tratta di “Oración del remanso” di Jorge Fandermole, accorata descrizione della vita dura dei pescatori lungo il fiume Paraná; la seconda è l’articolata “La Oncena” di Eduardo Lagos, occasione per spaziare a livello armonico e per fondere le due voci. Sempre dall’Argentina viene la “Serenata para la
tierra de uno” della poetessa e compositrice argentina Maria Elena Walsh, legato a Mercedes Sosa e alla resistenza alla repressione militare: qui la dolcezza della melodia viene cantata sia dalla voce di Rei, sia dal contrabbasso di Roeder, a suo agio in tutti i registri e nell’uso degli armonici. C’è poi spazio per due classici di cantautori brasiliani. Il contrabbasso introduce “Silencio De Um Minuto” di Noel Rosa lasciando che sia la voce di Rei a esporre i versi, ma quando le quattro corde riprendono il tema contribuiscono ad approfondirne con sentimento e precisione il carattere dolente. A riportare il buonumore ci pensa “Rosa”, il valzer composto oltre un secolo fa da Pixinguinha e che qui offre al duo l’occasione per mischiare un po’ le carte fra valzer brasiliano e vals peruviano. “Mi sono innamorata della melodia di questa canzone e ho capito quanto fosse impegnativa quando l’ho imparata. Poi è diventata parte di una serie di esercizi tecnici per i miei studenti avanzati alla Berklee”, ricorda Rei. Sia Roeder sia Rei contribuiscono all’album anche come compositori, con brani profondamente personali. La densa “Días de Sitio” (Giorni di assedio) riflette l’ansia e l'esperienza di isolamento di Roeder a New York durante il lockdown causato dal diffondersi del Covid. Il walking del basso raddoppia il tempo rispetto alla linea vocale, un esercizio di bravura “diretta conseguenza del fatto di avere così tanto tempo per esercitarsi”. “Prestados” di Rei fa i conti col tango: “Il testo parla di un senso di stanchezza causato dalle manipolazioni politiche”. Chiudono il cerchio due brillanti e coraggiose interpretazioni di standard jazz. “Ask Me Now” di Thelonious Monk (con testo di Jon Hendricks). e "The Peacocks" di Jimmy Rowles (con testo di Norma Winstone). “Abbiamo sempre la sensazione di essere sul punto di schiantarci e cadere nell'abisso, ma ogni volta ce la caviamo”, dice Rei. “C’è umorismo, rimpianto, pensieri e sentimenti contrastanti, tutto alla velocità della luce”


Alessio Surian

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