“Shahida-Tracce di libertà” è un triplo CD, pubblicato in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato, realizzato dal Centro Astalli in collaborazione con Appaloosa Records (direzione artistica di Andrea Parodi e Claudio Zonta) e la partecipazione di oltre cento artisti. Shahida è un nome di donna che in arabo vuol dire “testimone”, oltre ad essere il nome della giocatrice nazionale di hockey del Pakistan, morta nel naufragio al largo di Steccato di Cutro, dove hanno perso la vita 94 persone di cui 35 bambini. Shahida diventa il simbolo di tutte le donne che in questo momento si battono per la libertà, che protestano in una piazza, che chiedono uguaglianza e dignità e nel mondo. Nel primo disco troviamo Jono Manson e The Gang che rileggono “Sun To Rise”, un rock cantato in inglese e in italiano, Jaime Michaels e Vlad Vasylenko con il folk di "In my home", l’ondata popular di Lavinia Mancusi con “Donna Francesca” e i ritmi zigani del violino e della voce di Scarlet Rivera per “Senòr” di Bob Dylan. L'attrice Anna Foglietta recita “Leyla” (con il testo di Donatella Parisi e la musica di Alex Gariazzo), Andrea Parodi ci propone la sua “Ninna nanna del maggio”, Thom Chacon con la sua calda voce crea un'atmosfera molto springsteeniana in “Big as the moon”. Eileen Rose e Bobo Rondelli omaggiano Nick Cave con una versione cupa di “Where the wild roses grow”. Si prosegue con il blues e l'armonica di Fabrizio Poggi in “I heard the angel singin’”, il sound americano di James Maddock con “Line in the sand”, David Riondino che interpreta “Domani” (tratta da La nostra civiltà di Soumaila Diawara con la musica di Edoardo Simeone) e una bellissima versione di “Povera patria” con il magico intreccio delle voci di Antonella Ruggiero e Oleksandr Iarmola. Ci pensa Michele Gazich ad aprire il secondo disco con l’interessante inedito “Maltamè”, che lascia spazio ai sapori world dell'affascinante “Mosaique” di Raffaello Simeoni e ai ritmi trascinanti di "Soul" con Azul e Elly Lamboch. Echi etnici emergono in “Hey le le” di Bako project music e “Uno sconosciuto” di Fabia. Mirko Frezza colora di pop “Ho guardato il cielo”, l’originalità dei Fungus Ganesh con “La dea contemporanea”, l'eleganza di Sara Jane Ceccarelli in “Libellula”, il rap di “Guerra tra poveri” con Amir Issaa. L'hammond e le chitarre elettriche del cantautore Luigi Maieron con “Minoranze” ci portano a “Notti in cantina” (da Poesie del Kurdistan di Choman Hardi con la musica di Davide Parola), letta da Flavio Insinna e il monologo “La morte del disertore” di Ascanio Celestini. Ed arriviamo al terzo disco con Saba Anglana e Lorenzo Monguzzi per la cruda “Nada màs que suerte”, Beatrice Campisi e Francesca Incudine che rileggono sapientemente “Sidun” di Pagani/De André, la genialità di Alessandro Bergonzoni ne “Il salto quantico” e la musica di Edoardo Simeone, gli intrecci vocali e percussionistici di Mariana Mareme Mbaye che animano “Maman”. Oltre, ci sono la poesia dialettale “Femene che le lava” di Andrea Zanzotto, musicata e cantata da Erica Boschiero con la fisarmonica di Sergio Marchesini, il flamenco di Carrie Rodriguez in “Frio en el alma” (featuring la preziosa chitarra di Bill Frisell), il declamato di Ana Varela Tafur in “Comtemplaciòn de la creciente”, l’ottimo Valerio Billeri con l'intensa e desertica “Stabat mater”. Ancora, il mondo popolare di “Matri a tocchi” con i Mesudì, la suggestiva “Jora” di Evelina Meghnagi, la fisionomia iranica di “Zarbi'ye navà” del Toranj Quartet e la conclusiva e delicata “Finalmente a casa” del bravo Lorenzo Lepore.
Un lavoro mastodontico che riesce a mettere in luce mondi musicali completamente opposti, ma in questo caso uniti e concentrati da importanti obbiettivi come superare i confini e portare solidarietà. Missione compiuta!
Marco Sonaglia
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