“Nani” Noam Vazana – Ke Haber (NaniMusic.com, 2022)

Lingua giudeo-romanza parlata dai discendenti degli ebrei espulsi dalla penisola Iberica nel 1492, il sefardì o ladino (da non confondersi con il ladino dolomitico) è in uso ancora oggi tra circa 60 mila ebrei sefarditi in tutto il mondo e in larga parte concentrati tra il bacino del Mediterraneo, la Grecia, la Turchia e l’America, e ad essa è legata la tradizione musicale sefardita, nata in Spagna in epoca medioevale ed arricchitasi nel tempo di influenze provenienti dal mondo cristiano e da quello arabo. A fronte di tanti progetti musicali dedicati alla rielaborazione di materiali della tradizione sefardita, pochi sono gli artisti che, ormai, scrivono canzoni in ladino, e tra questi esemplare è il lavoro portato avanti da “Nani” Noam Vazana, cantautrice, polistrumentista e didatta israeliana, da qualche anno ormai di base ad Amsterdam nei Paesi Bassi, e con alle spalle una intensa attività concertistica (è attualmente in tour negli Stati Uniti dove lo scorso 14 settembre si è esibita alla Library of Congress di Washington) e discografica. Cresciuta a contatto con la nonna materna, originaria di Fez in Marocco, ogni giorno era solito ascoltarla parlare e cantare in ladino; tuttavia, nella sua famiglia l’unica lingua parlata era l’ebraico e, ben presto di quella lingua rimase solo un ricordo e il desiderio di impararla prima o poi. Durante un viaggio a Fez, complice l’ascolto di un brano tradizionale sefardita, è nato il desiderio di riannodare i fili del tempo e riscoprire le sue radici. Ne è nato un percorso di ricerca l’ha portata, dapprima, a pubblicare “Andalusian Brew” nel 2018, nel quale rileggeva attraverso la sua personale cifra stilistica dieci classici della tradizione musicale sefardita, e successivamente a concentrarsi sulla composizione di brani originali in ladino, forte anche di una solida formazione accademica e in grado di muoversi attraverso generi musicali differenti dall’amato jazz alla world music, passando per il pop e la musica classica. Ha preso vita, così, “Ke Haber” album nel quale ha raccolto dieci, tra riletture e composizioni originali, che la vedono declinare al futuro la tradizione musicale sefardita, attraverso una brillante grammatica modern jazz, impreziosita dal suo timbro vocale personale e riconoscibile. L’ascolto svela un album dal sound affascinante ed evocativo che si sposa a testi profondi sul tematiche di carattere sociale e politico come l’emancipazione, la lotta all’intolleranza e l’emigrazione. Ad affiancare “Nani” (voce, trombone e piano) sono due eccellenti strumentisti Jorge Bravo (chitarra) e Ayoze De Alejandro (percussioni) a comporre un trio atipico, ma di grande resa a livello di interplay e ricerca timbrica e melodica. Ad aprire il disco sono il canto d’amore turco “Çok Seni Severim (I love you too much)”, proposta in mash-up con “Si Veriass A La Rana (If You See A Frog)” e la trascinante “No Kero Madre (No Mother, I Don't Want)”, tutta giocata tra pianoforte, corde e percussioni, in cui “Nani” racconta la storia di una figlia che rivela alla madre di non voler sposare il suo promesso sposo. Si prosegue con il climax “No Tiene Hija, No Tiene Amiga (Without A Daughter, Without A Friend)”e a cui è affidata la descrizione del rapporto che lega madre e figlia, e la sinuosa melodia della canzone d’amore “Fada De Mi Korazon (Fairy Of My Heart)”. Se “El Gacela (The Gazelle)” è una canzone d'amore omoerotica nella quale la gazzella viene descritta come simbolo della bellezza, la successiva “Shape Of My Heart/Mi Korazon (My Heart)” arriva dal songbook di Sting ed è proposta in una elegante versione per voce, chitarra e percussioni. La solare “Una Segunda Piel (A Second Skin)” si muove su territori pop e racconta di un antico rituale sefardita e ci introduce alla bella sequenza finale con la solenne “Landarico (The name of a Sephardic knight), la poetica di “Sin Dingun Hijo Varon (Without Any Sons)” e l’omaggio a Violeta Parra con “Gracias A La Vida (Thanks To Life) che chiude il disco. “Ke Haber” apre un nuovo sentiero nel cammino artistico della cantautrice israeliana e siamo certi che, nel prossimo futuro, ci regalerà nuove sorprese. 


Salvatore Esposito

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