L'estate musicale italiana, oltre alla solita quantità di festival e mega eventi, ha visto anche realizzarsi un incontro particolare e in parte anche coraggioso. Elvis Costello e Carmen Consoli si conoscono da tempo, si erano ripromessi di collaborare, e questa volta hanno portato a compimento il loro proposito per tre sole date a fine agosto. Un esperimento inedito e coraggioso, vista la di diversa estrazione e provenienza culturale e musicale, la differenza evidente del canzoniere dei due artisti e soprattutto del loro pubblico di riferimento, solo in piccola parte sovrapponibile. Questa infatti è sembrata la scommessa, convincere il pubblico dell'altro artista e riuscire ad amalgamare i propri repertori, provando anche a farli propri traducendo i brani dell'altro nella propria lingua e linguaggio sonoro.
La prima a salire sul palco è Carmen Consoli per un set di un'ora suddiviso tra una prima parte in solitaria, in cui esegue alcuni dei suoi brani più conosciuti (“Volevo fare la rockstar”, “Amore di plastica”, “In bianco e nero”, “Parole di burro”, “Fiori d'Arancio”) in versioni acustiche molto convincenti,
e una seconda parte accompagnata da Massimo Roccaforte alla chitarra e mandolino e Adriano Murania al violino. Con loro aumenta anche l’intensità dell'interpretazione della cantautrice siciliana, che ripesca dal suo repertorio “Una domenica al mare”, “Pioggia d’aprile”, “L’ultimo bacio” e una bellissima versione di “Geisha”, in cui emerge la sua amina rock. Non manca l’occasione per un omaggio a Rosa Balistreri con un medley tra “Buttana di to ma” e “Rosa canta e cunta”. La toccante “Mio zio” serve a Carmen per ricordare il problema purtroppo attuale della violenza sulle donne, soprattutto in famiglia, dove ancora si ritiene sia meglio il silenzio al disonore. “Blunotte” e l’ironia urticante di “A’ finestra” chiudono il suo set.
Breve cambio di palco e arriva Elvis Costello, accompagnato da Steve Nieve al piano. Il suo rapporto con l'Italia è ormai consolidato, e non manca di ricordarlo in più occasioni, come quando ricorda il campionamento della voce di Mina in “When I Was Cruel No. 2” presentata come primo brano,
a cui segue “Talking in the Dark”, e siamo già dentro il mondo di Costello. Il suo è un set breve, nel quale emergono solo alcune delle tante sfaccettature di questi musicista e compositore geniale. Risultano molto belle le versioni solo piano e voce di “Accident Will Happen” e della splendida “Alison”, eseguita con la chitarra. Sempre alla chitarra, e con l’accompagnamento di un grandissimo Steve Nieve, si immerge nel rock tirato di “Like Liquorice on Your Tongue”, che nel suo svolgersi si trasforma in un boogie scatenato. Si torna alle atmosfere acustiche con una versione toccante in italiano di Dio come ti amo che si trasforma nel capolavoro “Almost Blue”. Se nella prova con la nostra lingua Costello sembra un po’ faticare, non ci sono dubbi sull’esecuzione di “Watching the Detective”, una versione splendida che da sola poteva valere il prezzo del biglietto. Il cantautore irlandese sfodera ancora una gran voce per il finale del set, prima con la “I Still Have That Other Girl”, scritta con Burt Bacharach, e poi con un’esecuzione da applausi
di “She”, sul finire della quale chiama sul palco Carmen Consoli, che rientra accompagnata dai suoi musicisti.
Questa è forse la prova più difficile per i due artisti. L’impressione è che si divertano molto, Costello gigioneggia come sempre, scherza con il cappello e la chitarra, cerca il dialogo col pubblico, mentre la Consoli forse è un po’ più intimorita, ma è solo apparenza. Sembra cavarsela meglio la cantautrice italiana, sia con i suoi brani che con quelli del collega, in parte tradotti in italiano per lei. Se in “Le cose di sempre” (con i due ritornelli adattati in inglese) e nell’omaggio a Battiato di “Centro di gravità permanente” (in medley con “Unchained Melody”) Costello sembra incespicare, convincono in pieno le interpretazioni in coppia di All This Useless Bauty, che aveva già tentato di tradurre in italiano anni fa come ringraziamento per paese in cui aveva iniziato a scriverla, e “Please Stay”. Il finale mette tutti d’accordo con un'esecuzione notevole di (“What's So Funny About) Peace Love & Understandig”.
Giorgio Zito
Foto e video di Giorgio Zito
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