Cantautore anarchico dallo spirito indomabile, Alessio Lega ha indirizzato il suo percorso artistico attraverso due direttrici parallele e complementari, spesso anche intersecabili tra loro, che lo vedono coniugare una intensa attività concertistica e discografica, con quella di saggista e scrittore. Nel corso degli anni, infatti, ha portato avanti una importante opera di ricerca, studio e divulgazione della canzone popolare, politica e di protesa, dando alle stampe diversi volumi come “Canta che non ti passa. Storie e canzoni di autori in rivolta francesi, spagnoli e slavi” nel 2008, “Dalla città, le montagne. Torino e il Piemonte attraverso la canzone” con Isabella M. Zoppi e Franco Castelli nel 2010 e il più recente “La nave dei folli. Vita e opere di Ivan della Mea” nel 2019. In questo filone di pubblicazioni si inseriscono anche “La Resistenza in 100 canti” e il più recente “L’Anarchia in 100 canti”, editi a distanza di meno di un anno l’uno dall’altro, dalla prestigiosa casa editrice Mimesis. Si tratta di due libri da cantare che, attraverso, una meticolosa raccolta di canti raccontano un pezzo della nostra storia in cui si intrecciano impegno militante e passione ma soprattutto lotta per la libertà e la giustizia. Pubblicato lo scorso anno, “La Resistenza in 100 canti” ripercorre una delle fasi più importanti della storia contemporanea della nostra nazione, la lotta al nazifascismo, uno spartiacque che ha segnato la nascita della Repubblica e che ancora oggi è punto di riferimento imprescindibile per la nostra memoria condivisa. Ogni canto è riportato nella sua versione integrale ed è accompagnato da annotazioni che ne consentono la contestualizzazione storica e l’approfondimento con contributi esterni, citazioni e approfondimenti. A rendere più agevole la consultazione e la leggibilità è la scelta di suddividere il libro in cinque parti: la prima “Inni del popolo in rivolta 8 settembre 1943 – 25 aprile 1945” è dedicata ai canti nati fra la caduta del regime fascista di Benito Mussolini e la liberazione dall’occupazione tedesca. Riscopriamo, così, la storia di canti iconici come “Fischia il vento”, nata da una melodia russa, “Pietà l’è morta”, “Badoglieide”, quella di “Dai monti di Sarzana” cantata dai partigiani della Lunigiana, la resistenza romana di “Su comunisti della Capitale”, ma anche il brano simbolo della Resistenza: “Bella ciao”. Nella seconda parte “Vent’anni e più di tirannia. Canti antifascisti 1922-1943 trovano posto brani come “Corso Regina Coeli” dal repertorio del Coro delle Mondine di Trino Vercellese e le meno note “Nel venticinque di luglio” e “Canzone dell’otto settembre”. La terza parte “Festa d’aprile e dopo raccoglie le canzoni nate tra il 1946 e il 1965 come “Festa d’aprile” di Sergio Liberovici e Franco Antonicelli, “Oltre il ponte” di Sergio Liberovici e Italo Calvino e “Per i morti di Reggio Emilia” di Fausto Amodei, mentre la quarta “Canzone europea e canti dall’inferno” volge lo sguardo verso la canzone yiddish e quella francese, non senza riportare anche “All You Fascist” di Woody Guthrie.
La quinta ed ultima parte “Nuovo cantastorie partigiano 1958-2018” mette insieme ventidue canzoni a cui è affidato il racconto di episodi e storie legate alla Resistenza con brani come “Sei minuti all’alba” di Enzo Jannacci e Dario Fo, “Ma mi” scritta da Giorgio Strehler e Fiorenzo Carpi, gli Stormy Six di “Dante di Nanni” e i Gang e Massimo Bubola con “Eurialo e Niso. Ad accompagnare il volume è una corposa selezione di immagini e gli spartiti di alcuni brani. Sebbene in apparenza sovrapponibile dal punto di vista concettuale con il precedente, “L’Anarchia in 100 canti” ribalta la prospettiva offrendo al lettore la prima e sistematica ricognizione storica sul canto libertario, una vera e propria immersione sul movimento politico e di pensiero alla base del socialismo e che, pur rimosso dalla storia, è stato tra quelli che hanno contribuito maggiormente al riscatto delle classi subalterne. Il libro prende in esame il periodo che va dal 1870 al 1936, sessant’anni in cui il movimento anarchico nasce e si diffonde in modo capillare in tutta Europa, rappresentando uno spiraglio di speranza per il popolo. Da “Addio Lugano Bella” a “L’internazionale”, passando per “La Banda del Matese” e “Inno dei lavoratori siciliani”, “La locomotiva” di Francesco Guccini e a “A las barricadas”, fino a giungere al George Brassens di “L’Hécatombe” e “Le gorille” (di cui è riportata anche la traduzione in italiano di Fabrizio De Andrè) ogni brano è un concentrato di storie del libero pensiero, un frammento di quella splendida utopia che ancora oggi vive, lotta e combatte. Anche in questo caso, ad impreziosire il volume sono le note di approfondimento storico e biografico che accompagnano i vari brani, una raccolta di foto e alcuni spartiti. Alessio Lega ci consegna, dunque, due preziose raccolte di canzoni, storia raccontata dal basso, ma ancora oggi materia viva a cui tornare per non perdere mai la memoria.
Salvatore Esposito
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